Giornalisti mediterranei (dettagli)
Titolo: Giornalisti mediterranei
Autore: Massimo Bontempelli, Amerigo Bartoli
Data: 1933-04-19
Identificatore: 1933_212
Testo:
Giornalisti mediterranei
San Remo, aprile
Il Secondo Premio Mediterraneo segna una data nella storia del giornalismo italiano. È la consacrazione dell’ « articolo di terza pagina » come « genere letterario ». La terza pagina è una delle più geniali invenzioni dell’Italia moderna.
In questo Diorama, esattamente sedici settimane fa, annunciavo il Premio e ne illustravo a decantavo la portata. Dicevo che noi attendiamo, anzi già da tempo vediamo chiaramente elaborarsi il rinnovamento della nostra letteratura, appunto dalla collaborazione giornalistica.
Non ho affatto da ricredermi.
Dicevo: « un po' d'anni ancora e si dirà scrivere da giornalista per dire scriver vivo, effettivo, dominatore ».
Ma io lo dico fin d ora.
Sono soddisfattissimo dell'esito del Secondo Premio Mediterraneo. E per me l'esito non è stato quello del 13 aprile; l'esito del Premio, quello che m'ha entusiasmato, è stato il giorno in cui si son chiuse le iscrizioni e ho letto l'elenco dei concorrenti.
Circa ottanta; e di essi almeno venti notissimi, almeno dieci degni di stare in una lista dei più bei nomi della nostra prosa contemporanea. E degni del premio? Almeno quindici. E di qualche segnalazione? Una trentina. Io ero contentissimo; capivo che assegnare il premio in quelle condizioni era molto difficile; ma questo è compito della Giuria; io sono solamente il presidente, faranno loro, io sono felice che il concorso è stato preso sul serio da tanti bravissimi; che persone di grande fama non hanno esitato a mettersi in gara; certo non lo hanno fatto per avere il premio, lo hanno fatto per mostrare la loro approvazione al tentativo. La mia previsione è riuscita in pieno, l'« articolo di giornale » è la miglior forma di prosa che si possa immaginare per il nostro tempo.
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L'elenco dei concorrenti, dicevo, è larghissimo. Pensate che comincia da Arnaldo Cipolla, giovane d’anni ma vecchissimo seduttore di continenti; non c’è leone di là dai tropici o foca di là dai circoli polari che da lontano non ne riconosca la voce quando lui sta per arrivare. E la lista dei « viaggianti », cominciata do lui e da altri due grossissimi calibri quali Beonio Brocchieri e Monelli, continua traverso due calibri agili, Ramperti e Répaci, e arriva alle classi di leva, a Patti energico, a Barzini j. vivacissimo, a Napolitano che ha vinto e perciò non ne parlo.
E c’è la varietà degli sportivi. Vi rendete conto che due prosatori della forza di Eugenio Barisoni e di Renato Casalbore, se non fossero cosi strettamente specializzali uno nell'articolo di caccia (perchè lui è un sanguinario) l’altro nella critica sportiva e particolarmente calcistica, sarebbero stati concorrenti pericolosissimi? Tanta evocazione, equilibrio, aderenza (le qualità dello scrittore) raggiungono nelle loro prose. E quelle di Casàlbore spesso furono scritte all'ufficio del telegrafo (anche Orazio con i suoi nove anni è andato da un pezzo a farsi friggere). E le corrispondenze di volo, qui c’è Freddi e Intaglietta, perchè Marinetti non ne fa i capostipiti di una nuova arte, la « aeroprosa »?
Continuate a scorrere l’elenco. Ci trovate il più lirico degli umoristi, Campanile. Come mai è qui? Perchè col suo Battista ha fatto della prosa umoristica che nello stesso tempo è vero e proprio giornalismo. Vincerà dunque? Non credo, anche lui è un calibro troppo grosso, e fin dove è possibile questi premi debbono essere serbati alle forze ancora meno note. È il caso di Luigi Antonelli, che ha mandato una raccolta dei suoi corsivetti tanto amabili. Ma Antonelli è tale illustrazione del nostro teatro di prosa, che non bisogna confondere la testa al pubblico e fargli troppo sapere che lui fa bene anche altre cose. È pure il caso di Lorenzo Viani: con quel po' po' di fama come pittore e come narratore, non gli è necessario essere anche dichiarato un altrettanto grande giornalista.
Per ragioni intuitive non credo che avranno probabilità di vittoria i critici, anche se acuti e divertenti come Virgilio Lilli, anche se intelligenti e complicati come Alberto Rossi. Credete che io stia cercando di dare un elenco dei migliori nomi, con relativa, automatica diminuzione di quelli che non nomino? Nemmeno per idea. Vedo scorrermi sotto gli occhi nomi che mi piange il cuore a non trascriverli; ma è difficile trovare gli aggettivi; e poi soprattutto voglio lasciare delle grosse lacune appunto per non compromettermi contro nessuno dei tralasciati. Il bello si è che, mentre scrivo, mi sono perfettamente dimenticato che il premio è stato attribuito già, e mi par di stare facendo dei pronostici, con l'elenco davanti.
Ma ecco dall'elenco si stacca e si fa avanti Barilli. Barilli dove passa incendia. Barilli dove arriva spopola. Barilli in un concorso di prosatori passeggia come il Dioniso euripideo, tirando giù le vette dei pini e su, ognuno posa un concorrente e poi le lascia tornare in alto. A tutti i totalizzatori c’è una gran richiesta di Barilli. È un vero peccato che Barilli non sia un titolo di Borsa. A vendere Barilli allo scoperto, c’era da risolvere la crisi.
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In realtà Barilli ha vinto. Non per la bella medaglia d’oro zecchino del Ministero della Educazione nazionale, che gli è stata consegnata, e che i figli dei suoi figli mostreranno tra molti decenni ai compagni (la medaglia del nonno Bruno); ma perchè per qualche tempo il suo nome ha minacciato, in seduta, di far rimuovere l’assemblea dal proposito di dare il premio a qualcuno che non fosse ancora un « vedetta ».
Altro proposito deliberato dall’assemblea fu di tenere gran conto del fatto che il concorso era, sì, letterario, ma insieme era giornalistico, che questa anzi era la sua originalità, e non si doveva dimenticarsene.
Prima vittima di tale proposito fu, con gran dolore di noi tutti, Nino Savarese, che da principio era uno dei favoriti. Savarese è un puro, intenso poeta; per le vie più serrate egli arriva a concentrazioni liriche sorprendenti; l’argomento tra le sue mani, come accade a tutti i veri poeti, subito perde importanza di fronte a quegli accumulamenti di energia pensosa che se ne formano.
Come si vede le perplessità erano molte, i. problemi complessi, le responsabilità si moltiplicavano a ogni istante come infusorii. Si faceva l'appello delle varie specialità del giornalismo. Il « servizio speciale » non poteva trovare tra i giovani nome più rappresentativo di quello di Napolitano, che in quattro anni ha, fatto e descritto un viaggio al Congo, uno al Canadà, e uno intorno al mondo. L’elzeviretto a commento dei fatti d’arte o di politica o di vita d'ogni giorno ci suggerì il nome di Rodolfo de Mattei, così raffinato e rapido nel portare di colpo l’episodio alla sua legge superiore, e occorrendo farlo ricalare con eleganza nel piano quotidiano onde è sorto. L'articolo di terza pagina inteso come « varietà », imprevisto obbligatorio, sorpresa dello spirito, parve trovare in Anselmo Bucci, questo poligamo delle muse, il suo più singolare e limpido rappresentante. Barilli, de Mattei, Bucci, Napolitano; oramai il campo s'era chiuso, pur lasciando di là dai cancelli molti rimpianti. Il modo delle votazioni ci intralciava ancora alquanto; per buona sorte intervenne un po' di baguttismo a farci superare le difficoltà computistiche, e la cosa finì come tutti sanno.
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La vittoria, ripeto, è stata della prosa giornalistica come forma letteraria principe del nostro tempo.
Nel 1919 Papini ha fatto quella antologia « Poeti d'oggi », che con una opportuna scelta di lirici e frammentisti è riuscita a dare un quadro quasi compiuto del periodo cui era dedicata (1900-1919). Al medesimo effetto riuscirebbe chi facesse oggi, una antologia dei, « Giornalisti d’oggi », per il periodo 1919-1933. Sarebbe quasi sufficiente a dare un quadro della nostra letteratura valida.
La propongo di qui formalmente a Bompiani, che mi pare l'editore adatto per un’impresa del genere (e che è un poco vincitore di questo premio, come editore dei viaggi di Napolitano). Ma la antologia deve essere fatta con gran gusto e sicurezza, e senza riguardi.
Massimo Bontempelli.
Da sinistra a destra: Orio Vergani, l’editore Bompiani, Toddi, Guelfo Civinini, Gallo, Bertuetti, S. E. Formica prefetto d’imperia, G. G. Napolitano, Bianca Maria Brayda, Giulio Benedetti, Anselmo Bucci, comm. De Masellis commissario prefettizio di San Remo.
Le distrazioni del Maestro: come Barilli ha usato la medaglia d’oro assegnatagli dai giudici del «Premio Mediterraneo » (Dis di Amerigo Bartoli)
Collezione: Diorama 19.04.33
Etichette: Amerigo Bartoli, disegno, Massimo Bontempelli
Citazione: Massimo Bontempelli e Amerigo Bartoli, “Giornalisti mediterranei,” Diorama Letterario, ultimo accesso il 21 novembre 2024, https://dioramagdp.unito.it/items/show/1022.