Diorama Letterario

Titolo: Scrittori giovani: Galeazzo Severi

Autore: Non firmato (Lorenzo Gigli)

Data: 1933-06-07

Identificatore: 1933_276

Testo: SCRITTORI GIOVANI
G. Galeazzo Severi
Il primo libro di questo giovane ha una firma editoriale importante, Vallecchi, e fa parte di quella collana di « Prosatori italiani contemporanei » che s’ è inaugurata da poche settimane: si tratta d’un volume di racconti, Chiaroscuri, concluso da un inno « all'inquietudine ». Il Severi è nato a Pegli nel 1908, ma è torinese d'adozione: a Torino ha studiato e s’è laureato in legge con una tesi « Contributi alla Storia dei culti rivoluzionari francesi » che ottenne i pieni voti assoluti e la menzione nell'Annuario dell’ Università. Buon cultore di musica, il Severi ha studiato pianoforte e composizione; e quanto alle lettere, prima del volume citato aveva dato alle stampe qualche novella e, articolo e pochi versi. I Chiaroscuri editi dal Vallecchi sono otto racconti di taglio autobiografico dei quali l’inno conclusivo e alcune pagine di epilogo riassumono i motivi e i caratteri sia sul piano psicologico e morale sia sul piano estetico. Le « scoperte » della biografia del Severi sono d'un genere difficilmente conciliabile con la sua « ansia di primavere nuove », nel senso che i contatti con la realtà si risolvono in una critica diretta agli aspetti più comuni e repulsivi di essa assunti a rappresentare con significati generali un modo di vivere e di sentire. Critica unilaterale per molti versi, e conclusioni sin troppo rigide. La posizione dell'artista nel mondo è una posizione di privilegio isolante, una felicità che come direbbe Ungaretti si sconta vivendo. L’inquietudine del Severi, espressa con sincerità di atteggiamenti e con palesi abbandoni, non è quella della coscienza artistica che nella solitudine sofferta trova le ragioni più profonde e vive del suo orgoglio virile, ma quella dell'attesa delusa d'ogni attimo, quella che deriva dal contrasto romantico tra il sogno e la realtà nella ricerca d'un'evasìone che è sempre sfuggente e armata di pericoli e alla quale il poeta è riluttante come un fanciullo spaurito.