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Titolo: Il poema veloce del Garda

Autore: F.T. Marinetti

Data: 1933-07-12

Identificatore: 1933_315

Testo: Il poema veloce
del Garda.
Mentre al sole furtivo di questi mattini di luglio godo di poetare coricato nel grande letto al primo piano della Villa Piccoli il suo proprietario potente vogatore rema nella canoa gridando ai suoi domestici — Vado dall’altra parte a cercare il pescatore per le anguille se le 'rovo agiterò la giacca bianca atenti voi col canocchiale Tornò con le più grasse e splendide anguille.
Brontola brontola il motoscafo poiche Piccoli per vincere il ricordo succulento e sorprendente d’un banchetto futurista mi invita oggi a colazione in una fresca ombria d’abeti rose e camerus vicino alla canoa che dorme sazia colla chiglia all’aria.
Mangiare molto e bene mangiare bere rimangiare riririmangiare e ririribere e riririmangiare pesci uccelli arrosti stufati castelli di polenta pasticciata e pernici in salmi contemplando la facciata saporita della Villa color pistacchio come un dolce arabo profumato della mia lontana vicina infanzia di magnolie è gaggie Dilagante gastronomia Sull’acqua come usei scampà s’indorano girando i vogatori infilzati sul loro spiedo di velocità in una vampa di sole timo rosmarino e menta selvaggia op-là op-là kruk-krac kruk-krac.
Languido straripare di verdi e fogliuti abbandoni vegetali con fiori di caprifoglio e gelsomini d'ingenuità giù dalle balaustre gelose golose nell’offrire chiedere rifiutare offrire chiedere rifiutare risucchi di baci e gocce gocce.
Quanto quanto turbolento truce balordo catarro ingombra il motore del motoscafo che brrrutalmente calcia dietro di sé tutto il purissimo
sferico silenzio del golfo di Salò e si lancia bottiglione delirante fra
getti furenti e cascate pompose di bianco spumante.
Gronda grrronda la sua collera collera nel sentire vano il suo bellissimo snellissimo scafo quindi quindi vuole rimirarsi imbellettarsi di scoppianti applausi d'onde risate commosse e sganasciamenti con friggere friggere d’invidia.
Si sì sfonda questo liscio ventre lucente e fecondato col turbinante fallo d’acciaio furia spasimo di baleni e densità.
Giocondamente razziando trascinar via tutti gli specchi ovali tondi quadrati d'acque vaste ondulazioni elastiche lustreggianti 'oro argento smeraldi turchesi e scintille scintille scintille.
Folle immenso rapimento Arare con lirico entusiasmo sbandando per tagliare meglio e virando per riannodare elegantemente gli anelli d'una scia oramai ubriaca e in tumulto ecco ecco sono pazze le montagne olivastre cariche di cirri di panna montata nevai lucenti canaloni scoscendimenti e bassorilievi marcianti di grigioverdi volontari-ciclisti trasformati in alpini cannoni traini muli stupiti sotto esplodenti corone di melagrane micidiali e grandi archi di traiettorie che regolarmente trasportano russando le granate dei nostri 149 dalle batterie del Varagna ai forti austriaci del Brione e del Biaene.
Son tutte affascinate le montagne cime assorte o conciliaboli di picchi o spaccati tragici che finiscono nel scendere per intenerirsi in molli pendìi d’ulivi rami e foglie tesi all’acqua.
Fresco illusorio precipitar di montagne a spirali capitomboli ruzzoloni per tuffarsi tuffarsi a capofitto
in fondo al lago e dannarvi dannarvi la loro ultima frenesia di danza in libertà.
Rompe rompe rompe intanto il suo pietrame liquido solido il motoscafo che si finge idrovolante.
Subito il lago si finge mare vero mare smargiasso intensificando cristalli sanguigni torvi blu ciclonici verdegialli e violaneri da collisione nella nebbia densa dell’oceano Imbaldanzito il motoscafo mette l'ali superbe d'una pompa d'incendio per docciare l’ardore del suo cuore di proiettile
Fra turbolenti e scroscianti nitriti egli schiaccia schiaccia schiaccia ogni cosa poi impenna alto alto davanti all’Altissimo la sua ambizione di monumento equestre con sparato di perle sulla grande piazza mondiale del lago estasiato.
Pausa di volubili vaporose e fruscianti meraviglie.
Ad un tratto lo riprende riprende il gusto di scorrazzare bel dongiovanni adunco vellicare promontori a mollo e raggirare clamoroso solletico i piedini santi delle isolette boschive a merenda nell’acqua.
Invitali al tuo baccano culinario invita la pensosa voluttà tremolante dei giardini attoniti e felpati di ricordi che scricchiolano e gemono sulla ghiaia.
Invita il battello che fa capolino dietro l’Isola Borghese con grazia conventuale e oleosamente scivola a galla sulle siepi di bosso fra scenari di cipressi o dita di prudenza sulla bocca chiusa dei folti.
Invita il cruccio chioccolante di quella darsena accorata e quella attentissima spiaggia irta di cinque bagnanti simile a un abbozzo di naufragio.
Invita le alte strade rampicanti
che impongono ai ragazzi di scagliarsi poeticamente dietro ai loro sassi giù nel lago inebriante.
Invita i romantici strapiombi suicidi e le automobili rapide e pazienti che godono ricucire come aghi neri l'enorme spessore di rustico velluto della Gardesana.
Invita al tuo baccano culinario Sirmione delicatissima lingua d'amore nella bocca guerresca del Lago di Garda per assaporare fino alla morte la rossa lussuria dei papaveri sul tronco dei casti ulivi e la deliziosa viltà delle acque celesti fra i lastroni di pietra levigàti offerti ad imperiali bagnanti finalmente stanchi di gloria Atmosfera d'orgoglio agonizzante e di fervidi profumi erotici.
Presto presto invitare invitare anche perché digradino galantemente nella tua gioviale baldoria i troppo austeri limoneti imprigionati di Maderno Campione Riva di Trento liberino con forza le loro odorose verginità asprigne fuori fuori dai severi colonnati.
Fiero motoscafo del Garda spazzolone veloce di montagne stelle nuvole eroi capovolti impugna il megafono del grande pranzo lacustre
Invitali tutti tutti senza cerimonia.
Le frustate e le spruzzate dei venti ander peler suer e vinessa arruffano di gioia la fulgida tovaglia Tutti a tavola del lago coi denti d'ingranaggi d'una scatola di velocità forchettoni di remi coltellacci di vele e trincianti di luna per assaporare il lunghissimo girarrosto scarlatto del sole tramontante schidionato con pezzi d’anguilla e foglie di salvia sotto un lentissimo sugo di piacere.
A tavola a tavolaaa montagne umane e nuvole carnali Lo grido col megafono A tavolaaaaa.
F. T. Marinetti.

File: PDF, TESTO

Collezione: Diorama 12.07.33

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Citazione: F.T. Marinetti, “Il poema veloce del Garda,” Diorama Letterario, ultimo accesso il 21 novembre 2024, https://dioramagdp.unito.it/items/show/1125.