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Titolo: La diffusione del libro italiano all’estero - Soluzione corporativa

Autore: Sandro Volta

Data: 1933-10-11

Identificatore: 1933_443

Testo: La diffusione del libro italiano all'estero
- Soluzione
corporativa
L’on. Ciarlantini ha scritto per L’Italia letteraria un articolo a proposito della diffusione del libro italiano all’estero, che, per molti aspetti, può essere considerato definitivo. Ma si tratta di un argomento così dibattuto in questi ultimi anni, così sviscerato sotto ogni punto di vista, che ormai sarebbe ozioso parlarne se non per dirne cose essenziali e riassuntive di tutte le discussioni svoltesi lino ad ora; ha fatto bene a farlo l’amico Ciarlantini, con quella chiarezza che distingue sempre le sue argomentazioni e che, in questo caso, è anche il risultato di una lunga esperienza personale.
E non basta. Perchè, dopo tante discussioni non sempre conclusive e pochissimo concludenti, proprio ora è il momento di concludere qualche cosa di concreto anche su questo punto; dico ora che, per volontà del Duce, stanno per aver vita nell’ordinamento economico del Fascismo le Corporazioni di categoria.
Fra tanti che si sono occupati del problema della diffusione del libro italiano all’estero, io sono stato fórse il primo a sostenere la necessità di una soluzione corporativa, quando, un paio d’anni fa, svolsi sul Lavoro Fascista una campagna a favore della costituzione della Corporazione del Libro. Non so se fra i funzionari del Ministero delle Corporazioni e fra i dirigenti della Confederazione professionisti e artisti qualcuno ricordi ancora quella discussione, ma è certo che non fu del tutto oziosa se vi parteciparono il Segreta rio nazionale del Sindacato giornalisti, l’allora rappresentante degli scrittori italiani nel Consiglio nazionale delle Corporazioni, e, tra gli altri specialisti di questo problema, lo stesso on. Ciarlantini.
Allora, probabilmente, i tempi non erano maturi e, difatti, non se ne fece nulla, ma oggi che l’armonico sviluppo dell’ordinamento corporativo ha reso tempestiva la costituzione delle Corporazioni di categoria, quella del Libro e quella della Stampa fra le altre, ritengo che il problema del libro italiano all’estero potrà essere impostato in modo risolutivo in quanto potrà avere finalmente quell’unica soluzione che, tanto sot to l’aspetto economico quanto da un punto di vista etico, si accorda col nostro Regime: soluzione corporativa.
L'articolo di Ciarlantini, ottimo per molti lati, presenta forse una lacuna in questo senso, in quanto, pur riconoscendo il carattere squisitamente politico del problema e la necessità dell’intervento statale, trascura di di re che l’organo attraverso il quale lo Stato potrà dirigere l’espansione libraria all’estero dovrà essere la costituenda Corporazione del Libro. Dice l’on. Ciarlantini: « L’espansione del libro italiano all’estero, legata specie in un primo tempo, e per evidenti ragioni, alla Rivoluzione fascista, ha un valore prevalentemente politico, e perciò deve essere sostenuta dal Governo. Siamo tutt’altro che favorevoli al sistema di ricorrere al Governo in qualsivoglia occasione: ma proprio perchè riteniamo che l’intervento governativo, in Regime fascista, debba sostituirsi all’agnosticismo liberale nei casi di utilità nazionale, dobbiamo ben mettere in chiaro che, senza tale intervento, d’espansionismo librario italiano non si può parlare. Servendo anche, d’altronde, l’appoggio dell’autorità a stabilire un controllo che disciplini gli sforzi, impedisca le gare e i disperdimenti d’energia ». Osservazioni opportunissime che convergono tutte ad una conclusione unica, quella di affidare la direzione di quest’opera espansionistica all’organo dello Stato che ha ogni requisito per poterlo fare: la Corporazione di categoria.
Perchè è verissimo, come afferma l’on. Ciarlantini, che « la Dante Alighieri ha davanti a sè, in collegamento con la Direzione degli italiani all’estero, con i Fasci, la Reale Accademia d’Italia e gli istituti consimili, un più vasto ed efficace programma da svolgere », ma è altrettanto vero che ognuno di questi istituti ha possibilità di azione su una limitata, se pur assai vasta, zona di pubblico costituita in massima parte dalle collettività italiane all’esteno, e che, in ogni caso, il collegamento risulterà sempre assai diffìcile se non vi parteciperanno tutti i fattori che prendono parte alla produrne del libro, che è quanto dire se non avverrà in seno alla Corporazione di categoria, della quale gli istituti nominati da Ciarlantini potranno esser chiamati a far parte, integrando l’opera delle categorie produttive interessate: autori, editori. librai, ecc.
Soltanto così il problema del libro italiano all’estero potrà essere affrontato in profondità, ossia fino dagli inizi del processo produttivo, soltanto così l’espansione libraria potrà essere diretta d’accordo ai principii etici del Regime fascista e alla saggezza di una direzione economica unica che non ucciderà l’iniziativa privata, ma potrà anzi orientarla nell’interesse proprio e collettivo, in modo di osservare il giustissimo, ammonimento dell’on. Ciarlantini: « Mandare, sì, libri italiani all’estero, il più possibile, ma vedere bene che cosa si manda».
E a questo proposito Ciarlantini mette in rilievo alcuni dei difetti della nostra produzione libraria inviata all’estero (eccessivo tono apologetico di talune opere, o troppo polemico di talune altre nelle quali si polemizza con gente le cui idee sono spesso del tutto sconosciute agli stranieri, ecc. ) i quali difetti dimostrano che la più perfetta organizzazione commerciale non basterà mai a diffondere il libro italiano oltre i confini se parallelamente ad essa non funzionerà anche un opportuno orientamento della produzione libraria.
Ora io ritengo che su questo punto sia essenziale valersi anche della conoscenza diretta dei mercati di consumo che hanno alcune categorie di italiani residenti sul posto. Si è spesso parlato in passato dell’opportunità di chiamare le nostre comunità all’estero a partecipare alle elezioni parlamentari, ma, a parte le difficoltà di ordine pratico, la mia vecchia esperienza di emigrante mi autorizza ad affermare che le nostre collettività d’oltremare non hanno nessun desiderio di riavvicinarsi alla Madre Patria attraverso quel residuato di democrazia che sono le elezioni parlamentari. Permeate ormai di spirito fascista, la loro collaborazione sarà molto più proficua se avrà luogo nell’ambito degli istituti tipici del Regime, e nelle Corporazioni di categoria, dove per ogni singola branca della produzione i problemi degli scambi con l’estero avranno carattere spesso prevalente, la rappresentanza del lavoro italiano all’estero potrà avere un valore morale e pratico di primissimo ordine.
In quanto poi alle costituende Corporazioni del Libro e della Stampa, la designazione in esse dei rappresentanti del lavoro italiano all’estero presenterebbe per la Confederazione professionisti e artisti difficoltà prati che minori di quelle innegabili per altre Corporazioni di categoria e potrebbe essere, pertanto, un esperimento da tentarsi subito.
Qualcuno potrà osservare che, con questa proposta che rivolgo direttamente ai miei dirigenti sindacali, ho voluto tirar l’acqua al molino di una categoria alla quale io stesso appartengo, ma, dopo tutto, il sospetto non mi offende. Perchè noi non chiediamo di essere eletti deputati nè di avere delle onorifiche commende, ma soltanto di dare disinteressatamente il contributo della nostra personale esperienza in favore di un’opera alla buona riuscita della quale è strettamente legato il nome dell’Italia nel mondo.
Che è appunto il nostro esclusivo programma di lavoro di italiani residenti all’estero.
Sandro Volta.

File: PDF, TESTO

Collezione: Diorama 11.10.33

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Citazione: Sandro Volta, “La diffusione del libro italiano all’estero - Soluzione corporativa,” Diorama Letterario, ultimo accesso il 21 novembre 2024, https://dioramagdp.unito.it/items/show/1253.