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Titolo: Libri della settimana

Autore: non firmato (Lorenzo Gigli), Vellani Marchi

Data: 1934-03-21

Identificatore: 1934_119

Testo: Libri della settimana
Potenza dei fratelli Rupe
Sulla sopracoperta di questo nuovo grosso romanzo di Leonida Repaci (Potenza dei fratelli Rupe - ed. Ceschina, Milano 1934 - L. 15) un'allegoria di Vellani Marchi ne riassume in pochi tratti efficaci la cronologia: c'è il palmeto e l'araba (guerra di Libia), c'è l’aeroplano(alba dell’aviazione), c’è la giubba del morto di Serajevo (guerra mondiale). Il romanzo, infatti, si arresta su codesta soglia tragica. Comincia con l'eroismo dei bersaglieri italiani a Sciara-Sciat e termina col trasporto funebre del tribuno Giovanni Jaurès nel Panthcon parigino. Settecentoquarantacinque pagine, tre anni di storia. La cornice è grandiosa: vi si inquadrano le nuove avventure della famiglia Rupe che, nel romanzo precedente, s'erano fermate su un episodio tremendo della vita italiana prebellica, il terremoto calabro-siculo. I Rupe se ne sono andati, han lasciato la Calabria nativa, son risaliti verso il nord a cercarvi condizioni migliori, non ancora a iniziare quel « periodo di pienezza » che lo scrittore annuncia nelle ultime pagine del nuovo romanzo, ma a prepararvisi.
Siamo nel clima infuocato in cui si sfa il crepuscolo d'un’epoca e un’altra sorge ancora con segni caotici. I caratteri di questo passaggio sono colti dal Repaci sull’orizzonte italiano: è la vita politica, italiana d’allora ch'egli descrive e analizza con una lucidità e una ricchezza di dati veramente mirabili senza mai. ridursi al nudo documentario. Lo sorregge sempre la sua calda umanità, il sentimento del « travaglio del tempo » espresso attraverso le vicende de’ suoi rappresentativi personaggi. In essi quel tempo turbinoso, coi suoi fenomeni politici e sociali, le sue preconvulsioni, la sua crisi in potenza, si esprime coi suoi caratteri essenziali: e le avventure dei fratelli Rupe vi si innestano assai felicemente e fan corpo con essi. Il romanzo prende subito il lettore: lo prende con una forza di commozione che non lo lascierà più, e la posta non è leggera. Siamo dalle prime pagine immessi nell’atmosfera della guerra di Tripoli, nell’oasi dove i bersaglieri si battono eroicamente contro l’insidia turca e beduina. Pietro Rupe è tra essi. Vien fatto prigioniero col compagno Piras, martoriato dai nemici, legato ad un albero.
Mentre i due aspettano la morte, appare sul ciclo dell'oasi il primo aeroplano italiano. Par lontano, e non è, il tempo in cui Wright dava lezione di. pilotaggio al tenente Calderara. Quel che significhi per i due prigionieri l'apparizione dell'aquilotto è espresso dal Repaci in una pagina che non si dimentica e che dà subito al romanzo il suo tono superiore, degno del tempo in cui lo scrittore ha voluto collocarlo. L'unità dell’opera è in questo suo nobile, carattere di aderenza al tempo. Il romanzo è grandioso, corale. Molte e diverse le avventure, uno lo spirito. Ci si ritrova in un clima morale che non è ignoto a parte della migliore letteratura europea d’oggi e che ha nel polittico di Jules Romains Les hommes de bonne volonté il suo specchio fedele. Anche l’opera del Repaci è stata pensata e nasce come un polittico. Questa seconda parte è senza dubbio assai migliore della prima, più compatta, più disciplinata, più logica. Ritroviamo i fratelli calabresi, Mariano e Cino, Tristano e Pietro, Leto e Neoro, ritroviamo vecchie conoscenze accanto alle nuove, l’orizzonte s’allarga, le esperienze si. accumulano. Se dovessimo fermare la nostra attenzione particolarmente su alcune parti del romanzo, indicheremmo, subito dopo i capitoli libici, il ritorno nel fondo di Calmiera sotto il segno dei Rupe e l’interpretazione del piccolo borghese nell’imminenza della guerra europea. Quest’è, più d’ogni altra, la pietra di paragone a cui si saggia l’intelligenza e l’arte del Repaci: sono pagine finissime che preparano sapientemente il passaggio dall'atmosfera di pacifondismo ignaro a quella delle cannonate. Di Parigi del luglio 1914, dell’Europa del luglio 1914, resta un’immagine definitiva. Più felice in questo secondo volume ci sembra anche il modo di raccontare del Repaci, più sorvegliata la sua scrittura, più robusto il suo stile. Si va avanti per oltre settecento pagine senza un attimo di stanchezza, senza una delusione. Le linee del racconto sono veramente grandiose, quali convengono a un'opera narrativa di tanta mole e di tale carattere, che ha affrontato e nei successivi volumi attuerà la nobile ambizione di fondere l'avventura personale e l’avventura collettiva in un quadro che attraverso le esperienze sociali spirituali psicologiche del primo ventennio del novecento vuole esprimere il travaglio del tempo.
Rèpaci
POTENZA DEI FRATELLI RUPE
(Disegno di Vellani Marchi).

File: PDF, TESTO

Collezione: Diorama 21.03.34

Citazione: non firmato (Lorenzo Gigli) e Vellani Marchi, “Libri della settimana,” Diorama Letterario, ultimo accesso il 17 maggio 2024, https://dioramagdp.unito.it/items/show/1484.