Beta!
Passa al contenuto principale

Titolo: Libri della settimana

Autore: non firmato (Lorenzo Gigli)

Data: 1934-02-14

Identificatore: 1934_145

Testo: Libri della settimana
”Quattro canti"
Il poeta è Giuseppe Ravegnani, critico ed erudito, uomo di cultura europea, che legge e commenta Proust e Campanile e scrive la storia delle edizioni ariostee. Ma i suoi Quattro canti (ed. Emiliano degli Orfini, Genova - L. 4) ci riportano per sentimento e per tono a quei canzonieri di tredici e sedici anni fa che contraddistinguevano la voce autonoma del Ravegnani nel bel coro dei poeti ferraresi. Sinfoniate è del 1918 e Le due strade del 1921: due libri che rivelarono l'anima d’un poeta vero. Allora un movimento di rinascita s’era delineato a Ferrara intorno a una rivista letteraria e a una casa editrice, e aveva le sue avanguardie oltre Po, sino a Verona. Lo storico Quadrivio ferrarese, tra i monumentali palazzi del Rinascimento, si popolava ancora una volta di alunni delle Muse. Freschi di studi e di entusiasmi, avendo qualche cosa da dire, i poeti di Ferrara si risovvennero della tradizione gloriosa soltanto per rispettarne la continuità ideale. Ma il passato era pur sempre un impegno solenne, e non se ne mostrarono indegni. C'era, a testimoniare quella continuità, un'atmosfera che non si potrebbe trapiantare altrove. La sentì anche il Carducci e cercò di adeguarle la sua rievocazione. Chi cerchi sotto al paludamenti della poesia govoniana vi troverà arabeschi e colori che paion levati dalle fastose rappresentazioni della corte esiense nei quadri dei pittori ferraresi. Sul fasto, stagna un'aria grave e sonnolenta di terra bassa che custodisce le memorie e le circonda di silenzio trasfigurandole in leggenda. Melanconia di quella che, nel Rinascimento, fu la prima delle grandi città d'Europa. Nella cornice di codesto paesaggio, il Ravegnani canta sottovoce, sentendo fluire tragica la vita. Nel pigro dormiveglia di se stesso, egli sembra ripetere il monito della vanità delle cose che ispirò l’accesa predicazione savonaroliana. Nella compagnia del « mar dei ricordi » l’ala del canto porge un casto lume al chiuso destino del poeta, solo il canto può vincere la morte e « l’ora più bella è al di là di noi stessi ». Qui l'inno alla notte sbocca dal dramma nel mito, per risolversi nell’idillio dell’alma che nasce: elementi lirici e musicali d'una sinfonia della « giornata dell’uomo » che cerca la verità ultima, « al di là della carne esisteremo ».
I temi del primo canto sono quelli d’un’autobiografia spirituale che, oltre il menzognero sorriso del mondo, punta sul sogno-poesia (« ora mi basta il sogno per campare... ») per far fronte alla disperazione. Nei successivi, i temi sono ripresi con più pacato sentimento del destino, specie nella lirica intitolata Convalescenza e nel canto all’estate che muore. Il libretto di Ravegnani è sottile, ma prezioso. Un'avvertenza editoriale nota che non sempre il volume di liriche è anche ciclo di liriche, « bensì, sovente, mescolanza di più cicli ».
Strade di Roma
Lo Stradario Romano, edito in questi giorni dal Formiggini, è un dizionario storico-etimologico-topografico, che Benedetto Blasi ha curato ed Ettore Roesler-Franz illustrato. Non si tratta di un arido nomenclátor o d’un libro d’interesse puramente locale, ma di un’autentica ricca e varia « enciclopedia di cose romane » alla portata di tutti. Oggi che per volontà del Duce Róma è tornata città essenzialmente imperiale e, di conseguenza, traversa un periodo di rapida e profonda trasformazione (in ciò Roma ripete ancora una volta il carattere di eterna, rinnovellandosi e perpetuandosi, giacché, mentre sorgono i monumenti che testimoniano la grandezza e il fervore d'opere dell'età nuova, tornano alla luce, tra la commossa venerazione dei popoli, le sacre vestigie dei tempi lontani) è interessante, anzi necessario, conoscere i nomi e la storia di tutte le vie che dal '70 in poi hanno mutato nome o sono del tutto scomparse. Reca non poca sorpresa constatare che per compiere una illustrazione esauriente delle strada di Roma sia occorso un volume di oltre 700 colonne di densa stampa: e tal fatto può spiegare da solo l’importanza che rivestono, sotto il lato storico, le vie, le piazze e le ville di Roma nel loro significato etimologico e topografico. Del resto Roma è una città dove le vie hanno un carattere particolarissimo, basato sul fatto che parecchie conservano intatto il tracciato classico, come il Corso Umberto, la Via Urbana, la Via dei Coronari (che sono rispettivamente la Via Flaminia, il Vicus Patricius, la Via Recta), mentre altre costituiscono interessanti reliquie della Roma medioevale come il Borgo Vecchio che ripete la Carriera Sancta dei pellegrini.
*

File: PDF, TESTO

Collezione: Diorama 14.02.34

Citazione: non firmato (Lorenzo Gigli), “Libri della settimana,” Diorama Letterario, ultimo accesso il 17 maggio 2024, https://dioramagdp.unito.it/items/show/1510.