Beta!
Passa al contenuto principale

Titolo: Per la tutela economica degli scrittori

Autore: Achille Campanile

Data: 1934-05-02

Identificatore: 1934_210

Testo: Per la tutela
economica degli scrittori
Gli autori di teatro sono garentiti dall’intervento della Società degli Autori ed Editori, sia per quel che riguarda il puntuale pagamento delle loro percentuali, sia per il controllo sul numero delle repliche, sugl'incassi fatti dai teatri, sulla quantità dei palchi venduti, su quella delle poltrone, degli ingressi, dei posti di loggione e sui prezzi di tutti questi posti: cose tutte delle quali la SIAE (Società Italiana Autori ed Editori) dà agli interessati una particolareggiata, minuziosa specificazione, unendo i relativi documenti. Idem, gli autori di musica e persino quelli delle canzonette e dei ballabili. Mercè la SIAE essi non solo riscuotono puntualmente le loro percentuali, ma vengono a sapere quante volte si è eseguita la loro musica, dove si è eseguita e quanto è stato pagato per poterla eseguire. È chiaro che se non esistesse la SIAE queste due categorie di autori — musica e teatro — si troverebbero privi di ogni possibilità di controllo. Essi dovrebbero fidarsi ciecamente dei rendiconti presentati loro dagli editori, o impresari, e — fossero pure questi i più onesti del mondo — gli autori si troverebbero nei loro confronti in condizione di inferiorità. E se gli editori, o impresari, non fossero più che scrupolosi, tutti vedono a quali ingiustizie e — diciamolo pure, poiché parliamo in linea di ipotesi — a quali ruberie quegli autori sarebbero esposti, senza la SIAE.
In questa disgraziata situazione si trova ancora una categoria di autori, che non è certo moralmente inferiore nè meno meritevole di garenzie che le due categorie sopra citate: gli autori dei libri.
Essi sono completamente alla mercè degli editori. Attraverso la timbratura dei frontespizi possono arrivare a sapere soltanto quante copie l'editore stampa del loro libro. Ma per quel che riguarda il numero delle copie vendute, debbono fidarsi ciecamente del rendiconto presentato dall’editore, privi come sono della possibilità di qualsiasi controllo. Si può obiettare: il controllo e dato per l'appunto dalla timbratura dei frontespizi: quando un’edizione è esaurita, l'editore deve far timbrare nuovi frontespizi e cosi l'autore verrà a saperlo.
A questo, due sole risposte:
a) per esaurire un’edizione certe volte occorrono degli anni e se un autore. per avere quel che gli spetta, deve aspettare questi anni, ha tutto il tempo di morire di fame;
b) alcuni, editori, e fra i maggiori, includono nei loro contratti una clausola in base alla quale una ristampa non deve esser considerata — ai fini del rendimento — come esaurimento della precedente edizione.
Cosi stando le cose, se un editore stampa e vende cinquemila copie d’un libro, può tardare il pagamento delle
percentuali a suo piacere — e fare pagamenti inferiori al giusto — dicendo, per esempio, che delle cinquemila copie stampate, quattromila giacciono invendute presso i depositi o i « fiduciari » nelle varie città, o addirittura nelle librerie.
Questo, anche se successivamente è stata fatta una ristampa del libro.
Si può obiettare: un editore che si rispetti non ricorre a espedienti disonesti. Che vuol dire? Anche un impresario che si rispetti non ci ricorre, e il controllo si esercita lo stesso.
A questo punto bisogna notare che il controllo sulla vendita dei libri — e l'esazione delle percentuali affidate alla SIAE — non andrebbe a vantaggio soltanto dell'Autore, ma anche dell'editore, il quale spesso lamenta, di non ricevere i conti e i pagamenti dai librai. Non solo, ma se ne avvantaggerebbe la diffusione del libro, con tornaconto morale dei lettori, materiale dell'Autore e crescenti utili per Veditore.
Finora, infatti, gli editori debbono mandare i libri che stampano soltanto alle librerie più importanti, a quelle, cioè, che diano affidamento per il pagamento delle fatture; oppure ti. debbono mandare soltanto nelle città dove risiedono o dove arrivano periodicamente i loro incaricati a fare il controllo delle vendite e a esigere i pagamenti relativi; restano così escluse tutte le piccole librerie e i paesi; e resta un mito il progetto di far vendere i libri — come si dovrebbe — dovunque ci sia gente che sa leggere. Laddove il. controllo e l’esazione fatta dalla SIAE renderebbe parimenti solvibili le grandi librerie delle metropoli e le bottegucce dei villaggi.
Questa somma di maggiori utili per gli editori è di gran lunga superiore alla somma che essi— ove non ci fosse la SIAE — potrebbero ricavare sottraendosi al pagamento delle giuste percentuali agli Autori.
Così per gli editori dei libri: dall’intervento della SIAE essi ricaverebbero utili di gran lunga superiori a quello che guadagnerebbero di più oggi se non pagassero nemmeno un centesimo delle percentuali agli Autori.
Ma eccoci all'unica obbiezione, la quale, di primo acchito, può sembrare abbia qualche fondamento: se si affidasse alla SIAE controllo e riscossione, qualunque piccola casa editrice verrebbe: ad avvantaggiarsi di una perfetta organizzazione, sicché, nei confronti dei piccoli, i maggiori editori perderebbero quella superiorità che deriva loro dalle rispettive, sia pur ridotte, organizzazioni di controlli, esattori, viaggiatori, rappresentanti e « fiduciàri ». Finora queste organizzazioni i grandi editori le mantengono a loro spese, nel loro interesse; ma i piccoli non possono averle. L’intervento della SIAE, distruggendo questa disparità, renderebbe più temibile la concorrenza dei piccoli editori ai grandi. In poche parole: una qualsiasi piccola, casa editrice potrebbe beneficiare, per le sue pubblicazioni, della stessa vasta rete di vendite che hanno le grandi case e che sul bilancio di queste preme per notevoli somme.
Risposte.
Anzitutto, questa stessa obbiezione poteva esser sollevata, per esempio, da gli editori di musica. Difatti, l’opera della SIAE mette su uno stesso piano, quanto a controllo e riscossioni, il maggior editore e l’ultimo stampatore di canzonette. Ma l'obbiezione non è stata posta e la pratica dimostra che sarebbe risultata fallace: infatti, il vantaggio d’una perfetta organizzazione supera di gran lunga lo svantaggio — sempre da dimostrare — d’una maggiore concorrenza. Anzi l’opera della SIAE gioverebbe molto di più alle grandi case che ai piccoli editori: quelle, infatti, hanno interessi molto maggiori da tutelare e possibilità molto maggiori di sviluppi, in relazione con l’allargata cerchia di affari.
In secondo luogo, la fortuna degli editori non deve essere basata solo sulla loro rete di controlli e fiduciari, ma su tutto l’insieme dell'organizzazione — nella quale le grandi case potrebbero sempre conservare il primato sulle piccole — e sopratutto sulla scelta dei libri da pubblicare.
È il « fiuto » che fa il grande editore e a questo fiuto l'intervento della SIAE non toglierebbe nulla. Diciamo di più: se un piccolo editore ha questo tale fiuto, il grande avrà un bel contrapporgli la sua rete di vendite: presto il piccolo sarà grande; e il grande, con tutta la sua rete, se manca di fiuto, presto diventerà piccolissimo.
A conclusione, bisogna dire che l'opposizione dei maggiori editori non deve esserci e, in ogni caso, non deve impedire che si affidi alla SIAE la tutela degli interessi materiali connessi al libro, poiché:
1°) questi tali editori, per opporsi, non hanno nessuna ragione di più, nè più legittima, di quelle che potessero avere gli editori di musica e di teatro, i quali pure hanno accettato l’intervento della SIAE e se ne trovano soddisfattissimi;
2°) l'intervento della SIAE non rappresenta alcun danno per i maggiori editori, in relazione con la concorrenza dei piccoli; al contrario, rappresenta, anche da questo punto di vista, un vantaggio.
Achille Campanile.

File: PDF, TESTO

Collezione: Diorama 02.05.34

Etichette:

Citazione: Achille Campanile, “Per la tutela economica degli scrittori,” Diorama Letterario, ultimo accesso il 12 maggio 2024, https://dioramagdp.unito.it/items/show/1575.