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Titolo: Libri della settimana

Autore: Non firmato (Lorenzo Gigli)

Data: 1934-05-30

Identificatore: 1934_251

Testo: Libri della settimana
Fogli di via
I « fogli di via » di Pancrazi hanno il tono aperto e cordiale del diario di chi viaggia per più vedere senza fretta e senza preoccupazioni, e va cercando nel paesaggio e negli uomini che incontra la rispondenza ai propri sentimenti elementari. Pietro Pancrazi è un ritrattista nato. Ogni suo articolo critico è in funzione dell’umanità dello scrittore; ogni sua impressione di paese ne riassume aspetti e caratteri con un'evidenza plastica, e dunque obiettiva, e insieme aderente alla sua sensibilità e alla sua forma mentis. Si vuol dire cioè che un ritratto di Papini o un ritratto d'Arezzo del Pancrazi sono piacevoli e istruttivi a leggersi da un doppio punto di vista: prima perchè svolgono a fondo il tema e ne esplorano tutti i meandri escludendo ogni forma di minuzia pedantesca e risolvendo in calore e simpatia l’apporto della cultura e della preparazione storica e letteraria; poi perchè tutto quel che scrive il Pancrazi, e che descrive, è chiaro, netto, stagliato sul fondale d’una prosa robusta e icastica, e insieme intimamente gentile. In questi giorni sono usciti due libri del Pancrazi, dove codeste sue doti si misurano assai bene: e sono Donne e buoi de’ paesi tuoi (ed. Vallecchi, Firenze), cioè un libro di vagabondaggi italiani dalla Toscana alla Calabria; e Scrittori italiani del Novecento (ed. G. Laterza, Bari), cioè una raccolta di scrittori critici.
In Donne e buoi le pagine che ci vengono subito incontro col tono più invitante sono quelle dove i caratteri della toscanità si rispecchiano come in un fresco torrente all'ombra dei platani: il senso terrestre del pellegrinaggio estivo riempie il taccuino del Pancrazi di umori festosi che sono l'apparenza esteriore, decorativa, della sua prosa; ma sotto scorrono e la sostengono una sostanza e una coerenza, la coscienza della storia, la poesia della meditazione e dell'azione. Ogni paese ch'egli visita gli parla con una sobrietà di linguaggio esemplare: non c’è una parola di più, e ci son tutte quelle che bastano perchè la visione non ci esca dalla memoria. Vagabondare con una guida come questa apprestataci dal Pancrazi, è un diletto: sulle strade che egli percorre si ritrovano tutti i grandi molivi dell'arte e della storia svincolati dai paradigmi e riportati nella vita. All’Albergaccio, ch'è una villa in Val di Pesa, poco distante da Firenze, il viandante incontra l’ombra del Machiavelli; e se l'incontro è buono per ricordarci che i quadri patetici della letteratura italiana son parecchi, subito ci si avverte che il patetico del Machiavelli è d'un genere più asciutto degli altri, da non cercarsi nel Principe o nelle Istorie, dov'è il Machiavelli. universale e di tutti: c'è prima di quello un Machiavelli proprio di San Casciano. Vedetelo: « C'è quasi da commuoversi, chi ripensi il Machiavelli qui, le sere fangose d'inverno, in questa bicocca e su questa strada, e i quattro figlioli e la Mariella per casa. Poi la cena povera del paululo patrimonio, la miseria che s’avvicina scalza, e lui, sotto il lume, zitto, che pensa a lasciar domani la sua brigata e andarsene magari maestro di scuola per qualcuna di Queste terre... ». Ci si diparte dell’Albergaccio, si vede Arezzo, si fa il periplo dell'Elba, si risale la Valle Tiberina alla scoperta di Papini rustico nel suo romitorio di Bulciano, si visitano Todi ed Assisi, si toccano l'Amiata e la Verna, ci si lascia dietro mezza Italia per amor della Calabria, si passa il mare per scoprir la Sardegna, si fa una punta a Venezia, e si torna a sfogliare almanacchi sotto il cielo toscano.
A questo luminoso viaggio italiano d'un letterato s'accompagna il viaggio del critico per le più recenti strade della nostra letteratura. Il volume degli Scrittori italiani del Novecento si apre con una revisione dei valori poetici di Guido Gozzano e si chiude sull’umorismo di Zavattini e sulle parodie di Vita-Finzi. Sono quarantatrè ritratti che continuano la serie dei Ragguagli di Parnaso, rapporti delle lettere contemporanee tenuti dal Pancrazi su giornali e riviste prima di raccogliersi per la parata del libro. « Carattere di queste critiche fu quello di non essere, in senso stretto, giudicanti, ma piuttosto sperimentali, nacquero come collaborazione al formarsi di una letteratura ch’io sentivo essere pure la mia », avverte il Pancrazi, e non si potrebbe dir meglio per precisare i limiti e i caratteri della sua critica. Anche il tono. « Quasi tutti li conobbi di persona, di alcuno sono amico... ». E il rilievo di codesti ritraiti ha quasi sempre il nerbo e l'evidenza risultanti dall’interesse letterario e umano del critico per il tema. Il metodo del Pancrazi è questo: « Credo che gli scrittori, come tutti gli altri uomini, siano da considerare prima per quello che sono e soltanto poi, se avanza la voglia, per ciò che non sono ». Il metodo, cioè, di colui che si trova agli antipodi del polemista e dello stroncatore e realizza in sè la felice armonia del critico artista.
Pietro Pancrazi
Gaetano Negri
Benito Mussolini, dichiarando alla Camera, il 12 dicembre 1930, che la festa del Venti Settembre era abolita citava le parole con le quali Gaetano Negri ne aveva, nel 1895, combattuta al Senato la istituzione ed affermava: « Gaetano Negri era uno spirito di prim'ordine, ed un volume lo raccomanda alla posterità: «Giuliano l'apostata», uno dei libri più interessanti che si possano leggere ». A lumeggiare la figura poliedrica del Negri provvede ora un volume di Augusta Del Vecchio Veneziani (Gaetano Negri: ed. Formiggini, Roma 1934), che ricostruisce la vita, il pensiero, l'opera teorica e pratica di questo soldato e patri otta del nostro Risorgimento, che fu capo in Lombardia del partito cavouriano. Il Negri visse intensamente la vita spirituale, sociale e politica italiana del suo tempo, e l'ha rispecchiata in un'opera organica, vivente ed una, sebbene frammentaria nella forma.
Umanista geniale, geologo, oratore felice, giornalista autorevole, limpido prosatore, egli, pur dedicandosi con amore particolare allo studio del problema religioso, non considerò estraneo a sè nessuno dei molti problemi culturali, pedagogici, morali, politici, sociali, vibranti nell’atmosfera dell'Italia giovane. L'autrice dimostra come il Negri abbia davvero precorsi i tempi nella comprensione e nella posizione di molti problemi. Egli è stato una personificazione tipica dello spirito italiano del suo tempo e la sua azione fu benefica e feconda sulla coltura, sulla vita e sulle energie spirituali della Nazione adolescente.

File: PDF, TESTO

Collezione: Diorama 30.05.34

Citazione: Non firmato (Lorenzo Gigli), “Libri della settimana,” Diorama Letterario, ultimo accesso il 17 maggio 2024, https://dioramagdp.unito.it/items/show/1616.