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Titolo: Libri della settimana

Autore: Non firmato (Lorenzo Gigli)

Data: 1934-06-20

Identificatore: 1934_279

Testo: Libri della settimana
"Primasera"
Angelo Barile, uno dei poeti del gruppo di « Circoli », ha dato questo titolo alla sua raccolta di liriche (Primasera - edizioni di Circoli, Genova 1934 - L. 10) a significare che dalla soglia della raggiunta maturità egli si volge a guardare il passato con occhi nostalgici ma sereni e con un desiderio di bene e di fraternità nel cuore. Ora sento da questo che ogni giorno mi cresce desiderio di udire voci di stringere mani di fare insieme a chi trovo, chiunque trovo, la strada sento il mio cielo che scolora e presto si annera...
Un’urgenza affettuosa ora lo preme; il poeta è come uno che cali attraverso il fitto del bosco verso la piana terra, e la ripa erbosa gli sfugge: ... m'afferro alla pungente carità che incontro dei rami.
Accenti nuovi in una architettura di gusto classico, la tradizione non rinnegata ma servita con la fede è l'umiltà di chi porta innanzi la fiaccola e obbedisce alla consegna. Anche si noti, nella poesia del Barile, la sua umana chiarezza, la trasparenza delle immagini e la sincerità dell’accento elegiaco fusi in una unità di marca superiore. Il canto tocca talvolta i limiti del preziosismo, si risolve in ricerca raffinata di rapporti, ma non oscura mai la sostanza ideale dell’ispirazione, il valore dell'allusione. Il Barile non è poeta ermetico e il suo bisogno d'evasione vibra d’una intima sofferenza della quale il lettore riconosce subito l’autenticità e se ne sente investito e preso. Nasce di qui la forza della lirica del Barile, la sua cordialità pur restando essa su un piano di riserbo religioso. Questo carattere mi pare fondamentale del Barile, è quello che distingue la sua voce nel coro odierno delle muse. Dalla sua solitudine egli esprime col canto la sua fede nella poesia, con tutto il bagaglio di sofferenze di dubbi e. di dolorose esperienze che trascina con sè; ma insieme anche con tutta la luce che ne emana, con tutto il senso di purezza che se ne scioglie, col grado intenso di pietà che essa comporta in relazione al dramma personale del poeta e al suo potere di trasfigurazione universale. A codesto dramma il Barile dà un epilogo pacato, un'« uscita dalla vita » in un finale d'organo, come quando s’esce di chiesa e si trova che la luce è nuova; vuole, questa vita, lasciarla pulita, sgombra d’ogni discordia, in ordine sereno come la chiesa ora vuota... e anche il pensiero della morte non è crudele. Egli la cuoca sul filo di immagini limpide e gentili, tanto lontano dall’orrore romantico, tanto vicino alla verità religiosa. Il ciclo della Corona dei morti contiene almeno due delle liriche più belle del Barile; L’esclusa, per una innocente giovinetta morta al cui transito lo schema poetico fa da bassorilievo; e Nell’arca celeste, per un amico scomparso nel fondo del mare.
Angelo Barile
L’ultimo Bourget
Puntualmente ogni primavera Paolo Bourget, patriarca ottuagenario, manda in giro per il mondo un libro nuovo (romanzo, novella, critica). Quest’anno tocca ad un romanzo scritto a Chantilly la scorsa estate, nel quale il Bourget non rinuncia a dimostrare che, pur vecchio com’è e dimenticato dalle nuove generazioni, benché poi il gran pubblico borghese e conservatore gli rimanga fedele, tiene gli occhi aperti sulla vita d'oggi, sugli aspetti e le reazioni di essa nell’ordine politico e sociale e sui caratteri della nuova società uscita dalla guerra. Il titolo del nuovo romanzo bourgettiano, Une laborantine (ed. Plon, Parigi 1934 - franchi 12), è spiegato da uno dei personaggi: « Le laborantine sono delle infermiere particolarmente istruite in chimica e in batteriologia e che lavorano esclusivamente nei laboratori ». Il romanzo narra dunque la storia d’una ragazza occupata in questo mestiere recente, per il quale la pubblica assistenza ha creato il neologismo preso a prestito per il titolo. Ausiliaria diretta, oscura e devota collaboratrice del medico, la laborantina consacra la sua esistenza ai malati, e tale sarebbe la vita calma di Paola Gauthier se un amore indegno non venisse per un momento a sconvolgerla. Il dramma morale scatenato da quest'amore dà occasione allo scrittore di dipingere l'ambiente nuovo che costituisce uno degli aspetti, di quel che si potrebbe definire il femminismo scientifico. Una serie d’episodi professionali e passionati si concludono con la sconfitta sentimentale dell'eroina che, in un ritorno d’energia, si esilia volontariamente al Marocco, dove riprende con coraggio la sua umile ma nobile missione. Il Bourget, con una di quelle sintesi che gli son care, dimostra che il modo migliore per condurre la propria vita e trionfare del male consiste nell’esercitare con coscienza il proprio mestiere. Chiude il romanzo una. frase del grande Bourdaloue che riassume le regole più differenti del dovere sociale in un unico precetto: « Vivere secondo Dio nel proprio stato ». Romanzo interessante e vivo cosi per il tema come per la consumata abilità con cui è svolto. L’autore di André Cornélis riesce ancora a prendersi, quando vuole, qualche rivincita sulle offese del tempo e la provvisorietà delle mode letterarie.

Paolo Bourget

File: PDF, TESTO

Collezione: Diorama 20.06.34

Citazione: Non firmato (Lorenzo Gigli), “Libri della settimana,” Diorama Letterario, ultimo accesso il 17 maggio 2024, https://dioramagdp.unito.it/items/show/1644.