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Titolo: Tre liriche dei vincitori

Autore: Renzo Laurano, Nicola Vernieri, Cesare Meano

Data: 1934-07-11

Identificatore: 1934_299

Testo: Il premio di poesia della Biennale di Venezia
Tre liriche dei vincitori
Settembre nelle Langhe
Nelle Langhe ho un amore: una fiumana riposata nel verde. E gli alberelli tremulanti d’argento? Quanti sciami larghi di foglie ammarano; e in sì chiare acque che intorno attingono a quel lume per molto raggio, e gli uomini e le mandre e le case dei rustici fra i cedui boschi ermi dei colli. Queste ariose giornate di Settembre nelle Langhe esce fischiando sempre un giovanotto cacciatore, e tu vedi come vada di sé lieto e sicuro; e non ti pare più crudele di quanto egli al sanguigno colore onesto, inconscio, non ti sveli.
Vedi, e questa è la caccia. Ora fra gli alberi ti s’è tolto, riappare a mezza costa d'un tratto. Lo rivedi che va in cresta là sull'onde a matita dei pianori ventilati, sul colle. È questa finta guerra al giovane cara, gli ricorda come andava, non è molto, un suo allegro plotone esercitando alle doline, ne’ nocciòli, quando era, immaginoso tempo!, un ragazzo condottiero: un giovane infaticabile e gentile. I giorni delle grandi manovre erano sogni.
Se li ripensa il cacciatore andando
con fantasia, e incontra una ragazza
alla fontana. Incontra il cacciatore
— oggi il mondo è propizio — e donna e fauna
predisposta. E ferisce di una frase
che innamora la fresca portatrice
di'acqua; e quella s'indugia. Gli sorride
dubitosa e benigna. Oggi sarà
giorno misto di amori e cacce in questa
sua giovinezza al giusto punto umana.
Poi n’andranno ne’ campi e in mezzo all’uva di luna, in quei vapori di Settembre il cacciatore e la bella ragazza.
Renzo Laurano.
Case popolari
All'alba si spalancano le porte al ballo delle scope inciprïate; si svegliano qui e lì le cose morte: pezzi di carta, buccie arricciolate; e, snidato chi sa da quale covo, ruzzola e balla innanzi il guscio d'uovo.
Poi sbuca l'uomo: fiuta l'aria intorno come la volpe fuori della tana: sempre le stesse cose d’ogni giorno; e per la stessa strada s’allontana coi suoi pensieri; l'ombra lo accompagna annusandolo dolce alle calcagna.
Ora può entrare il sole nelle case, passando sui lenzuoli e sui tappeti, dai quali le finestre sono invase: lingue in fuori che dicono i segreti covati dentro al vento ed alla strada, tenute invano dalla frusta a bada.
Comincia infanto l’aspro rotolìo dei carri sul selciato, lo stridore dei logori tranvai, il brulichio febbrile della vita: quel fragore che macina le pietre e si fa cupo come muggito d’acqua in un dirupo.
Vi galleggia la rauca voce amica del venditore d’erbe: un grido noto, come un frammento di canzone antica; goffi ed incerti pendono nel vuoto i panierini: ciechi palombari di code verdi, di mazzetti chiari.
Passa allegro il mattino. Dopo l'ore stagnano incerte, fino a che la notte stende il manto tarlato sul chiarore e faccende e fatiche tutto inghiotte.
Si chiudono le case, e sulle porte razzola il vento fra le cose morte.
Nicola Vernieri.
Minuti invece di strade
Credevi che camminassi di strada in strada; mi seguivi contenta, ma stanca.
E c'era un chiaro cielo d’ovatta afflosciato fra i tetti della città.
Credevi che cercassi una strada fra tutte quelle strade, una casa fra tutte quelle case, una piazza fra tutte quelle piazze.
E invece non camminavo per la città, ma nel tempo camminavo: lungo le ore cercavo un attimo che non riuscivo a trovare.
Minuti invece di strade, minuti invece di case; e tu credevi che cercassi un luogo ove poterti baciare.
Cesare Meano.

File: PDF, TESTO

Collezione: Diorama 11.07.34

Citazione: Renzo Laurano, Nicola Vernieri e Cesare Meano, “Tre liriche dei vincitori,” Diorama Letterario, ultimo accesso il 17 maggio 2024, https://dioramagdp.unito.it/items/show/1664.