I "venerdì letterari" del lido di Ardenza (dettagli)
Titolo: I "venerdì letterari" del lido di Ardenza
Autore: Riccardo Marchi
Data: 1934-07-25
Identificatore: 1934_320
Testo:
I "venerdì letterari"
del lido di Ardenza
Livorno, luglio
Non è facile, confessiamolo, dissipare la impressione di vigilia e di quaresimale che suscita l’annuncio dei venerdì letterari che si celebrano in uno dei più begli stabilimenti balneari d’Italia. Viene fatto di pensare all’oratore in àbito nero, catafratto nell’armatura di una camicia lucida, con un fascio di cartelle in mano, arcigno e severo nello sciorinare al pubblico disattento i ponderosi problemi che la travagliata anima moderna connette all’arte e alla letteratura. Alzare un pulpito al centro di un promontorio artificiale che dominando il Tirreno dà quasi 1’impressione di navigare ai margini della più folta siepe di oleandri che esista nella nostra riviera, poteva sembrare impresa temeraria. Il pubblico vi si avvicina intimidito dapprima. Chi è quel signore salito in bigoncia? Che cosa pretende da noi? Ci lasci navigare in santa pace, proprio ora che il sole si è tuffato dietro l’arcipelago e il cielo pulito promette una notte di navigazione deliziosa e tranquilla. La voce dell’oratore, intanto, s’impiglia sulle tende che hanno formato della terrazza un salotto magnifico. Il vento vi fa sopra degli scherzetti garbati e n’esce l’accompagnamento di una musichetta alla quale oratore e pubblico finiscono col fare l’orecchio. Succede allora che il semicerchio delle teste si fa immobile, concentrato verso la pedana, con quel religioso rispetto tanto raro in trattenimenti del genere, rotto da qualche risata improvvisa. Bisogna proprio che l’oratore ne abbia detta una bella per far ridere a quel modo tanta gente, mentre il mare reso più solenne dalle costellazioni la intimidisce alle spalle. Dipende dal fatto che in questi venerdì letterari la letteratura appare appena come un pretesto essendo intenzionalmente bandite le sfumature melanconiche, i problemi e le confessioni moleste.
Era dunque un còmpito tanto arduo prender quasi la gente a gabbo, senza offenderla, senza apparire nè essere cerretani e qui fra il serio e il faceto con giusta dosatura e senza troppe prevenzioni di tendenza, avvincerla alle cose nostre? Compito difficile, per la verità, se si pensi che, a due passi da noi, hanno rombato fino a poche ore prima le auto impegnate nella Coppa Montenero, la più pittoresca sagra dei motori che si celebri in Italia, e la pineta retrostante ci manda gli echi dei jazz negri, e ci sono per giunta il desiderio di riposo, la moda e la fatuità balneare. Noi, persone serie, lo abbiamo risolto: i venerdì letterari del Lido di Ardenza hanno un pubblico autorevole, folto e riconoscente. È avvenuto così che Luigi Antonelli iniziandone la serie sia riuscito ad accogliere larga messe di applausi con una conversazione il cui annuncio sembrava promettesse, a chi ha la velleità di scrivere commedie, la rivelazione di alcuni segreti del mestiere. Il secondo commediografo, invece, con lo stesso pudore col quale la sua arte — sospesa fra il sogno e la realtà — discopre senza eluderli i segreti dell’anima umana proiettati sempre sotto aspetti impensati, è riuscito fra una fioritura di aneddoti spassosissimi e perfino con qualche immagine michelangiolesca a parlarci del teatro e della sua funzione sociale nella vita contemporanea. Non meno dotto, senza apparire, Giovanni Cenzato si è addentrato nei segreti di « questo mestieraccio », intendiamo alludere al giornalismo monellianamente inteso, e lo ha fatto con quella sua aria scanzonata di pasciuto prelato che dice cose molto serie con bonomia e ti morde, qualche volta, facendoti ridere perfino.
La gente, dico, non si mostra affatto impermalita da certi sotterfugi: ci gode, anzi. Possibile, pensa, che l’oratore salito ora sulla pedana che dice con mimica pittoresca strambotti e parodie ravviandosi ogni tanto la chioma corvina, sia Luciano Folgore, o non piuttosto un di quei clown usciti da poco dall'arena e che, toltisi la truccatura, sanno mantenere anche fra noi un volto giocondo? E quel severo signore che taglia l’aria con la mano aristocratica e dice cose argutissime, un patrizio lombardo dei tempi manzoniani, è proprio Alberto Colantuoni, l’autore dei Fratelli Castiglioni?
Un oratore sulla cui identità non sono possibili equivoci è Lucio d’Ambra che parlerà di « Mascagni alla vigilia del Nerone ». L’autore di Angeli alla fine di giornata raccoglierà un pubblico specialissimo perchè si daranno per l’occasione convegno all’Ardenza i concittadini desiderosi di ascoltare l’oratore popolarissimo e di porgere al maestro l’augurio per la prossima rappresentazione della sua ultima opera.
Tutto sommato questi trattenimenti, organizzati secondo quanto suggerivano le circostanze, non intendono abbassare nè ridurre ad un ruolo meschino l’arte e la letteratura italiana. Chiediamo anzi venia agli oratori che il tempo tiranno ci ha impediti d’invitare e poichè nessuno pensa a demolire questa pedana alzata con tanto profitto, contiamo prima o poi di invitarli tutti. Alla letteratura e al giornalismo italiano abbiamo offerto un pulpito originale senza leziosità e convenzionalismi, all’aria libera, esposto ai colpi del mare, come il ponte di comando di una nave, ma non per questo circondato da pubblico avaro e contegnoso.
Avviene anzi spesso che durante questi trattenimenti si oda solo la voce scandita del conversatore, come se cielo e mare si ostinino a volere non disperderne le paróle e rendercele più preziose. Dagli spiragli dei tendami le stelle occhieggiano curiose di sapere che cosa si combina in questa specie di transatlantico immobile sospeso sul Tirreno. Le lampare che luccicano lungo la costa fino intorno agli scogli della Meloria si spengono una ad una. Silenziosamente le barche dei pescatori scivolano sulle acque e vengono ad attraccare alla banchina del Lido di Ardenza. Allora, in fondo al semicerchio del pubblico attentissimo, vedi apparire i volti singolari dei vecchi lupi di mare che hanno lasciato la fiocina e la lampara e se ne stanno timidi e sorpresi, graditissimi ascoltatori di frodo.
Riccardo Marchi.
Collezione: Diorama 25.07.34
Etichette: Riccardo Marchi
Citazione: Riccardo Marchi, “I "venerdì letterari" del lido di Ardenza,” Diorama Letterario, ultimo accesso il 21 novembre 2024, https://dioramagdp.unito.it/items/show/1685.