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Titolo: Il poeta economista: colloquio con Ezra Pound

Autore: Gino Saviotti

Data: 1934-08-15

Identificatore: 1934_341

Testo: IL POETA ECONOMISTA
Colloquio con Ezra Pound
Rapallo, agosto.
Da qualche tempo il vorticoso poeta anglo-americano Ezra Pound non si vede più circolare con la sua caratteristica figura per le vie di Rapallo. Che cosa fa? Che pensa? Il cervello di Ezra è una continua ebollizione di idee e di propositi; se egli si nasconde, vuol dire che lavora, che prepara per i giornali di Nuova York o per gli editori di Londra qualche novità.
Lo trovo infatti occupatissimo a corregger bozze, che tempesta di segni, brandendo una matita come se fosse una sciabola. Ma il sorriso con cui mi accoglie è pieno di simpatia, di lietezza. Butta da una parte la matita, si abbandona sullo schienale della sedia, alza le gambe, appoggia i piedi sui fogli stampati, soffia tra i peli dorati della barba come una specie di benevolo mostro marino, e comincia:
— Sono le bozze di due libri di economia politica che ho scritto negli ultimi mesi. E un altro ne ho cominciato ièri.
Con Pound non c’è da stupirsi di niente, neanche che un poeta si occupi di scienza delle finanze. Mi limito a domandargli:
— E la letteratura?
— Ormai vale zero, in tutto il mondo; come anche le altre arti. Del resto chi fa più della letteratura?
— I vostri cento Cantos resteranno dunque interrotti!
— Un poema è altra cosa che letteratura. Dante lo sapeva benissimo, e mi ha procurato una sorpresa, proprio in questi giorni.
— Dante vi ha procurato una sorpresa?
— Sì.. Io credevo d’aver fatto un tour de force inserendo nel mio tren tottesimo Canto una formula economica del maggiore C. H. Douglas; e il giorno dopo mi capita sott’occhio il dantesco « duol che sopra Senna induce, falseggiando la moneta ». Lo dice di Filippo il Bello.
— Ritenete che « falseggiando » significhi non già contraffacendo la moneta, ma « svalutandola »?
— Certamente. È la Stessa manovra che fa Roosevelt adesso, e che si combinò in Germania con l’inflazione.
Gli osservo che si tratterà di una semplice coincidenza, di un dettaglio incidentale. Egli nega energicamente.
— No. L’Inferno è tutto pieno dell’idea del denaro, dell’importanza del denaro per il bene ed il male delle nazioni. Da Gerione in giù, quasi tutti i dannati sono dannati per motivi di interesse.
— La vostra ultima polemica con
Eliot, sulle colonne del New English Weekly, era su questo argomento?
— Quasi. Io sostenevo e sostengo che la Chiesa declinò, perdette la sua forza in Europa, quando smise di considerare le azioni economiche come un fatto morale, sotto un papa appartenente ad una famiglia di banchieri, i Medici. Ecco l’eresia di Lutero, quella di Calvino haeresiarchus perditissimus, con la teoria che il denaro è una convenzione, una comodità. La Chiesa, trovando difficoltoso di agire, di discriminare bene e male nel campo economico, e limitando le sue preoccupazioni ai peccati carnali, è divenuta sempre più debole. Non risorgerà, finché non avrà il coraggio di fare quella discriminazione nella moralità monetaria.
— Per voi dunque, a quanto mi par di capire, non è affatto per suo conto che Dante ha posto gli usurai nello stesso girone dei sodomiti; egli era d’accordo con le idee religiose del proprio tempo.
— La Chiesa condannava usura e sodomia come due cose contro natura, perchè contrarie all’abbondanza e alla moltiplicazione delle cose vive.
— Oggi però l’usura è un male molto minore, quasi scomparso.
— Tutt’altro. È il male che infuria. Invece dell’antico 12 %, le banche di oggi, in tutto il mondo, rilasciando delle semplici « promesse di pagamento », coperte con appena il 10 % di moneta sonante, finiscono col prendere il 60 % di usura sul fondo monetario, quando pur esiste. Vedete il libro di Mc Nair Wilson, Promise to pay. Il medioevo distingueva tra « partaggio » e « usura »; adesso, con le sfumature fra « azioni », «azioni preferenziali», «buoni», eccetera, sarà forse difficile stabilire dove sia la linea di divisione, e superficialmente non si vede; ma quello che conta è l’intenzione. E nell’intenzione, nella direzione della volontà, anche in materia finanziaria, si può distinguere il bene dal male.
— Parole oscure per un povero letterato come me, — La differenza fra il Monte dei Paschi e il Banco San Giorgio di Genova vi può illuminare. Il primo fu fondato con intenzioni benevole, oneste, allo scopo cioè di risanare, di far risorgere Siena dopo la conquista: credito basato, in ultima analisi, sui beni naturali, sui possedimenti agricoli, che esistevano verso Grosseto. Il Banco di San Giorgio, invece, era un « gang » di creditori, organizzati per stroncare il popolo, con gabelle, tasse, dogane. E alla fine si mangiò tutto lo stato.
— Questo non vuol dire che il Banco San Giorgio non fosse una organizzazione perfetta, mirabile.
— Sì, come il cannone la Grande Berta. Ma è la questione morale che occorre fare. Tutto questo mi è vivido nella mente, perchè ho letto d’un fiato la nuova versione dell'Inferno, pubblicata a Londra recentemente da Laurence Binyon. Un lavoro straordinario. Mai mi sarei aspettato di leggere una traduzione di Dante, e per di più in terza rima, con la facilità con cui si legge un libro giallo! Dopo quarant'anni di lavoro onestissimo, Binyon ha prodotto una versione che rivela il vero carattere dell’originale; e perciò è un’opera utile per tutti i lettori, non solo inglesi. Il testo di Dante vi si può intendere senza note, perchè permette di veder chiari i punti dove il poeta stesso rivela il significato di alcune sue parole oscure.
— Sì, questo è vero; molte volte un libro spiega se stesso. Basta saperlo leggere in modo vivo; e le note dei commentatori impediscono questa lettura viva: la confondono.
Molto contento della mia conferma, Pound ritira i piedi dalla scrivania, si alza e passeggia per la stanza.
— Ho scritto una volta — mi dice ad un tratto, quasi rispondendo alla mia silenziosa osservazione — che il poema epico contiene la storia, la inquadra. Ora, senza comprendere l’economia, non si può comprendere la storia: rimane una confusione superficiale, un mucchio di aneddoti personali, di « fatti diversi », senza nesso adeguato. Quindi non deve far meraviglia che io studi l’economia e detesti la imbecillità accademica, che ha ammazzato la scienza economica tra i professori.
— Caro Pound, torniamo alla letteratura, vi prego.
— Ebbene: l'histoire morale contemporaine, indicata dai Goncourt come campo per il romanzo serio, non si scrive senza comprendere a qual punto è viziata tutta la vita odierna dalla sifilide del capitalismo, dalle notizie giornalistiche e dalle pagine dei libri, stampate sotto pressione di interessi. In Italia voi avete per vostra fortuna il Duce e il Fascismo: il Duce che anche ultimamente ha salvato l’Europa dallo scoppio di un nuovo conflitto, gettando all’aria i progetti dei mercanti di cannoni, che sono poi gli stessi mercanti di denari; ma nel resto di Europa i giornali sono nelle mani di questi Gerioni.
Le conversazioni con Pound finiscono sempre in un modo originale, per lo più con un aforisma, detto il quale egli se ne va a gran passi, ghignando, senza salutare.
Questa volta, sull’uscio di casa, nell’atto di stringermi la mano, egli proclama a gran voce:
— È ingiunto che un uomo che possiede una vacca e un altro che possiede un aratro non possano fare il cambio senza permesso di un terzo, che possiede metallo.
Oh sì, ingiustissimo!
Gino Saviotti.

File: PDF, TESTO

Collezione: Diorama 15.08.34

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Citazione: Gino Saviotti, “Il poeta economista: colloquio con Ezra Pound,” Diorama Letterario, ultimo accesso il 21 novembre 2024, https://dioramagdp.unito.it/items/show/1706.