Diorama Letterario

Titolo: Ho scritto... Rossomanno

Autore: Nino Savarese

Data: 1934-11-21

Identificatore: 1934_484

Testo: Ho scritto ...
Rossomanno
Il passare delle terre da un padrone all’altro, da l’uno all’altro erede, da una famiglia all’aura, per i matrimonii e per le vendite; e portando lo sguardo nella lontananza del tempo, il succedersi del conquistatori e dei Re, delle investiture e dei ritorni al fisco, e il constatare che in tutti i mutamenti la terra non può essere mai posseduta da nessuno, che essa rimane ferma, e quasi verginalmente estranea, sotto la velleità di possesso degli uomini che vi passano sopra col loro sudore e con le loro passioni, questo è il complesso di riflessioni, di sentimenti e di fantasie che mi ha ispirato «Rossomanno».
« Rossomanno » è la storia di un feudo siciliano, dalla dominazione mussulmana ai nostri giorni: dall’integro e patriarcale possesso dei Re Normanni e Svevi, al frazionamento verificatosi con l'abolizione delle corporazioni religiose. Sulle quattrocento salme di terra di Rossomanno passa una folla di padroni e di coloni: da Federico Il che ne fa un luogo di « reale sollazzo », ai piccoli borghesi che dopo il ’70 ne ottengono minuscoli appezzamenti, pagando censo al Demanio. Ed ogni passaggio di proprietà delle terre di Rossomanno segna un dramma familiare: l’ascesa o la decadenza di una famiglia, il dolore o il benessere di un povero mezzadro: da Michele Bova che si arricchisce, ai Baroni Perrello che decadono, da Blasco che muore come un dannato, a Cosimo Chiaramonte che appicca il fuoco alla sua casa di Rossomanno prima di morire, dalla soave Suor Teresa del monastero di Santa Chiara che non sa nemmeno di possedere mezzo feudo, alta folla dei piccoli coloni avidi e maneschi, ai mezzadri nostalgici, ai braccianti nomadi.
Il feudo di Rossomanno e il borgo che vi si trovava incluso fino al 1394, anno in cui fu distrutto dal Duca 'di Monblanc, padre e coadiutore del giovinetto Re Martino, esistettero veramente in territorio di Erma, e queste terre portano ancora oggi il nome di Rossomanno. Gran parte degli avvenimenti furono da me controllati sulle storie della Sicilia e sui documenti di archivio. Ma ai fatti storici si innestano avvenimenti e personaggi di pura fantasia. Sulla legittimità di questo miscuglio, giudicherà il lettore che conoscerà certamente il prudentissimo saggio del Manzoni sul romanzo storico.
Ma rimane da sapere se « Rossomanno » è un romanzo!
L’editore, che è il Ceschino, romanzo ha voluto chiamarlo; io scrissi sotto il titolo: « storia ». E ci sarà certamente chi dirà che romanzo non è, ed alzerà magari la voce per farmi intendere che il romanzo, come ci è venuto dai paesi di origine, deve rispondere a tutt’altre esigenze, deve sottostare a ben altre leggi e dev’essere scritto in tutt’altra maniera, e mi confonderà con cento esempi (purtroppo non nostrani) e con cento nomi (purtroppo non italiani). Forse si potrebbe vedere se l’arte narrativa non sia destinata a mutare un poco la sua forma, e se la narrazione di molti fatti insieme, badando a tenere le cose sopra un piano più lirico che documentario, badando a dare, con aderenza e brevità, « il senso » dei fatti e delle umane passioni, nella economia dello scorcio e della illuminazione, anziché col minuto tessuto della realtà quotidiana, (nel quale tessuto, quel che conta, in definitiva, è sempre il formarsi, a furia di fili accostati, del disegno, della linea di quel « senso », di quella illuminazione lirica della realtà che ci circonda) vedere, dico, se tutto ciò non sia da chiamarsi romanzo e magari, sa nascerà in Italia, romanzo italiano. Ma so che si verrebbe a toccare una assai spinosa quistione, specie per coloro che hanno ormai scelto il loro partito: o l'imitazione delle cose di fuori o la prudente rinuncia, e ciò non è nelle mie intenzioni.
Almeno per ora, io posso evitare benissimo di far dispetto a chicchessia, giacché anche il mio futuro libro che sarà, non più la storia, di una terra, ma la « Storia di una città », lo chiamerò «storia » e non romanzo.
Nino Savarese.
Nino Savarese.