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Titolo: Amore di terra lontana

Autore: Giuseppe Villaroel

Data: 1935-02-27

Identificatore: 1935_123

Testo: Amore di terra lontana
La casa, ove mio padre visse la sua vecchiaia, aveva un sentore di calce e di mele passite.
Dinanzi alla soglia di pietra fioriva, a maggio, la vite ritorta sopra la pèrgola nel chiaro: silenzio dell’aia.
La terra, nera d’inverno e bruciata d’estate, verdeggiava, in autunno, di fieno tra i rossi papaveri, Sul fiume galleggiavano i mostruosi cadaveri dei tronchi schiantati dal vento, con le chiome sfrondate.
Gli uomini curvi sui solchi, con le zappe lucenti, parevano intenti a un occulto rito propiziatore.
La carrucola del pozzo, con lamentoso stridore, segnava il cumulino del tempo nei meriggi sonnolenti.
Sole della mia terra, tutto d’oro, sul ponte, quando s’affaccia a guardare i casolari sui clivi, ed entra dalle finestre e luccica tra gli ulivi, che sporgono sul torrente dai foschi dirupi del monte
Luna della mia terra, quando si libra sul mare a fil d’orizzonte; e gorgoglia in ogni piazza una
fontana
e i carri per le strade vanno in fila indiana dondolando le lanterne in un lento sobbalzare.
Ortaglie dei contadini, dove il cane alla catena borbotta alle galline se beccano il concime. Montagne sotto le stelle, con la neve sulle cime, dove il pastore sperduto zufola la sua pena.
S'annunziano le sere col polverio degli armenti e nei cortili fioriti agucchiano le fanciulle.
Le case si addormentano tra un dondolio di culle e le porte si chiudono dietro l’urlo dei venti.
Giuseppe Villaroel.

File: PDF, TESTO

Collezione: Diorama 27.02.35

Citazione: Giuseppe Villaroel, “Amore di terra lontana,” Diorama Letterario, ultimo accesso il 14 maggio 2024, https://dioramagdp.unito.it/items/show/2032.