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Titolo: La Musa, Collina

Autore: Aldo Capasso

Data: 1935-03-06

Identificatore: 1935_132

Testo: LA MUSA
Donde nasca ai miei giorni forza sorda Di persistere, macra pianta a rocce, È buio abisso; e quivi
Le radici del canto pel mio cuore.
Canto l’oscurità di que’ testardi Istinti onde ti cingo come in cieca Tenebra e t’impauro; sei la musa, Tu involontaria, di questa mia asprezza. In te ravviso il mio destino. Donna, Giungi come la notte che ci avvolge, Colmi il petto di tenebra funesta, O dolcezza di colpa. E apprendo infine Che tu sei nulla e il tuo potere è in me. Gracile creatura: che son terra, E il pianto impregno di terrestre limo. Forse nemmen la Vergine dei padri. Invocata dai vecchi di peccato E d’inganno omai stanchi, non potrebbe A incielar questa terra farla lieve. Giorni, non muterete Il destino ostinato
D’uno ch’è condannato a esser sì uomo.
COLLINA
Ben lieve suono fanno l'acque, Cingendo la collina Di lacci limpidi e calmi. Dovunque La presenza dell’acqua indovinata Ci dà il senso felice d’uno sguardo, Umano, che occulto segua I nostri atti d’amore. Io sorrido Ai neonati capelli che tremano, Appena biondi, su la tua nuca.
Rompe il tuo riso giovine
(Senza ragione alcuna, se non è
La mia presenza e quella del mattino... ); Ed al limpido suono, quasi chiamata, S’avvicina una rondine e ti gitta Un grido di fiducia, poi s'allontana.
Il tuo occhio, ora serio, la lascia.
Per posarsi su me, tepido come
Il sole che mi scalda sopra l’erba le dita.
Aldo Capasso.

File: PDF, TESTO

Collezione: Diorama 06.03.35

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Citazione: Aldo Capasso, “La Musa,” Diorama Letterario, ultimo accesso il 23 novembre 2024, https://dioramagdp.unito.it/items/show/2041.