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Titolo: Premii

Autore: Massimo Bontempelli

Data: 1935-05-08

Identificatore: 1935_203

Testo: Premii
Riattacchiamo a dar premii; e riattaccheranno trafilettisti e caricaturisti a dare addosso ai premii, così per fare. Voglio vedere se anche quest’anno uno dei gridi di battaglia sarà « troppi premii! ».
Perché « troppi », non s’è mai capito. Questa gente dà per provato che i premii son dati tutti male? che noi delle commissioni siam tutti dei somari o dei faziosi o dei somari faziosi e il nostro giudizio non ha nessun valore? e che, comunque, nessuna commissione può essere competente perché soltanto i posteri posson giudicare? e che se anche le commissioni giudicassero secondo giustizia, alla fin fine il tutto riuscirebbe dannoso perché il genio si sviluppa tra le difficoltà e il capolavoro nasce nell’ostilità e nell’indifferenza ecc.? Son queste le ragioni che portano contro i premii coloro che tentan di darne e non s'accontentano di farci sópra un disegnino e una battuta.
Ma se quelle ragioni son buone, se anche una sola di quelle ragioni è buona, non dobbiamo gridare che i premii son troppi, bisogna dire « niente premii ». Una volta che si ammette che l’istituzióne può avere del buono, l’importante non è che siano pochi, l’importante è che sian dati il meglio possibile. E se son dati bene, più ce n’é, meglio. Dove comincia il troppo?
L’agitazione contro i premii è pura nevrastenia di disoccupati. Ma intanto riescono a mettere i bastoni tra le ruote a premii nuovi che si presenterebbero né migliori né peggiori di tanti altri, e impedirne la nascita. Invece anche i premii, come ogni cosa viva, dovrebbero decadere o acquistare importanza secondo le loro proprie energie; chè ognuno potesse a suo rischio dare il saggio della propria vitalità.
* * *
Di tutte quelle ragioni contro i premii, la sola che a prima vista abbia apparenza d’importanza è quella che nessun grande scrittore è mai stato rivelato da un concorso; anzi in generale nessun grande scrittore è stato riconosciuto dai contemporanei.
Questo è verissimo, e basti ricordare una volta ancora il caso delle prose di Leopardi battute in un concorso non so più se dal Botta o da chi altri dello stesso peso.
Ma l’errore sta nel credere che con i premii si cerchi il grande scrittore.
Nella storia della letteratura abbiamo due piani: il piano dei grandi scrittori, ognuno dei quali esce con l’opera sua dal proprio secolo, e per questo esce in realtà dalla storia e dal tempo; e opere di consumo quotidiano.
Le prime sono patrimonio di tutti i tempi. Il legame loro col tempo in cui sono nate, non ci interessa. Noi leggiamo l’Odissea e Dante e Shakespeare, il Don Chisciotte e Leopardi e Platone, esattamente come essi parlassero oggi; e le loro parole ci toccano in profondità anche se non sappiamo quasi niente delle contingenze in cui sono nate. Nella stessa Divina Commedia, il legame col tempo non è che un fatto di necessario incitamento personale.
Ma l’altro piano della storia letteraria segue un corso coordinato a quello del tempo. È produzione d’uso corrente, di consumo quotidiano. È professione (nel miglior senso della parola) e come tale può, anche se non arriva alla poesia in pieno, essere decorosa, piacevole, utile alla formazione intellettuale dei contemporanei, o nel migliore dei casi energica, incitante, attiva.
Il meglio di tale produzione può essere letto con qualche piacere e utilità anche più tardi, in altra epoca, pur che il nuovo lettore abbia una certa conoscenza dei tempi in cui le opere furono scritte.
Ora, quando si bandisce un concorso, quando aggiudichiamo un premio, noi siamo nettamente su questo piano inferiore, sul piano che è stato chiamato « storia della cultura ». Noi non abbiamo l’illusione di saper scoprire nel romanzo, uscito questa mattina, l’opera che tra un secolo chiameranno il capolavoro del nostro tempo. Quando questi bravi giovani ci portano o ci inviano i loro libri, noi non abbiamo certo la pacchiana ingenuità di saper in mezzo a quelli distinguere il Genio, il Grande. Il nostro compito è di elencare e graduare, col maggiore gusto e con la maggiore sincerità possibili, quali sono le opere che con maggior forza possano presentarsi alla lettura dei contemporanei.
E sappiamo benissimo che il giudizio dei posteri sarà ben altro. Ma ci hanno da pensar loro. Sappiamo con certezza che il Capolavoro del Grande Genio è o tra le opere che non hanno concorso, o tra quelle che a noi non han detto niente; perché in generale il Genio parla un linguaggio alquanto anticipato su quello del suo tempo.
Questa teoria, mentre riporta alla necessaria modestia il nostro compito, può servire di valido conforto a tutti coloro che concorrono senza riuscire.
Massimo Bontempelli.

File: PDF, TESTO

Collezione: Diorama 08.05.35

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Citazione: Massimo Bontempelli, “Premii,” Diorama Letterario, ultimo accesso il 21 novembre 2024, https://dioramagdp.unito.it/items/show/2112.