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Titolo: Detti memorabili con pepe e sale

Autore: Non firmato (Lorenzo Gigli)

Data: 1935-06-18

Identificatore: 1935_242

Testo: Detti memorabili con pepe e sale
Alfonso Karr, uno degli uomini più spiritosi del suo tempo, l’autore di quelle Vespe che punzecchiarono mezzo mondo e gli fruttarono, tra gli altri complimenti, una coltellata di Luisa Colet (il Karr attaccò poi il pugnale nel suo studio con questo cartello: « Ricevuto in dono dalla signora Colet... nella schiena»); eppure, a volte, sentimentale e tenero come una fanciulla, ebbe un giorno un’idea luminosa: aprì, uno dopo l’altro, i cento volumi dove aveva raccolti articoli, saggi, impressioni, sentenze, tutta la sua produzione giornalistica di anni e anni, e lesse, armato di matita e di forbici. Poi consegnò al fido editore la quintessenza di tante pagine, il sugo ristretto, il meglio del meglio, e ne venne fuori il volume Lo spirito di Alfonso Karr che si pubblica ora in italiano nei « Classici del ridere » di Formiggini con titolo diverso, cioè Sale e pepe (e l’editore ne spiega il perchè) ma con lo stesso sapore, con lo stesso brio dell’originale; basti dire che l’ha tradotto Dino Provenzal, maestro incomparabile d’umorismo, traduttore fedele e sagace e tanto simile al Karr per gusti, per indole, per temperamento. Il volume, argutamente e limpidamente presentato dal Provenzal, continua ad essere interessante anche per noi non solo perchè getta luce, come sempre le opere satiriche, sui costumi di una società, ma perchè rispecchia la figura d’uno dei più caratteristici fra i giornalisti dell’Ottocento francese. Nel volume Alfonso Karr ha lasciato osservazioni argute, brillanti, originali, delle quali diamo qualche piacevole saggio.
***
In generale, l’uomo non fa quasi nulla apposta; la storia è soltanto l’arte di determinare in un modo quasi plausibile la premeditazione delle tegole che cascano.
È impossibile dire quanto valore si scopra in un bene che si è perduto o che stiamo per perdere. Non c’è patria che per gli esiliati.
La felicità è formata di sventure evitate.
Non esistono donne che andando a teatro non sperino d’essere un po’ lo spettacolo.
Quella donna dagli sguardi di un azzurro pallido e profondo sogna eternamente ciò che le altre fanno.
Le donne non hanno il diritto di pubblicar le sciocchezze che ci fanno scrivere come noi non abbiamo quello di pubblicar le sciocchezze che facciamo loro fare.
È quasi impossibile non ingannare gli uomini: essi non domandano altro che d’essere ingannati. Hanno in testa un tipo di donna strana che non somiglia affatto a una donna vera e a cui bisogna far di tutto per somigliare, sotto pena di non ottenere la loro approvazione.
Un uomo, appena è innamorato, dimentica tutto ciò che meglio sa intorno alle donne in generale. A una donna, anche di trent’anni e con quattro figlioli, farà domande insidiose per sapere se veramente ella abbia serbato fino al fortunato incontro con lui la sua preziosa verginità.
È molto pericoloso che una donna s’accorga che suo marito è ridicolo e che faccia questa scoperta in collaborazione con un altr’uomo.
Non capisco l’amore per una ragazza con cui siamo cresciuti, e che si è vista mentre acquistava, lungamente e faticosamente, ciascuno dei vezzi che possiede.
Vi sono due cose che le donne non perdonano: il sonno e gli affari.
L'avarizia sarebbe una cosa terribile se gli avari vivessero sempre: ma essi nella società fanno l’ufficio di cisterne che tengono chiusa l’acqua raccolta dalle grondaie della casa.
La scrittura è una triste invenzione per l’ubiquità che fornisce alla gente. Un signore, se quasi non sapesse scrivere, sarebbe semplicemente uno sciocco a Pechino; mentre, per mezzo di una sola lettera, è sciocco nello stesso tempo a Pechino e a Parigi.
È molto imbarazzante essere a capo di un governo fondato sulle maggioranze e che non può appoggiarsi sui più degni, ma sui più numerosi: un governo in cui i montoni conducono il cane, in cui i cavalli da tiro guidano il cocchiere, in cui un branco d’oche conduce o manda a pascolare il suo pastore.
C’è gente che domanda dei diritti politici per il popolo: il primo diritto che si deve dare al popolo è il diritto di mangiare e in grazia di questo non bisogna fargli odiare, abbandonare o trascurare il lavoro per seguir vane teorie.
È incredibile quanto la gente si affatichi per procurarsi dei guai che verrebbero ugualmente, e che non c'è davvero pericolo di perdere.
Un tempo, molte donne, quando giungeva l’ora fatale in cui non potevano più nascondersi, che l’amore non voleva più saperne di loro, decidevano di rinunciarvi e di darsi alla religione. Oggi, molte di esse entrano nei giornali e pubblicano le loro confessioni che consistono soprattutto nel raccontare i peccati degli altri.
Una donna che ama un uomo di ingegno l’ama molto meno per l’ingegno che ha, che per l’ingegno che gli altri vedono in lui.
Mettetevi un garofano rosso all’occhiello; a dieci passi di distanza vi credono un ufficiale della Legion d’onore; a tre passi vedono che siete un imbecille.
Poeti e scrittori, noi abbiamo sempre nella mente e nel cuore qualcosa di femminile: è insieme la nostra debolezza, la nostra forza, la nostra superiorità.
La vita si divide in due metà, l’una piena di speranze che non debbono realizzarsi, l’altra data al rimpianto di gioie che non abbiamo godute; perchè quel che ci sembrava così bello nell’avvenire, quello che, quando l’abbiamo raggiunto, non ci ha dato che delusione e disgusto, riprende la propria magia nel passato.

File: PDF, TESTO

Collezione: Diorama 18.06.35

Citazione: Non firmato (Lorenzo Gigli), “Detti memorabili con pepe e sale,” Diorama Letterario, ultimo accesso il 13 maggio 2024, https://dioramagdp.unito.it/items/show/2151.