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Titolo: Giornata idilliaca in un'isola del Danubio

Autore: Sandro Volta

Data: 1938-10-26

Identificatore: 1937-38_35

Testo: Giornata idilliaca
in un’isola del Danubio
Nell'incanto dell'autunno di Budapest Rapsodie di Liszt per mezzo pengö C'era una volta la figlia di un re...
( Dal nostro inviato speciale )
Budapest, ottobre
Uno dei giornalisti stranieri che erano venuti a Budapest per assistere alle trattative del Felvidék fra l’Ungheria e la Cecoslovacchia, trovatosi a non aver nulla da fare nel periodo fra la rottura della conferenza di Komàrom e l'inizio di una nuova conferenza, si lasciò convincere dalle insistenze di una donna e andò a passare una giornata nell’isola di Santa Margherita.
Passeggiate a due
Era il giovedì d’una settimana di fine ottobre e il tempo aveva arcimantenuto le promesse delle guide turistiche che decantano l’autunno di Budapest; le terrazze dei caffè sul Danubio erano piene di gente a tutte l’ore, in abiti chiari come su una spiaggia d’estate, la gente passeggiava piano piano senza cappotto per le strade pesanti di sole. Dall’albergo nel centro di Pest i due andarono a piedi nell’isola; c’era forse due chilometri di strada lungo il fiume, per giardini dove giocavano bimbi biondissimi con brune e forti gambe nude; poi s’attraversava fino a metà un ponte e qui s’innestava l’isola che è fatta a fuso in mezzo al Danubio e in mezzo alla città.
L’entrata, dove si paga un biglietto d’accesso, sembra quella di un’autostrada, e l’inizio, fra i vecchi alberi e le siepi in fiore, non diceva nulla fuori che il luogo dev’essere certamente amministrato da una perfetta organizzazione alberghiera. Il giornalista, che da alcuni anni girava per il mondo rifiutando sistematicamente di visitare le bellezze naturali dei vari paesi, incominciava già a pentirsi d’avere ceduto questa volta a un capriccio femminile: andava avanti di buon passo a fianco alla compagna che indovinava il suo fastidio e non osava dire una parola. Per un po' di tempo si udì soltanto il gemito delle foglie cadute dai platani e andate a morire sotto le loro scarpe.
Poi, su un ciglio del viale, c’erano dei fagiani che beccavano nel prato come le galline, e in mezzo c’erano anche dei merli e qualche passerotto. I due si fermarono a guardare e la donna disse qualche cosa che subito dopo gli passò di mente ma che lì per li lo fece ridere. Più avanti trovarono dei ruderi coperti d’erbe rampicanti e la compagna gli raccontò la romantica storia della figlia d’un antico re d’Ungheria per rinchiudere la quale un convento era stato costruito nell'isola. E ancora il paesaggio si faceva balneare con campi di tennis e di golf piscine e fontane, per inselvatichirsi subito dopo in certi boschi carichi d’ombra e di misteri.
Cannoni fra i fiori
Lasciarono il viale principale dove a lunghi intervalli passava qualche automobile, e presero viottoli fra le selve; videro una batteria antiaerea appostata in un boschetto a ricordare che il pericolo della guerra non era ancora del tutto passato, ma girarono subito alla larga, sempre più attratti dalla meravigliosa solitudine del parco. E arrivarono all’altra estremità dell’isola.
Era qui un villaggio balneare accuratissimo ma in completo abbandono: grandi alberghi recinti da giardini stupendi, villette, trattorie all’aperto, tutto era deserto ma soltanto da pochi giorni, e si sarebbe detto anzi che tutto avesse funzionato fino alla sera prima, che la gente avesse ballato fino a tarda ora sulla pista di legno vicino al palchetto per l’orchestrina zigana, e che fossero poi andati a letto per un sonno lunghissimo, da svegliarsi chi sa quando.
Le vetrine non avevano calato le, saracinesche e il sole batteva sulle lastre di cristallo; sedie, non ancora immagazzinate nei ripostigli invernali, si aggruppavano intorno ai tavolini delle birrerie lasciando indovinare il giuoco delle conversazioni interrotte; fiori splendevano nelle aiuole. C’era un’aria da « bella addormentata nel bosco », un’aria d’incantesimo che faceva dire le cose a voce sommessa per paura di risvegliare qualcuno.
Irreale solitudine
Sul Danubio passavano lenti battelli ottocenteschi tutti bianchi con due enormi ruote nei fianchi, e all’intorno era la città, l’immensa città vicinissima e remota, che si sentiva vivere sulle due sponde, con le strade piene di traffico, il fumo nero degli opifici, la gente che discuteva nei caffè. L’isola era proprio nel centro di Budapest: ecco là il Palazzo Reale circondato dai Ministeri e di fronte è il Parlamento, si distingue benissimo casa per casa, e in questo istante le automobili corrono forse fra una Legazione e l’altra, attraversano il Ponte delle Catene, si fermano al portone del Külügyministérium; l’animazione è al colmo perchè Budapest è in questo momento il punto più attivo della diplomazia europea per salvare la pace del mondo. Qui si è al centro di questa attività, ma è come se ci fosse il distacco e la lontananza di un’isola dell’Oceano.
Sulla riva d’un laghetto fiorito di loti era la cupola d’una pagoda con un grande organo ad acqua e introducendo una monetina da mezzo pengö suonava una rapsodia di Liszt. Il torrente di musica si rovesciava sulla solitudine a renderla ancor più assoluta magica irreale. Allora il giornalista, che da alcuni anni girava il mondo in mezzo alle guerre, alle epidemie alle rivoluzioni, pensò di essere arrivato finalmente in un luogo dove non gli sarebbe più toccato di parlare di mobilitazioni, di note diplomatiche e di frontiere, in un luogo dove sarebbe potuto rimanere a scrivere la storia delle foglie che ingialliscono sui vecchi tronchi d’autunno.
Ma cadeva il tramonto e si ricordò che prima di sera doveva trovarsi a Buda per un appuntamento al Ministero degli Esteri.
Sandro Volta
L’isola di Santa Margherita sul Danubio

File: PDF, TESTO

Collezione: Diorama 26.10.38

Citazione: Sandro Volta, “Giornata idilliaca in un'isola del Danubio,” Diorama Letterario, ultimo accesso il 21 novembre 2024, https://dioramagdp.unito.it/items/show/2354.