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Titolo: Memorie critiche

Autore: Non firmato (Lorenzo Gigli)

Data: 1939-02-08

Identificatore: 1939_75

Testo: IL LIBRO
della settimana
Memorie critiche
Il Premio Brabante è andato quest’anno, per la letteratura, a Raffaello Franchi, scrittore toscano, che appartenne al gruppo di Solaria ed esordì intorno al 1916 con una raccolta di poesie intitolata Ruscellante. Del Franchi, la giurìa del « Brabante » ha premiato Memorie critiche (ed. Parenti, L. 15), un volume di saggi che rappresenta un decennio di attente letture, di esperienze e di conclusioni in sede propriamente letteraria; ma dalle liriche del 1916 ad oggi la personalità del Franchi s’è rivelata con linee marcate nel campo narrativo, ed è qui che la sua bibliografìa si presenta con numeri originali: dal racconto Pocaterra del 1924 all'Equilibrista di dieci anni dopo, da Piazza natìa del 1929 a Giorni di vela del '36. In queste prose (benché il Franchi ne assegni qualcuna al romanzo, in realtà egli non arriva alla complessità di costruzione e alla varietà di caratteri e di toni che il genere richiede) sono da notare, come qualità precipue dello scrittore, una sincerità di emozione che attraverso la finezza del disegno e l’armonia del tocco comunica al lettore il tremore originario, non si accontenta cioè di dargliene un’immagine comechessia ma glielo suggerisce ed infonde. Il Franchi, anche in sede narrativa, resta un lirico ricco di suggestioni e di musiche, che s’appoggia su un fondo culturale e su un buon gusto nativo donde traggono alimento la sua coscienza artistica e il suo giudizio critico.
La finezza di quest’ultimo possiamo appunto saggiare sulla pietra di paragone delle testé premiate Memorie, le quali non sono da assumere, anche se nate per avventura con tale etichetta, come scorribande occasionali nel campo delle nostre lettere, ma realizzano sempre uno schema, lo nutrono di contributi diretti, presentano un disegno finito. Il volume si apre con uno scritto del 1928 sulla modernità del Foscolo e si chiude su ritratti e profili del 1938; il Foscolo sta solo a rappresentare il suo secolo; il trampolino del suo miracolo poetico ci fa balzare di colpo nel Novecento, e il primo nome che s'incontra è quello di Italo Svevo, uomo d’una generazione già anziana ma il cui segreto era ancora da cogliere e la cui parola si proiettava nell’immediato avvenire. Dai metodi della composizione sveviana si passa all’italianismo di Federigo Tozzi, alla magica salvatichezza di Dino Campana, all’esoterismo di Arturo Onofri, che costituiscono, per così dire, altrettante introduzioni alle diverse forme del panorama attuale; sono punti di partenza o prologhi la cui funzione si precisa quanto più il tempo, allontanandoli, ne fissa le prospettive. Anche nel caso dei tre che abbiamo citato, il Franchi sottolinea con acute notazioni quel che essi s’immaginarono di essere e quel che furono nella realtà, spesso al di là delle loro intenzioni e oltrepassando spiritualmente i limiti che si erano imposti. Poi la selva s’infoltisce, i nomi s’inseguono, le opere si affiancano in antiche e nuove esperienze, la poesia di Montale col canto « della speranza » di Roberto Papi, il demiurgo di Burzio con le « stampe » di Palazzeschi, la compostezza di Cardarelli con l’umorismo fantasista di Zavattini. le favole di Lisi coi miti terrestri di Enrico Pea, e via da Cecchi a Bacchelli, da Stuparich a Raimondi, da Gadda a Bonsanti, da Moravia a Comisso, da Nannetti a Landolfi... Non appunti e pretesti, ma una galleria che fa blocco. E inoltre una guida per orientare tanta brava gente che accusa di aridità la letteratura contemporanea soltanto perchè non la conosce.
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Raffaello Franchi

File: PDF, TESTO

Collezione: Diorama 08.02.39

Citazione: Non firmato (Lorenzo Gigli), “Memorie critiche,” Diorama Letterario, ultimo accesso il 21 novembre 2024, https://dioramagdp.unito.it/items/show/2492.