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Titolo: Biografia di Colautti

Autore: Lorenzo Gigli

Data: 1939-05-31

Identificatore: 1939_167

Testo: IL LIBRO DELLA SETTIMANA
Biografia di Colautti
Il libro che Ofelia Novak Colautti dedica al padre (Arturo Colautti, il poeta della vigilia italica, ed. Oberdan Zucchi, Milano, L. 15) è un denso capitolo di storia letteraria e politica dell’Italia d’anteguerra, nella quale il patriota dalmata Colautti tenne vivo con l’opera e con l’esempio il fuoco di memorie e tradizioni che, come sempre, dovevano contare sui generosi spiriti d’ima minoranza d’idealisti per non cadere obliate e spente. Quando poi sonò per l’Italia l’ora di riprendere la marcia interrotta a Bezzecca, codesta minoranza fu naturalmente all’avanguardia ed ebbe la consolazione di veder maturi i tempi che aveva presagito e preparato. Tra costoro, dominò il Colautti. Lo ricordiamo, nella primavera del 1914, pochi mesi avanti lo scoppio della guerra mondiale, apparire ad una seduta del Congresso nazionalista che si teneva nel Castello Sforzesco di Milano. Fu come se con lui entrasse nella sala la voce delle generazioni antiche che avevano tramandata alla nuova la laro fiaccola di fede e le speranze intatte. Le parole brevi ch’egli disse caddero in un religioso silenzio. C’era nell’aria il presentimento delle vigilie fatali, era ormai in atto il prologo della grande rinascita. Colautti non polemizzò, non fece giuramenti e non annunciò programmi: lasciò parlare il suo cuore d’esule e di poeta, e trascinò tutti nella scia della sua emozione.
Ci distaccammo da lui portandone via un’immagine dolente e serena insieme che non si è più velata in noi. Qualche mese dopo egli moriva. Adesso, a venticinque anni dalla sua dipartita, il libro della figlia ce lo riconduce innanzi nella sua cavalleresca umanità e nella sua ispirazione italiana. Ebbe un’esistenza travagliata e nomade, e dovunque passò la sua influenza ideale fu notevole soprattutto su certe correnti giovanili. Era il tempo dell’irredentismo monopolizzato da alcuni partiti politici di sinistra che poi votavano contro le spese militari come se a risolvere quel problema storico bastassero i comizi di piazza. Il Colautti vide e denunciò in fortissime polemiche (scrittore aristocratico e forte, usava mirabilmente l’arma dell’ironia) l’assurdo di tale atteggiamento; e intuì ciò che fermentava nello spirito italiano e che avrebbe, al momento opportuno, rovesciate le vecchie posizioni e sovvertito il panorama politico italiano. Ammirò Francesco Crispi e ne difese coraggiosamente l’opera; fu devoto al Carducci e amico di Oriani: uno, insomma, della vigilia anche lui, e veniva di là dal mare dove la nostra civiltà ha lasciato si gloriose testimonianze.
La figlia racconta tutto questo in pagine vibranti di contenuta passione che sono degne di lui e della sua fierezza; e svela il dramma della giovinezza che influì poi sulla indole taciturna e solitaria del Colautti, la cui esistenza fu esemplare per disinteresse e per disdegno delle cose mediocri e lo innalzò ad un livello morale che gli fu riconosciuto anche dagli stessi avversari. Ma Arturo Colautti non fu soltanto questo, un uomo di fede e di battaglia: fu anche uno scrittore di multiforme ingegno che trattò il poema, il romanzo, il racconto, la critica storica e militare mettendo in ogni attività che esercitasse una inconfondibile nota personale. Giornalista principe, rese famoso lo pseudonimo di Frani sotto il quale si nascondeva, e durante la guerra russo-giapponese ne scrisse la cronistoria in una serie di articoli non dimenticati. Anche per l’impresa libica dettò pagine memorande, ed è suo l’aforisma che « il tempo è denaro delle nazioni povere, e per spendere poco convien far presto », il cui sostanziale valore resta pur sempre d’attualità. I romanzi Fidelia, Nihil, Il Figlio hanno avuto ristampe anche recenti; e nella maggiore opera poetica del Colautti, Il terzo peccato, poema degli amori, si possono isolare momenti epico-lirici di autentica ispirazione; nè va taciuta la forza evocativa del ciclo di sessanta sonetti napoleonici intitolato L’Imperatore. Un altro aspetto felice della musa colauttiana è quello del librettista, che apprestò tra l’altro i libretti della Fedora e di Adriana Lecouvreur alle popolari armonie di Giordano e di Cilea.
Questa, in brevi tratti, la figura dell’uomo e dello scrittore rievocata nel venticinquennio della morte. E si sottintende che la biografia gli resuscita intorno una folla varia e in movimento, e la società italiana del primo quarto del secolo nelle sue manifestazioni politiche e culturali più interessanti.
l.g.

File: PDF, TESTO

Collezione: Diorama 31.05.39

Citazione: Lorenzo Gigli, “Biografia di Colautti,” Diorama Letterario, ultimo accesso il 17 maggio 2024, https://dioramagdp.unito.it/items/show/2584.