Emilio Cecchi (dettagli)
Titolo: Emilio Cecchi
Autore: San V.
Data: 1932-03-09
Identificatore: 1932_84
Testo:
Misteri intimi
Emilio Cecchi
L'altra sera, all’Istituto Fascista di cultura di Firenze, Emilio Cecchi ha tenuto una conferenza sul « Messico vecchio e nuovo ». I fiorentini, Cecchi, lo conoscevano bene prima che andasse a stare a Roma: critico d’arte e di lettere molto stimalo, frequentatore assiduo di biblioteche e musei, passava per un uomo di cultura e se, qualche volta, era andato a fare dei viaggi a Londra, tutti sapevano che si trattava di viaggi di studio, naturalissimi per uno che si occupava principalmente di letteratura inglese.
Così si spiega come, l'altro giorno, abbia prodotto una certa impressione rivederlo comparire in veste del tutto mutata, col poncho e tanto di chambergo a falde larghissime: si sarebbe detto un vaquero smontato proprio allora da cavallo, e che non avesse ripreso ancora tutt’intera consistenza, ma si muovesse nel bianco e nero di un film fairbanksiano. La penombra che vigeva nella sala del Palazzo di Parte Guelfa, durante la conferenza con proiezioni, favoriva la strabiliante illusione.
Vero e che i fiorentini più al corrente con gli avvenimenti della letteratura contemporanea la trasformazione di Emilio Cecchi l’avevano già notata, seguendo la sua. opera più recente di scrittore sulla Tribuna, e poi sul Secolo, il Tevere, e infine sul Corriere della Sera, o, meglio ancora, attraverso i tre volumi che raccolgono la sua produzione migliore: Pesci rossi. L’osteria del cattivo tempo, e il nuovissimo Qualche cosa, che è uno dei libri più quotati, quest’anno, per un grosso premio letterario; ma non si sospettava che la metamorfosi avesse potuto essere così radicale.
Si sapeva, insomma, che l’antico critico di D’Annunzio e di Kipling era passato ad altri gusti, che aveva smesso di occuparsi dei libri di Cardarelli o del quadri di Klimt per dedicare tutta la sua attenzione allo scimmione di Villa. Borghese o ai coccodrilli di un allevamento nella Nuova California; che, staccatosi dai primitivi senesi, le vamps di Hollywood erano diventate la sua passione. E molti lettori erano rimasti ammirati della stupenda fioritura d'orchidee liriche sbocciata tutto a un tratto, e nella quale avevano visto un puro critico cambiarsi in uno dei più squisiti poeti del nostro tempo. Ma nessuno pensava che il cambiamento andasse oltre l'avventura cerebrale, scavalcasse la scrivania, potesse superare il formicolio della pagina scritta. E nella pratica, poi, tutti avrebbero detto che ogni cosa si sarebbe per sempre risolta in una fantastica fumata di pipa. E, invece, ecco proprio un Emilio Cecchi diventato « Jinete » a parlare del Messico che conosce palmo per palmo, come se non avesse mai fatto altro in vita sua che buttarsi allo sbaraglio delle guerriglie! Un Cecchi che, a S. E. il Prefetto di Firenze che si congratulava con lui a nome di tutti i presenti, ha risposto (colla pipa in bocca): «Se non avessi avuto famiglia sarei stato un filibustiere io... ».
San V.
Collezione: Diorama 09.03.32
Etichette: Misteri intimi, San V.
Citazione: San V., “Emilio Cecchi,” Diorama Letterario, ultimo accesso il 16 novembre 2024, https://dioramagdp.unito.it/items/show/340.