Diorama Letterario

Titolo: Una parola al giorno: Ski

Autore: Paolo Monelli

Data: 1932-04-06

Identificatore: 1932_182

Testo: Una parola al giorno
Ski
Fino a qualche anno fa, le più balzane ortografie si videro per questa parola, al singolare ed al plurale: scki, sky, scky e simili. La parola, e risaputo, è d’origine scandinava; deriva da un islandese Scidh, che vuol dire legno, poi scarpa da neve. In norvegese si dice ski, plurale skier. In Italia da quindici anni è ormai d’uso comune la forma sci, con i derivati sciatore e sciare. Per fortunata combinazione, la sillaba sci è radicale delle parole che esprimono appunto lo scivolamento, la scia del pàttino nella neve, i lisci pendii di neve più adatti per questo diporto. Riteniamo quindi che sci e sciatori abbiano acquistato diritto di cittadinanza in Italia; e troviamo un inutile passo indietro quello dei recenti traduttori d’un libro straniero sullo sci che hanno riadottato la grafia ski e peggio skiatore (pure avvertendo che si pronuncia sci e sciatore). Il popolo che parla italiano — scrive Panzini nel suo vocabolario — dice scivoli e scivolatoli (Abruzzo) ». Benissimo; ciò mostra da una parte come la sillaba sci s’inserisca senza sforzo per questo significalo nella nostra lingua; e d’altro canto che possono sorgere sinonimi utili per gli scrittori. Scivolare e scivolatore per sciare e sciatore lo abbiamo già letto in scritti di diporti invernali là dove non fosse possibile l’equivoco. La voce strisci addotta da taluno con l’autorità del Tasso non ci sembra adatta; il Tasso pare del resto alludere non a sciatrici, ma a pattinatrici, con i citati versi: « Siccome soglion là vicino al Polo, - s’avvien che il verno i fiumi agghiacci e indure, - correr sul Ren le villanelle a stuolo - con lunghi strisci, e sdrucciolar secure ».
Sci, dunque, e sciare e sciatore; e per i poeti che cerchino una rima a rìvoli e a Tivoli, scìvoli.