Beta!
Passa al contenuto principale

Titolo: Enrico Emanuelli

Autore: Non firmato (Lorenzo Gigli)

Data: 1932-09-07

Identificatore: 1932_403

Testo: GALLERIA
Enrico Emanuelli
Vita morte e miracoli d’un uomo qua. lunque, e quest'uomo si chiamava Me molo: veniva fuori da una cornice provinciale, personaggio d’un microcosmo polveroso e restìo, dove le idee tardano a farsi strada e le anticipazioni cadono nel vuoto. Ma Memolo aveva in sè tanta dolorosa umanità, e, pur sotto le apparenze, tanta sentimentale freschezza, aduggiata poi dalle infinite delusioni dell’esistenza mediocre, ma valida comunque e vera, che non poteva non far parlare di sè. Cerano, dietro, un uomo e uno stile; una coscienza d'ar tista e una disciplina di scrittore: onde l’autore di Memolo ebbe da un giorno all'altro qualche onor di attenzione e qualche prova di stima nella difficile repubblica delle lettere; e più d’uno affermò, chiuse le brevi pagine della storia di Memolo, che bisognava attendere l’autore, Enrico Emanuelli, al suo secondo libro e che, sì, era tempo ch’egli scrivesse un romanzo (questo si dice, oggi, in Italia, sotto forma di consiglio e come testimonianza di fiducia, a tutti i giovani che cominciano bene). All’insegna della Libra, usciva quel primo volumetto: ch’era, la Libra, una rivista novarese e insieme un cenacolo dì studi meglio di gusti e di tendenze, uno di quei nuclei culturali di cui sono feconde parecchie delle nostre città di provincia dove l'amor delle buone lettere è tradizionale in un’atmosfera sin golarmente propizia. L'esercizio critico e poetico del gruppo della Libra si chiude in attivo col volumetto dell'Ema nuelli, col saggio di Bonfantini su Baudelaire e con una raccolta di scritti di Ferdinando Neri, il cui autorevole nome non voleva significare un’adesione accademica alla giovanile impresa novarese ma un apporto di moderna sensibilità al servizio d'una larga e informatissima dottrina. E’ giusto che sì ricordi tutto questo oggi che la Libra è sparita dal cielo delle nostre costellazioni; ed è giusto che si ricordi quel turbato e sconfitto Memolo di Emanuelli oggi che alla esperienza dell’uomo mediocre, tanto crudele nelle sue nude conclusioni, tien dietro la crudelissima cronaca d’una famiglia borghese vista attraverso la Radiografia di una notte (ed. Ceschina, Milano 1932 - L. 10). Romanzo, si dichiara: ma codesta fissazione dei generi è quasi sempre determinata da motivi editoriali. Qui siamo in un mare di guai, ma senza avventure preponderanti. La tecnica è un poco cineastica e un poco joyciana, qualche soliloquio interiore serve a delucidare le parti in ombra di qualche secondo piano; i personaggi si scambiano i posti, e dopo esser stati alla ribalta per cinque minuti se he vanno con un bell'inchino perchè gli altri ritornino a riprendere il filo del discorso interrotto. Il clima e lo spirito, dicevamo, sono crudeli (la crudeltà è una nota che l’Emanuelli predilige: egli annunzia prossima anche una serie di Storie crudeli), ma non alla maniera romantica e moschettiera di Vllliers de l’Isle-Adam, sibbene piuttosto alla maniera di certi russi (Sollogub, per esempio, o Artzibascev) dove è prima di tutto spietato il destino, e dal dramma dell'impotenza si genera il gusto sadico della malvagità attiva che tien luogo dell’empietà declamatoria e della disperazione dei romantici. L’Emanuelli muove nelle brevi ore d’una notte i fili di alcune esistenze, scelte nel campionario dell'umanità media: egoismi, dolori, convenzioni, menzogne, una famiglia in disgregazione, gli uni spiritualmente lontani dagli altri, ostili agli altri, tante vicende mediocri che ad un punto precipitano e si mescolano. La cronaca è fedelmente e pianamente narrata, e s’arriva alla fine a concludere che quello che è fuori di noi non è nostro, e quello che è in noi non lo conosciamo: « solo le reazioni di ciò che è fuori con ciò che è dentro formano la vita ». Codesti personaggi emanuellìani, anche se sono entrati per un attimo nell’avventura, qualche cosa della loro vita ci han rivelato; qualcuna delle loro reazioni non ci è sfuggita, e tutti hanno portato un granellino alla morale della favola, che il tempo veramente è di nessuno. Poi son spariti, andati via, dietro il loro destino già segnato. E la tela è calata sull'ultimo atto d’un dramma sconsolato. Una tristezza profonda domina e conduce questo libro, ed è la segreta ragione della sua poesia.
*

File: PDF, TESTO

Collezione: Diorama 07.09.32

Etichette:

Citazione: Non firmato (Lorenzo Gigli), “Enrico Emanuelli,” Diorama Letterario, ultimo accesso il 17 maggio 2024, https://dioramagdp.unito.it/items/show/659.