Arturo Loria (dettagli)
Titolo: Arturo Loria
Autore: Non firmato (Lorenzo Gigli)
Data: 1932-09-14
Identificatore: 1932_414
Testo:
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Arturo Loria
Nove racconti di Arturo Loria presentano le edizioni di Solaria (Firenze 1932) in un volume intitolalo La scuola di ballo. Dopo Il cieco e la bellona (1928). e Fannias Ventosca (1929), ecco il Loria impegnato a ricavare motivi di umana commozione da soggetti guanto mai avventurosi, da situazioni non prive di motivi groteschi, da ambienti tipici, e fuori dell'ordinario rappresentati in spaccati diligenti e precisi sino alla minuzia, a forza di notazioni di carattere realistico, cronístico e documentario. La fusione di codesti elementi si compie quasi sempre felicemente in un impasto alto di colore, vivace, pittoresco, in un clima romanzesco, in una successione di quadretti tutti mossi ed evidenti il cui carattere episodico è soltanto apparente e transitorio: l'unità della composizione, la sua armonia interiore, il suo senso della vita presente si manifestano senza equivoci anche al lettore meno attento; e le virtù intime dello stile, come dire il valore ideale della parola nella frase, la forza di coesione del periodo, la sobrietà del discorso, danno un risalto tutto particolare alla rappresentazione d'un mondo in margine donde fantasia di poeta e realismo di cronista traggono partiti ed effetti sicuri così nello sviluppo narrativo della vicenda come nel suo significato spirituale e nel suo valore allegorico. Il Loria è un narratore di larghi mezzi e di sicure possibilità. Codesto suo terzo volume lo dimostra chiaramente: vi si incontrano due o tre fra i migliori racconti scritti in questi ultimi anni; e per il nostro gusto quello che dà il titolo al libro, La scuola di ballo, è da classificare tra i più significativi e validi della giovane letteratura: non tanto per la finezza e l'abilità della costruzione, pure ammirevoli, quanto per lo studio dei caratteri e la pittura degli ambienti, per l'analisi finita delle passioni, per il gioco dei contrasti e l’evocazione d'un'atmosfera drammatica che circola da un capo all’altro del racconto senza precisarsi ed imporsi. Sull'ambiente piccolo borghese e sulle avventure dei personaggi domina una fatalità che trasfigura e solleva i destini mediocri in un cielo più vasto, in correnti di più alta sofferenza umana. La, simpatia di Loria per i suoi miseri eroi non è confessata, è quasi pudica, sembra nascondersi dietro i reticolati d'uno stile talvolta spavaldo, sempre adeguato al carattere della materia e all’impegno dello sviluppa narrativo e dell'analisi. Ma la pietà costituisce uno sfonda sul quale l’azione si distende e si ritrova, conquista il suo valore morale e afferma la sua portala. Deali altri racconti son da proporre all'attenzione del lettore La serra e Il fratellino, ricchi di sentimento lirico ed umano del nostro destino; e Il caffè arabo, caratteristico d'una prima maniera del Loria, picaresca, avventurosa e caleidoscopica. Ancora una volta l’ambiente e i personaggi son ritagliati nella realtà con contorni quasi favolosi. si veda quel caffettiere che sta per chiudere il locale dove un tempo gestiva nel sotterranei un varietà fortunato intitolato alle notti d’oriente, ed ora scende, travestito da pascià, nel suo squallido regno di cartapesta e di lustrini, e la sera che precede la chiusura definitiva convita alcuni clienti e una donna e li fa tutti vestire da personaggi fiabeschi. Quando i clienti se ne vanno egli ritorna giù con la donna ( « voi siete la mia gazzella, non è vero? ») a consumare la sua ultima « notte araba », in una cupa tristezza in cui si dissolvono felicemente i dati realistici, le allusioni umoristiche. le immagini favolose che hanno accompagnato e aiutato la maturazione d'un caso cosi fuori del comune e così denso di umana verità.
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Collezione: Diorama 14.09.32
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Citazione: Non firmato (Lorenzo Gigli), “Arturo Loria,” Diorama Letterario, ultimo accesso il 21 novembre 2024, https://dioramagdp.unito.it/items/show/670.