Opinioni: Ritorno di Ibsen (dettagli)
Titolo: Opinioni: Ritorno di Ibsen
Autore: Non firmato (Lorenzo Gigli)
Data: 1933-03-01
Identificatore: 1933_142
Testo:
OPINIONI
Ritorno di Ibsen
« Vivere vuol dire combattere contro i troll (gli spiriti maligni) del cuore e del pensiero. Scrivere vuol dire farsi giudice implacabile di se stesso ». Sono versi di Ibsen, che Silvio d'Amico riportava qualche anno fa in testa ad un capitolo del suo saggio sul drammaturgo nordico. Li ritroviamo, canto spiegato, nelle sue pagine di Grimslad, di Cristiania e di Bergen, cioè nel gruppo iniziale delle sue opere che ora si stampano in una nuova edizione francese, traduttore P. G. La Chesnais, pubblicata dal Pioti: Oeuvres complètes de Henrik Ibsen (comprenderà sedici volumi; sono usciti finora i primi quattro, le opere dal 1847 al 1857). Non si tratta semplicemente d’una traduzione; l'accompagnano tutte le notizie biografiche e bibliografiche che permettono di comprendere l'uomo e di collocare le sue poesie e i suoi drammi nella storia letteraria del suo paese e dell'Europa. Un'ampia introduzione rende conto anzitutto di ciò ch’erano la letteratura e la società norvegesi verso la metà dell'Ottocento, quando Ibsen s'affacciò alla ribatta letteraria. Le traduzioni sono poi raggruppate per periodi ciascuno dei quali, almeno per la prima metà detta sua vita di scrittore, forma come un tutto naturale: cosi ad ogni periodo si accompagnano la notizia biografica corrispondente e le poesie, le prose e i lavori teatrali rispettivameme stabiliti nel loro ordine cronologico e commentati, con la storia della composizione e delle influenze subite e con la cronaca delle accoglienze ricevute. Dei quattro volumi usciti, i due primi comprendono le opere di Grimstad (1847-1850), la piccola città dove Ibsen, garzone di farmacia, si preparava alla laurea senza frequentare la scuola, e quelle del suo primo soggiorno a Oslo, allora Cristiania, dall'aprile 1850 all'ottobre 1851, dove fu studente e conobbe da vicino il volto della miseria: liriche della giovinezza, nelle quali egli si cerca; il dramma Catilina, in cui la personalità del futuro autore si manifesta ancora maldestra ma già straordinariamente notevole; una satira politica ispiratagli dal libretto della Norma di Bellini, curiosa rivelazione d'un Ibsen poco conosciuto; e Il tumulo del guerriero, dramma nordico condotto ad imitazione del grande scrittore danese Oehlenschlaeger. Il terzo e il quarto volume comprendono le opere di Bergen (ottobre 1851-agosto 1857) dove Ibsen fu direttore di quel teatro con l'obbligo di curare la messinscena e di dare al principio d'ogni anno un lavoro drammatico: La notte di San Giovanni, La signora Inger di Ostraat, La festa a Solhaug, Olaf Liljekrans e I guerrieri a Helgeland. Ancora pochi anni e Ibsen, dopo essersi liberato dall'influenza di Oehlenschlaeger, arriverà anche a sottrarsi dal romanticismo dette sue opere di giovinezza e ad acquistare il suo stile laconico e cesellato. Il ritorno propiziato dall’attuale edizione Plon è un'occasione per rivedere la posizione di Ibsen nel teatro europeo e le propaggini detta sua influenza. Già Georges Brandes nel suo celebre saggio precisava la porlata del debito europeo verso Ibsen in termini di inequivocabile entusiasmo e poneva l'influenza universale di Ibsen sul medesimo piano dell'influenza di Nietzsche pur senza risolvere l'equazione. « Ancora più difficile è rispondere alla questione di sapere quale dei due ha esercitato l'influenza più profonda e decisiva sulle anime contemporanee e quale resterà più a lungo celebre ». Nel citato saggio il d'Amico, riportandosi pure al Brandes, conclude: « Autobiografica come quella di tutti i grandi poeti, l'opera sua è scritta col sangue... da lui ha mosso, in tutta Europa, il nuovo dramma, quello di tinte e soggetti contemporanei ». Senza Ibsen non esisterebbero nè Candida di Shaw, nè La Gioconda di D'Annunzio, nè Diana e la Tuda di Pi.randello. Conclusione da accettare in linea storica. Come quella che, in linea morale, spiega la posizione del pubblico di. fronte al colosso « un autore che s’ammira, ma che non s'ama ». Il vizio d’origine è appunto nell'umanità nordica, nella mentalità protestante che il Brandès poneva innanzi per risolvere le esitazioni e le diffidenze della critica europea.
Collezione: Diorama 01.03.33
Etichette: OPINIONI
Citazione: Non firmato (Lorenzo Gigli), “Opinioni: Ritorno di Ibsen,” Diorama Letterario, ultimo accesso il 21 novembre 2024, https://dioramagdp.unito.it/items/show/952.