Beta!
Passa al contenuto principale

Titolo: Premio di... scoraggiamento

Autore: Gaspare Cataldo

Data: 1933-03-22

Identificatore: 1933_175

Testo: SPORT E LETTERATURA
Premio di...
scoraggiamento
Un mio modesto tentativo di uscire dai limiti che una tradizione poco gloriosa assegna alla nostra letteratura sportiva, è stato respinto da S. E. Bontempelli, Giuseppe Lipparini e Gian Luigi Mercuri, giudici delle opere presentate al Concorso Letterario indetto dalla Federazione del Calcio. Respinto il tentativo, m’importa relativamente poco che il mio nome figuri tra i quattro che la Commissione ha ritenuto meritevoli d’un premio d’incoraggiamento.
Sono, invece, scoraggiatissimo. Era la seconda volta che affrontavo il giudizio della stessa Commissione con lo stesso romanzo. L’anno scorso mi toccò una menzione onorevole. Ora sono giunto al premio di incoraggiamento. Forse l’anno venturo, sempre con lo stesso copione, mi sarei guadagnato il primo premio. Perchè pare che, mentre la qualità media dei lavori presentati al Concorso peggiora di volta in volta, il mio dàttiloscritto faccia come il vino, per cui è probabile che tra novantanni un autorevole critico intenterà un processo ai tre autorevoli giudici, incolpandoli d’aver soffocato un nobile e interessante tentativo di far deragliare la letteratura sportiva italiana dal binario della monotonia, su cui continua a scivolare senza scosse, mentre lo sport italiano tutt’intorno cresce, straripa, gorgoglia, diventa una cosa terribilmente complicata e degna di studio.
Che tutto questo movimento — di anime, di masse — non ispiri quasi nulla, è spettacolo rattristante.
* * *
In fatto di letteratura sportiva, siamo a zero. Siamo ancora alle novelline lattemiele, alle commediole miele-latte, ai raccontini giulebbati. Siamo ancora al calciatore che ha da scegliere tra la squadra nazionale (il dovere) e la fidanzata (l’amore); all’angoscia della madre del calciatore, al malumore del padre del calciatore, ai dispiaceri del calciatore figlio di madre angosciata e di burbero genitore. Non si scappa. Siamo, signori, al film « 5 a 0 », protagonista il Gr. Uff. Angelo Musco, dove c’è una folla di tifosi che fa sempre ahhhhh! e un super-Meazza che infila le porte come niente. E così, anche nello sport che è nato ieri, che è di oggi, cosa viva e inquietante, siamo giunti, se Dio vuole, all’oleografia. Togli Vergani, chi ha scritto qualche cosa di vivo e di sostanzioso sullo sport, sentimento e spettacolo? E chi ha tentato un’interpretazione non superficiale, non banale del fenomeno sportivo? Bontempelli. E basta. E i giovani? I più dotati, evidentemente, disdegnano i concorsi letterario-sportivi. Gli altri vanno avanti a furia di menzioni onorevoli e di premi di incoraggiamento.
Così, la letteratura sportiva italiana continua a non esistere, in attesa che si venga a un accordo tra i letterati che non si occupano di sport e gli sportivi che non sanno fare la letteratura. L’altro giorno il segretario del C. O. N. I., Grattarola, rivolgeva un appello agli artisti per dar vita a un movimento rinnovatore della nostra arte applicata allo sport. Medaglie, coppe, trofei, anche quadri: chi vuol partecipare ai « Littoriali » dell’arte, che avranno luogo fra quattro mesi a Bologna? Nel contempo, S E. Arpinati, che non si scoraggia facilmente, bandisce il terzo Concorso Letterario per un libro di argomento calcistico. Dunque, i concorsi, gli incoraggiamenti non mancano; le possibilità di affermarsi in questo campo non sono infrequenti nè aleatorie. Ma le opere migliori son sempre quelle che si spera di esaminare l’anno venturo.
Ormai è chiaro che noialtri sportivi « non ce la facciamo ». Se non intervengono i letterati a darci una mano, il problema rimane insoluto Noi « contenutisti » continuiamo a scivolare nella forma, i maestri di bello scrivere disdegnano lo sport, come contenuto e fonte di ispirazione.
Il bello si è che, a quanto pare, il sottoscritto è scivolato proprio per il contenuto.. La forma non sarebbe stata malvagia, ma l’argomento...
Avevo immaginato che un governo di rammolliti, in un rammollitissimo immaginario paese democratico, proibisse il calcio, sotto la spinta degli esponenti parlamentari di quegli interessi che la straordinaria diffusione dello sport contrastava è feriva sempre più a fondo: come chi dicesse i produttori di vino, i socialisti, ecc. Per farla breve, la cosa finiva in una sommossa popolare, da cui il governo era travolto. D’amore, neanche una parola. Comizi, tumulti, polemiche, dibattiti parlamentari, ad ogni piè sospinto.
Mi è stato obiettato: una rivoluzione per il calcio? È un po’ troppo. Sarà troppo, come dite; ma l’avevo messa lì, per far da contrappeso al solito fidanzamento rotto e poi riallacciato per il calcio; che mi par poco. Supponiamo che la sterzata fosse troppo brusca. Ma la strada su cui ci siamo messi vi par proprio che valga la pena di percorrerla?
Avevo messo insieme un romanzo, cui, tra i tanti difetti, riscontravo un solo pregio: quello d’essere un romanzo a sfondo corale. Protagonista la folla. Per la folla, mi sono rovinato.
Per cui, forte del premio d’incoraggiamento, mi accingo a preparare un libro di novelle sportive per il prossimo Concorso. Ho già trovato gli spunti senza ammalarmi di meningite. Ho immaginato un calciatore che la sera prima della solita partita decisiva dovrebbe andare in casa di una bella ammiratrice, che l’attende in un salotto ovattato di tappeti e di penombra, sdraiata su una pelle di tigre, come nei romanzi di Zola. Giunge il calciatore, per dirle che ci ha ripensato, che lei deve aiutarlo a dimenticarla, che il meglio che possano fare è di separarsi, perchè lui non è fatto per lei, lui non può appartenere a lei, perchè non appartiene neppure a se stesso, ma alla folla che lo ama è non merita di essere tradita. Una decina di pagine di dialogo ora intimista ora concitato. Alla fine, il casto calciatore la spunta, lascia la maliarda in un mare di lagrime, e il giorno dopo segna diciannove punti, fa vincere la sua squadra, è portato in trionfo. Non è escluso che, poco tempo dopo, il calciatore convoli a giuste nozze con una brava ragazza che l’ama in segreto da moltissimi anni e riconosce nel dovere sportivo del marito un limite insuperabile al suo diritto di sposa.
Un altro spunto originale potrebbe essere quello del calciatore morente che chiede di essere seppellito con un pallone. Una « novella gialla », poi, sarebbe facilmente ricavata dal turpe mercato di un allenatore che si lascia corrompere dà certi loschi sostenitori d’una squadra e, alla vigilia della consueta partita decisiva, dà ai suoi ragazzi i più scellerati suggerimenti tattici per provocarne la sconfitta, talchè, scoperto dal furbo capitano, idolo della folla e fidanzato ufficiale d’un amore di bimba, è condannato alla gogna, dopo che il furbo capitano, negli ultimi cinque minuti di gioco, avrà capovolto le sorti dell’incontro, mercè la fulminea marcatura di sei o sette goals irresistibili.
* * *
Non vorrei essere frainteso. Lasciamo agli architetti la pessima abitudine di polemizzare con le giurie e di inserire i fatti personali nella trattazione dei problemi artistici.
S. E. Bontempelli, Giuseppe Lipparini e Gian Luigi Mercuri molto malvolentieri si saranno arresi alla impossibilità di attribuire il premio. Il concorso, nato sotto autorevoli auspici, è finito nel modo meno incoraggiante, cioè con alcuni premi di incoraggiamento, della cui efficacia mi par lecito dubitare. Assai più efficaci sarebbero, invece, un po’ di frustate a quegli scrittori di fama, che ignorano lo sport come fonte di ispirazione. Il che non è molto lusinghiero per la letteratura italiana d’oggi, che si giova del contributo di un gruppo del « '900 » e d’una tendenza « 2000 ».
O dobbiamo attendere l’anno 2100 per assistere alle auspicate nozze tra lo sport — il più bel maschio che ci sia oggi sulla piazza — e una qualsiasi delle nove Muse?
Gaspare Cataldo.

File: PDF, TESTO

Collezione: Diorama 22.03.33

Citazione: Gaspare Cataldo, “Premio di... scoraggiamento,” Diorama Letterario, ultimo accesso il 21 novembre 2024, https://dioramagdp.unito.it/items/show/985.