Francesco Chiesa (dettagli)
Titolo: Francesco Chiesa
Autore: Non firmato (Lorenzo Gigli)
Data: 1931-08-05
Identificatore: 101
Testo:
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Francesco Chiesa
Francesco Chiesa, ticinese, professore di lettere italiane, coltivatore dei fiori e degli erbaggi d’un orticello-giardino domestico: figura d’urnanista e di poeta georgico. E’ giunto alla maturità senza darsi dattorno perchè il suo nome si facesse largo nella folla e s'imponesse; e nonostante questo, Chiesa è oggi uno scrittore caro al nostro, pubblico, il quale, anche se non lo sa, sente istintivamente che questo scrittore, onesto, schivo, riservato, occupa una posizione rappresentativa fuori di casa. difende la tradizione e la cultura italiana in un paese dove confluiscono altre tradizioni e culture, tien ferma e alta la nostra bandiera e la onora con la probità della vita e dell’arte. Chiesa è un maestro e un esempio. Quando rievocò, sei anni fa, la sua fanciullezza, in quel Tempo di marzo che è, forse il suo libro migliore, ce lo sentimmo più vicino, più nostro, per quel candore e stupore nuovi, per, quella franca espressione di umana semplicità che è tutta latina, anzi particolarmente lombarda e manzoniana: libretto di non più di dugento pagine, ma che ricchezza di poesia e quale chiarezza di stile! Come ebbero ragione di fidare in lui i lettori di gusto, pochi ma buoni, che rimasero fedeli al Chiesa dai giorni di Calliope (1907), di Istorie e favola (1912), di Fuochi di primavera (1920), opere che i più consideravano con quel rispetto che è la condizione, meno favorevole alla diffusione, che pone l'autore sopra una specie di tronetto davanti al quale chi passa piega il ginocchio ma non si ferma. Vennero poi le liriche di Consolazioni (1921), le prose di Vite e miracoli di santi e di profani, dove troviamo più profondi sviluppi dei temi trattali in Istorie e favole; e i Racconti puerili e L’altarino di stagno, già puri ed aerei, anticipazione delle limpide pagine del Tempo di marzo. Poi, un bel giorno, ebbimo anche la sorpresa di leggere il nome dello scrittore ticinese accanto a quello d’un giovanissimo, balzati insieme dall’urna d'un concorso letterario. Che egli, letterato laureatissimo, tenendo pronto il manoscritto d’un romanzo, preferisse correr l’alea d'una gara con qualche centinaio d'ignoti, piuttosto che passarlo direttamente a un editore, apparve un episodio testimoniante la giovinezza del suo spirito che non si volle negare codesta emozione. Così, anche per merito suo, un concorso diede una volta tanto risultati positivi, e vedemmo con letizia uscirne vittorioso quel romanzo Villadorna che s'inquadra nel paesaggio tipicamente lombardo della zona meridionale del Canton Ticino e da esso deriva la sua nota più alta e più bella, la serenità e la chiarezza fisica e spirituale che lo pervadono. Anche qui il Chiesa si rivolge alla semplicità più elementare ed umana; e del poeta classico e levigato e del letterato prezioso d’un tempo non. si nota quasi traccia, se non nella ricca vena di sentimento che corre sotto questa semplicità. Il Chiesa ha esemplarmente rinunciato ad ogni raffinatezza, si è umiliato, ha adattato lo stile alla nativa virtù della cornice e all’intima bontà dei personaggi. Conquista definitiva, dopo Tempo di marzo; e le prove sonai in questi libri degli ultimi anni, nel romanzo ora citato come nei ventisette deliziosi Racconti del mio orto, capitoli di prosa serena tra, esperienze pratiche e ragionamenti morali raccolti intorno ad un tema domestico-agreste. Ora, dopo la terza tappa del nuovo cammino, il diario dell’ortolano, costruito su elementi autobiografici, tutto profumo d’erbe e di saggezza, Chiesa ci presenta in Compagni di viaggio (ed. Mondadori, 1931) il campionario d'una varia umanità, incontri del nostro pellegrinaggio terreno, interpretati su toni austeri o scherzosi, ma tenuti insieme da una legge d'interiore armonia che nasce dalla simpatia ed emozione del poeta di fronte ai suoi simili, alle loro vicende e alla uniformità del loro destino. Che la sua fosse la strada buona, non s’è aspettata oggi a riconoscere: fin dal Tempo di marzo s'era potuto notare che il libro segnava una data, l'inizio di un superamento e rinnovamento, validi a dimostrare, tra l'altro, come genuine fossero, pur se dissimulate, le fonti dell'ispirazione e le linfe sotterranee del lirismo chiesiano, negale o incomprese dai più.
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Collezione: Diorama 05.08.31
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Citazione: Non firmato (Lorenzo Gigli), “Francesco Chiesa,” Diorama Letterario, ultimo accesso il 21 novembre 2024, https://dioramagdp.unito.it/items/show/101.