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Titolo: I libri della settimana

Autore: Non firmato (Lorenzo Gigli)

Data: 1933-04-12

Identificatore: 1933_206

Testo: Gazzetta del Popolo
I libri della settimana
Civiltà dell’Estremo Oriente
Di Alberto Castellani, chiaro orientalista morto giovane l'estate scorsa, vengono raccolti in volume trentasei studi e saggi sulle Letterature e Civiltà dell' Estremo Oriente (ed. Le Monnier 1933) che il Pavolini affettuosamente presenta. A documentare la preparazione e la profondità della dottrina del Castellani restano tre versioni, almeno due delle quali, per essere entrate a far parte d'una collezione accessibile al pubblico, ormai note e ammirate come meritano: I Dialoghi di Confucio e La regola celeste di Lao-Tse, che riassumono e in parte rinnovano e. divulgano la. conoscenza del due massimi geni costruitivi della Cina antica. Il terzo volume è La dottrina del Tao, ricostruita sui testi cinesi ed esposta integralmente. Perché il Castellani merita veramente questo omaggio che con autorità gli tributa il Pavolini: « Pochi dotti ho conosciuto che del cinese e del giapponese, lingue difficilissime e tra loro diversissime, avessero cognizione teorica e pratica altrettanto vasta, profonda, sicura; e vi aggiunse, con incredibile facilità, il mancese, che ai sinologi rende servigi analoghi a quelli che gli indianisti possono ricavare dal tibetano ». Giovane (era nato nel 1884) tenne la cattedra ch’era stata di Carlo Puini, e insegno per due anni il cinese agli studenti dell’Ateneo fiorentino ai quali appunto il Puini, maestro incomparabile, aveva dischiuso in decenni di mirabili ricerche e sintesi gli scrigni delle lingue e civiltà estremo-orientali. Ordinali e riveduti da Giuseppe Ulivi, oggi i frutti sparsi dell'ingegno del Castellani escono in questo volume postumo che s'apre con la prolusione Importanza della Sinologia letta inaugurando il corso fiorentino. Un altro saggio di capitale importanza nel volume è quello sulla Poesia Cinese, stampato la prima volta (1924) nella rivista Il Contemporaneo che usciva a Torino. Mentre il Puini predilesse sempre esclusivamente la « vecchia Cina », il Castellani seguì attraverso i secoli le vicende del millenario impero fino ai « nuovi aspetti della Cina contemporanea » ai quali sono dedicate pagine acutissime, che dovrebbero essere lette da tutti coloro i quali han l'occhio ai particolari aspetti e svolgimenti che la crisi mondiale assume nell’Estremo Oriente. Anche i sottili raffronti col pensiero occidentale e l’analisi delle scuole e tendenze filosofiche derivano dalla dottrina del Castellani un valore che trascende la portata di scritti occasionali su temi analoghi e che possono far testo Molti saggi sono dedicati al Giappone del quale lumeggiano le vetuste tradizioni religiose e politiche e la modernità.
I Condottieri
È il titolo d’una collana di romanzi storici che V. E. Bravetta dirige per l’editore Paravia (Torino, 1933). Il primo volume è dello stesso Bravetta e propone al lettore, specie alla generazione giovane, la vita e l’esempio dello splendido italiano che fu Giovanni delle Bande nere. Figlio di quella Caterina Sforza, che fu insieme donna di sentimenti gentili e guerriera di virile grandezza, e tenne testa eroicamente alle soverchianti forze del Valentino finché fu presa, catturata e gettata nelle segrete di Castel Sant’Angelo, Giovarmi impersonò, in pieno Cinquecento, l’ideale dell’italiano integrale, cuore, nervi, cervello, lucida intelligenza politica, militare e organizzativa e coraggio sino alla temerarietà. Il secolo era ancora nelle condizioni di cui dice il Boiardo nel congedo del suo poema: Mentre che io canto, o Iddio redentore, vedo la Italia tutta a fiamma e a foco...
Dal fosco tramonto del Quattrocento era sorto il nuovo secolo in peggiorata atmosfera: intrighi, rivalità, prepotenze straniere, servitù taglieggiata sulle alabarde galliche, ispane e tedesche.
« Italia, la grande idea » intitola il Bravetta un capitolo del suo racconto. Presentì veramente Giovanni la possibilità d’una fusione di spiriti e di forze? Non v'ha ormai luogo a dubbio sulla bellezza morale della sua figura e sul suo diritto al titolo di condottiero. Giovanni d'Italia, sarebbe stato domani. Invece un falconetto tedesco lo prostrò presso San Nicola di Mantova e uccise con lui le speranze nazionali.
Presso il Po il tedesco ferro escluse il tremendo e magnanimo Giovanni... entrata d'un mediocre sonetto d’occasione dell'Aretino, che gli fu intimo. Meglio l’impeto del verso soldatesco a testimoniare quale fosse l’imponenza della sua figura in quel momento della storia italiana:
Anche morto, avvinghi e azzanni
o terribile Giovanni!
Terror dei nemici veramente e stendardo d’una possibile rinascita. Di codesta grande figura e dei caratteri del suo tempo, il Bravetta ha tratto il partito migliore: ne ha ricostruito cioè con vivacità le fasi senza discostarsl dallo schema cronologico ma rivestendole di sobria decorazione e movimentandole con perizia di narratore. Ne è venuto un bel libro, vivo, interessante, commovente, che risponde in pieno ai propositi della collana: un libro denso di fatti, popolato di figure, sostenuto da un intimo calore comunicativo. Il capitolo dell’incontro col Machiavelli e dei profughi milanesi condotti alla mensa di Francesco Maria della Rovere, come il capitolo sulla morte di Giovanni sono quanto di meglio è stato scritto, in sede divulgativa, su questo soggetto imponente. Giovanni delle Bande Nere è un personaggio che potrebbe tentare anche qualche regista cinematografico. Ma ce n’è qualcuno da noi a cui siano familiari i grandi temi della storia nazionale?

File: PDF, TESTO

Collezione: Diorama 12.04.33

Citazione: Non firmato (Lorenzo Gigli), “I libri della settimana,” Diorama Letterario, ultimo accesso il 03 dicembre 2024, https://dioramagdp.unito.it/items/show/1016.