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Titolo: I libri della settimana

Autore: Non firmato (Lorenzo Gigli)

Data: 1933-05-03

Identificatore: 1933_232

Testo: I libri della settimana
Fogazzaro e “ Il Santo"
Nella edizione delle Opere complete di Antonio Fogazzaro, che Piero Nardi cura per l’editore Mondadori, è uscito settimo volume, Il Santo, il romanzo che occupa il terzo posto nella tetralogia fogazzariana, e la cui fortuna è legata ad una delle più clamorose campagne letterarie del principio del secolo, nella quale convennero, mossi da opposti sentimenti e ragioni, esaltatori e detrattori provenienti dalle più opposte tendenze spirituali ed estetiche. Gli è che Il Santo si inserisce in uno dei periodi più agitati della vita morale e religiosa italiana, dove la polemica sulla funzione della Chiesa nel mondo moderno insorgeva ad ogni passo coi caratteri dell’attualità e dell’urgenza e si andavano precisando le linee di quel movimento detto « modernista », che trovò sotto il pontificato di Pio X la più severa delle condanne. Intorno all’idea informatrice del romanzo, il Fogazzaro medesimo ebbe a precisare: « Io ho sempre pensato che la dottrina cattolica non sia e non debba essere un corpo pesante ed immobile, mentre i tempi camminano e la conoscenza si dilata. Tutti i miei studi filosofici mi hanno portato verso quel movimento di spiriti acuti e di elette coscienze che vedono nella scienza non una nemica della religione, ma un suo ausiliare polente, e pur ritenendo fermamente che nei dogmi sia chiusa una verità profondamente immutabile, credono che la loro forma sia solamente una approssimazione, un simbolo. Ma d'altra parte vedo anche i pericoli di questo puro intellettualismo, ove non ci sia nella massa una forte preparazione morale, preparazione che si può solo ottenere con una. propaganda coraggiosa d’opere, con una attività illuminata Tale attività rappresenta il mio Santo, e non completamente per propria volontà, ma come strumento della Provvidenza. Per questo mi occorreva di farne un debole ». Donde il corollario che ne derivò giustamente il Gennari nel suo « ritratto » del Fogazzaro, cioè che l’effetto religioso del romanzo fu assai più quello d'aver fatto conoscere al mondo scettico una fede che non d'aver esercitato una influenza qualsiasi sopra la Chiesa cattolica: e ciò perchè il romanzo non era rivolto alla Chiesa, ma al mondo. La Chiesa, è noto, lo condannò esplicitamente, e lo scrittore si sottomise. Ma le acque agitate dalle polemiche di stampa tardarono a placarsi. Tutto questo è cronaca di ventisette anni fa. Il tempo s’è incaricato di ridurre la polemica a un episodio letterario e di enucleare il problema artistico fogazzariano liberandolo dalle sovrastrutture oratorie e filosofiche che fanno spesso del personaggio di Benedetto la parodia di un santo. Del resto anche i motivi della critica avversa al Fogazzaro sono in buona parte crollati, in ragione appunto della loro origine occasionale e delle loro finalità limitate. Resta anche del Santo, come d'altri romanzi del Fogazzaro, l’autenticità d'una sostanza artistica ed umana che diffonde luce di poesia capace di vincere le cortine di nebbia dell’ideologia e di raggiungere le vette dell' emozione (l'ultimo capitolo, Verso il turbine di Dio, ha pagine che non si dimenticano). Il Nardi ha. curato questo come gli altri volumi con la consueta diligenza e il consueto amore, controllando il testo, oltre che sulle edizioni uscite vivente il Fogazzaro, sul manoscritto originale autografo e sulla bella copia autografa del legato Rumor.
I figli degli amanti
È il titolo del nuovo romanzo di Salvator Gotta (ed. Baldini e Castoldi, 1933. L. 12). il quale resta sempre fedele ai propri schemi ideali ed artistici. Non che egli, continuando il ciclo dei Vela, non si adegui allo spirito nuovo ed alle nuove esigenze d’ordine morale e pratico, ma insomma quell’inquietudine spirituale che si ritrova al fondo de' suoi primi libri e quella chiara atmosfera provinciale, che rende caro e familiare il paesaggio, sul quale i suoi personaggi si. muovono, continua ad accompagnarli via via che gli anni passano e ai protagonisti di un tempo succedono nei. primi piani i loro figli ed i figli dei loro amici e conoscenti. Se è vero che più di un titolo dei romanzi gottiani (dal Primo Re in avanti) può essere assunto a simbolo di un programma o di una tesi, è anche vero che le teorie sono, per il Gotta, costantemente in funzione della attualità, cioè dell'interesse diretto della vicenda come sintesi del mondo sociale e morale, nel quale viviamo. Il che significa, in altre parole, che il Gotta non s'è mai chiuso nella comoda torre d avorio, di cui tanto si discorre e che ha derivato dal suo tempo e dalla vita del suo tempo i motivi essenziali e rappresentativi, assumendoli nel romanzo per creare il clima necessario a far riconoscere di colpo l'epoca storica alla quale appartiene. Bisogna rendergli questa giustizia, anche perchè il Gotta non ha aspettato, per mettersi « in linea », i tempi favorevoli al maturare degli odierni eventi grandiosi che mettono l'Italia all'ordine del giorno mondiale, ma in linea fu subito dopo la guerra, negli anni dello smarrimento generale e del generale sbandamento, con una continuità che si denuncia nel primo come nell’ultimo (per ora) de' suoi romanzi. La posizione del Gotta nell'arte narrativa può essere discussa, ma è chiara e senza equivoci. Questo nuovo romanzo dal titolo, dicevamo, programmatico ne è una riprova. Anche qui l’attualità assunta a motore con uno de’ suoi problemi sociali, e morali più evidenti, anche qui il ritorno di motivi decorativi e sentimentali che sono cari alla sua musa, ma anche qui il libero prorompere d'una vicenda che dall’attacco all’attualità deriva il suo interesse immediato, ma poi lo trasferisce sul piano dell'arte narrativa di grande impegno e di robusto respiro. Il problema che il Gotta ha l'aria d'impostare è quello della fanciulla moderna nella società moderna, della sua vita amorosa e della autonomia della sua coscienza e liberta de' suoi sensi: dal la quale liberta discende di conseguenza l'altro problema dei « figli dell'amore ». Ma se, ad un certo punto, il Gotta sembra risolvere i problemi abbinati nella direzione tradizionale, di contro alla artificiosa inconsistenza di certe teorie d'importazione, in realtà egli non risolve nulla, abbandona il problema alla sua sorte, sdegna la test fine a se stessa, servendosene solo in quanto gli giova a rialzare il tono del racconto e a movimentarlo. Il Goffa va considerato, in ogni momento, sotto la specie del narratore, da un angolo unico: qui sta la sua forza, e sta anche la giustificazione del suo ciclo la cui unità non è soltanto esteriore. Anche I figli degli amanti partecipano di questa unità, si allacciano alla nativa freschezza ed alla umana verità che danno ai romanzi del Gotta un loro particolare carattere, non mai torbido anche se l'attualità lo costringe a sfiorare dei temi particolarmente turbanti.

Antonio Fogazzaro
Salvator Gotta

File: PDF, TESTO

Collezione: Diorama 03.05.33

Citazione: Non firmato (Lorenzo Gigli), “I libri della settimana,” Diorama Letterario, ultimo accesso il 01 luglio 2024, https://dioramagdp.unito.it/items/show/1042.