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Titolo: Intervento grammaticale di Giosuè Carducci

Autore: Giosuè Carducci

Data: 1933-05-10

Identificatore: 1933_241

Testo: Intervento grammaticale
di Giosuè Carducci
Egregio Signor Direttore, può Giosuè Carducci dire la sua parola nella ormai famosa questione del gli per le e rispondere a tonò, argutamente, al « lettore assiduo » che ha indirizzato a Paolo Monelli l’agra letterina pubblicata dalla Gazzetta del 25 aprile? Sono sicura che non sarà respinta l’autorevole voce di lui; anzi, a dir vero, mi aspettavo di vederla ricordata prima, chè di grammatica il Cardùcci se ne intendeva e, chiamato in causa, da Felice Tribolati, sulla medesima questione, rispondeva energico ed esplicito fin dal 1871.
Non dico che la sua voce avrebbe tagliato la testa alla questione — certe questioni sono come l'idra — ma certo sarebbe stata di valido appoggio agli uni, di fiera opposizione agli altri.
Ed ecco la risposta del Carducci al Tribolati e... al « lettore assiduo»:
A Felice Tribolati Lettera grammaticale
Mio caro amico, è vero o no, che scrittori di prim'ordine (dei minori non si tien conto), cominciando dal Boccaccio, passando per il Machiavelli, venendo al Galilei, scrissero gli al terzo caso del numero del meno in genere femminile?
È vero o no, che il popolo di Toscana in tutte le sue parlate non solo, ma il popolo d’Italia in molti dialetti, a conoscenza mia, dice gli al terzo caso del numero del meno in genere femminile?
Tutto ciò è vero, vero, verissimo; e gli esempi abbondano, straripano, dilagano, proprio come gl'ingegni potenti nel Regno d'Italia.
E stando così le cose; cioè gli scrittori grandi della nazione scrivendo così spesso gli, e il popolo della nazione dicendo sempre gli al terzo caso del numero del meno per il genere femminile; o perchè i signori grammatici han da venire fuori ad affermare dogmaticamente che il dire e lo scrivere gli per le è sproposito manifesto?
Come? scrittori grandi e popolino più o meno piccolo si troverebbero così stranamente d'accordo a fare un buco nella grammatica solo per il bel gusto d'esser condannati dal signor Fanfàni per lo meno meno al purgatorio?
Ahi no! Ci vuol tanto a sapere che gli non rappresenta null'a fatto il terzo caso dell'ella o del la per una parte o dell'elio o dell’il per un'altra, i quali pronomi non hanno casi obliqui (perdonami tanta pedanteria), ma che rappresentò fin da’ primi, del volgare, e rappresenta tuttora, l'illi dativo latino di cui è aferesi, l’illi latino che è comune al mascolino al femminino al neutro e ad altri generi se ve n'ha? Son cose elementari, e pare impossibile che dalla Toscana, dal paese del Salviati, del Borghini, del Buommattei, del Salvini, del Nannucci, si domandino di queste cose a Bologna.
Addio, caro amico. Niun altri che te poteva costringermi a scrivere una lettera di quattro pagine e di materia grammaticale al crepuscolo del 15 luglio 1871.
Giosuè Carducci.
Riguardo poi al gli per loro si può ricordare che in questo caso gli deriva dal dativo plurale illis, che vuol dire, appunto, a essi.
Foscarina T. Foscarini de Ferrari.

File: PDF, TESTO

Collezione: Diorama 10.05.33

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Citazione: Giosuè Carducci, “Intervento grammaticale di Giosuè Carducci,” Diorama Letterario, ultimo accesso il 17 maggio 2024, https://dioramagdp.unito.it/items/show/1051.