Beta!
Passa al contenuto principale

Titolo: I libri della settimana

Autore: Non firmato (Lorenzo Gigli)

Data: 1933-06-21

Identificatore: 1933_293

Testo: I libri della settimana
Il trascino dell’Egitto
Per un uomo come Marinetti, quale può essere il fascino d’un paese che trascina da millenni i ricordi della sua antichissima civiltà ancorali nel fondo melmoso del Nilo? « Ritornavo dopo molti anni dinamici e creativi verso un punto fermo di contemplazione; il mio Egitto natale »: è la chiave del nuovo libro nel quale il pontefice massimo del futurismo ha raccolto le impressioni di codesto suo ritorno alla terra faraonica dove un giorno, in un fondo silenzio di stupore, aprì gli occhi alla luce l’uomo più dinamico del nostro tempo. Il libro (Il fascino dell’Egitto - ed. Mondadori) prende d’infilata una ventina di capitoli a grande andatura con partenza dagli ultimi brandelli nostalgici d’una sensibilità futurista ed approdo finale alle simultaneità africane d'un aviatore negro. Clima e temperamento di Mafarka. Sappiamo quali siano l'uomo e lo stile. Un viaggio con lui in Egitto non è contemplazione di glorie e di maraviglie, ma potenziamento di possibilità, aspirazioni e speranze. La fantasia di Marinetti si cala nella realtà come nel solo stampo sul quale essa può lavorare a colpo sicuro. C’è insomma in lui la stoffa d'un costruttore che non perde mai di vista la meta. L'Egitto gli appare un paese novecento, in trasformazione, dove le ultime nostalgie si lavano al contatto di cose stupendamente reali, siano i nuovi quartieri del Cairo splendenti di marmo cristallo ed elettricità al neon, siano le « velocità italiane », cioè quel che rappresenta di intelligenza, attività, cuore e buon senso la colonia italiana d’Egitto, degna avanguardia dell'Italia di Mussolini. Niente, dunque, letteratura sull’Egitto, e basta con Cleopatra seduta ai piedi della Sfinge; e basta con le tombe dei re e i templi del dio Sole. Ma « A caccia di quaglie e di donne arabe » potrebb’essere lo schema d’una novella drammatica e l’intervista col Nilo un capitolo di filosofia della storia dettato in uno dei paesi più antichi del mondo. E le piramidi sono riserve di immagini caldissime e allucinanti maturate sotto il sole africano e liberate da ogni involucro letterario. Anche qui si pensa, si parla e si scrive in libertà. E sembra, a volte, che le mummie debban sorridere nelle loro custodie a sentir rievocare, tra tanta dovizia di colori e di suoni e tanta novità di impressioni, Antonio abbandonato da Dioniso allontanante si sul mare. Mitologia, tradotta in ritmo veloce. Nelle ultime pagine i temi si fondono in alti toni poetici. « Nel verde dei prati dormono mandre di tombe e pecore mescolate. Soave musica ferma di pietre sangue midolla ossi e velli. Accordo prolungato. Eternità... ».
Fantasia di Gallian
Ci piace in Gallian la grazia aerea che assumono impensatamente le cose più pesanti e le realtà più dimesse al contatto della sua fantasia. Subito un clima di fiaba invade la scena e la occupa, e i personaggi diventano, da attori d’un’umile cronaca, protagonisti d’un gioco allusivo e simbolico le cui proporzioni si accentuano man mano che il racconto procede e si snoda. Le cose hanno occhi e vedono, hanno bocca e parlano, hanno cuore e se ne valgono; vivono tra gli uomini e con gli uomini, diventano, alberi animali strade case, lo sfondo corale che commenta l’ azione partecipandovi in pieno. Che l’invenzione passi, quanto a originalità di trama e dì tracciato, in secondo piano, non ha importanza.
Quel che conta in Gallian è la gioia di vivere e di sentirsi vivere in mezzo alla baraonda generale; e la sua facoltà di distinguere le voci di ciascuno nel gran coro, di isolarle e di indicarle, è la sua voluttà di tuffarsi nella folla e di sparire in essa, di diventar parte della collettività vivente e giovane e dotata di virtù solari. Questo nuovo racconto Una vecchia perduta (Edizioni d’Italia, Roma. L. 5) ha per ambiente un casone popolare ai limiti della città, con un cortile vegliato da un albero frondoso sotto cui si raccolgono, le sere d’estate, gli avventori d’una trattoria rinomata, mentre le innumerevoli finestre del falansterio riversano la loro curiosità su quelle donne di lusso e quegli uomini ben forniti che amano i manicaretti di padron Stefano, e sui loro abiti, gioielli, automobili e cani. L’albero, lì, è un gran personaggio. Il giorno che, abbattendosi l'edificio perchè anche in quella parte la città si rinnova, lo dovranno portar via, sarà una tragedia per tutti. « Era nel cortile un albero rigoglioso e beffardo che, quando lei s’affacciava, le inviava sempre o una foglia in bocca, o uno sterpo nei capelli; bastava da solo a far la bufera, le piogge trasmigranti e i fulmini esuli lo cercavano per posarsi: allora venivano alla donna i pensieri molesti, i progetti infami, e lui pronto a far bufera, stormendo, agitandosi, fischiando, torcendosi tutto. Quasi a dare l'allarme a tutto il vicinato... ». La donna è presso che vecchia e ha un compagno, un marito, giovanissimo, vent' anni, che l’ama assai, un ragazzo quasi d’un’altra generazione. La « sua vecchia » gli muore proprio il giorno che il piccone ha ormai fatto posto alla città nuova e sulle piazze scende il popolo per una di quelle adunate che sono le rassegne e i rapporti del nuovo spirito. La portano via come possono, « e Caterina non potè nemmeno dopo morta passare lungo la città nuova »: lui non c’è, è lontano, a gridar tra la folla. Rivoluzionario che ha saputo evadere dalla prigione del passato. La vecchia però, sulla soglia dei cinquant'anni, gli ha dato un figlio. Rivoluzionario anche lui prima di nascere. Il giovane, appena ha notizia della prossima paternità, grida la pienezza della sua gioia, esplode in commoventi dimostrazioni di giubilo. È frenetico: « Nessuno più potrà togliermelo. Quaranta milioni e uno; i grandi uffici di statistica; i professori del numero, della cifra, benedetta l’anagrafe... ». I ricami della fantasia mediterranea di Gallian sono, in queste pagine natalizie, d’una strana bellezza; e le parole ch'egli pone sulle labbra del giovane padre un programma di vita: « Saprò insegnarti io, bellissimo, la via dell’avventura. Non sono un borghese, io. Troverai il pane pei tuoi denti », grida all’uomo sconosciuto.


Marcello Gallian

File: PDF, TESTO

Collezione: Diorama 21.06.33

Citazione: Non firmato (Lorenzo Gigli), “I libri della settimana,” Diorama Letterario, ultimo accesso il 17 maggio 2024, https://dioramagdp.unito.it/items/show/1103.