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Titolo: Scrittori giovani: Gino Magno

Autore: Non firmato (Lorenzo Gigli)

Data: 1933-08-23

Identificatore: 1933_375

Testo: SCRITTORI GIOVANI
Gino Magno
Tre anni fa Ettore Cozzani, presentando il primo volume di liriche di Gino Magno (Trasparenze), scriveva: «Molti giovani della sua età avranno più abilità e perizia e scaltrezza; ma a me sembra prometter di più la schiettezza nativa, quando vi traspaia una luce interiore, e se ne espanda un anelito d' umanità ». Trasparenze era certo un canzoniere di spiriti giovanili in forme tradizionali sintattiche e metriche. In genere, il Magno adopera assai bene il distico e la prosa ritmica, si direbbe con classica compostezza. Ma codesta compostezza non bisogna intendere come una cristallizzazione in schemi letterari, un residuo scolastico: sotto il classicismo del Magno vibra un cuore appassionato e fedele ai grandi motivi della vita interpretati con moderna sensibilità. La semplicità e la freschezza riconosciute dal Cozzani sono il passaporto di questa poesia, che ricerca i voli delle rondini del cielo di maggio o piange le illusioni che cadono come le foglie morte dagli alberi nel tardo autunno. La malinconia è uno stato d'animo che si traduce quasi sempre felicemente, nel Magno, in emozione lirica; ma è malinconia serena, virile, direi il segno di una coscienza austera di fronte alla realtà della vita ed all'urbano destino. Una delle poesie più belle di Trasparenze (più belle in un senso interiore, di luce dello spirito, e forma le insieme) è quella che s'intitola Sbocciano i fiori e che è una trasposizione poetica dell'inquietudine e dell'anelito, una interpretazione di quell'ardor di mistico ignoto in cui spesso si risolve romanticamente il dramma delle giovani generazioni « La natura non può darmi le cose ch'io bramo, non può darmele l'uomo. E forse di nulla m'appago, perchè trovo in questo mio dolce tormento che rinasce un rigagnolo fresco di gioia. — Tutta in me la carne trema, pavida e greve; ma lo spirito m’incita a guerra. Vincèrò i sensi, per essere tutto luce ». Il motivo è ripreso e si distende in Chiarità di settembre, che è una lirica tutta trasparenza, dove l'aspirazione alla luce si fa canto disteso. Nè bisogna tacere di certi accenti coi quali il Magno tocca la passione amorosa o fissa fantasmi d'amore: accenti di una purezza insigne, spogli d'ogni carnalità, sintesi di una ricchezza sentimentale vigilata e dominata, che diventa delicato tremore ed è di per se stessa poesìa.
Nel successivo volume (Ansie di vita) il Magno s'impegna in temi più vasti, e soprattutto nelle poesie che fanno parte del terzo gruppo, si nota il proposito di risollevare a dignità la poesia civile non intesa come celebrazione occasionale di fatti, ma come sintesi spirituale ed artistica dei caratteri del tempo espressa in forme rigide e nude, quindi poesia cosi per il contenuto come per il tono esplicitamente antirettorica. Con Parallele (1933) il tono è dichiarato: « sottovoce ». Si ritorna ai miti primevi, alle armonie genuine, al mondo tinto di color d'alba ed ai fantasmi gentili.
È precisamente nella rappresentazione di certi spettacoli naturali, di alcuni tipici momenti dell'universo, che il Magno ritrova la sua piena felicità di cantore autonomo. « Ti amo, ho detto a te mentre il vento passava — tra i pini alti — appena mossi nella cima. — E si portò con sè le parole della mia della tua gioia — il correre — dell'acqua pei dirupi... ». Il canzoniere è in parte amoroso, ed anche qui la limpidità dell'espressione poetica, che è una delle doti del Magno, supera l'ostacolo di dare un giro nuovo alla « canzone eterna ». Le conclusioni su Gino Magno sono, da quanto s’è detto, limpide come la sua poesia e permettono di riconoscergli il diritto ad un’attesa che è già consacrazione di un temperamento lirico autentico.
Michele Mandragora è nato a Taranto nel 1911. Si è laureato quest’anno in giurisprudenza nella Università di Roma, con una originale tesi su la posizione del Partito Nazionale Fascista nel nostro ordinamento costituzionale. Collabora da diversi anni ad importanti giornali e riviste. È stato redattore-capo per circa due anni della Puglia Letteraria. Ha pubblicato una monografìa su Taranto.
Gino Rotondano è nato in provincia di Potenza nel 1912. Frequenta la Facoltà di lettere dell’Università di Roma. Ha pubblicato: Il martirio del poeta, poemetto (ed L’Ideale, Napoli, 1928) e L'ora del mio pianto, liriche (ed. Accademia, Roma, 1933).

File: PDF, TESTO

Collezione: Diorama 23.08.33

Citazione: Non firmato (Lorenzo Gigli), “Scrittori giovani: Gino Magno,” Diorama Letterario, ultimo accesso il 17 maggio 2024, https://dioramagdp.unito.it/items/show/1185.