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Titolo: La Corporazione del libro

Autore: Sandro Volta, Amerigo Bartoli

Data: 1934-01-24

Identificatore: 1934_84

Testo: La Corporazione del libro
L’on. Ciarlantini (Messaggero del 18 corr. ) ritorna sull’argomento che da qualche tempo appassiona di più coloro che si interessano delle sorti del libro italiano, e che è divenuto ormai, con la nuova Legge sulle Corporazioni, argomento di vivissima attualità: quello, cioè, della costituenda Corporazione del libro. Egli afferma che detta Corporazione ha dei precedenti in Italia e all’estero, pur non mancando di far notare che essi sono molto vaghi, perchè « nulla di quello che è obietto del corporativismo fascista è stato finora compiuto, almeno con lo spirito e le finalità che il Fascismo si propone ».
E, difatti, nessun carattere corporativo, nel senso che il Duce ha inconfondibilmente chiarito, possiamo riconoscere a quella Associazione libraria sorta nel 1869 e diventata nel 1871, con l’inclusione delle categorie dei tipografi, Associazione tipografica libraria, la quale ha avuto vita fino alla fine del 1929 con la denominazione di A. E. L. I. Le sue attribuzioni furono sempre alquanto imprecise, non sorrette da un rapporto giuridico ben determinato nei confronti delle categorie interessate e tanto meno nei confronti dello Stato, onde la sua opera risultò sporadica e, nella maggior parte dei casi, mancante di quell’orientamento logico e unitario che il Corporativismo intende imprimere alla produzione nazionale. Nè si può parlare di istituto corporativo a proposito del francese Cercle de la Librerie, vera e propria organizzazione sindacale a carattere classista che difende gli interessi dei propri organizzati nei confronti dello Stato, e nemmeno per le associazioni dei librai e degli editori inglesi che hanno, presso a poco, gli stessi caratteri.
In quanto alla Germania, sembra che la politica hitleriana del libro, specie per ciò che riguarda la diffusione all’estero, vada senz’altro orientandosi verso la gestione statale diretta, il che del resto sarebbe d’accordo con le direttive generali della nuova politica economica tedesca, rivolte piuttosto ad una specie di socialismo di Stato che verso i principi del Corporativismo fascista. Nessun precedente, quindi, ha la Corporazione del libro, istituto tipico dell’originalissimo sistema economico che Mussolini ha per primo realizzato in Italia ed indicato al mondo.
Ed altrettanto originali saranno i suoi compiti, decisamente rivoluzionari e liberi di pastoie burocratiche, come l’on. Ciarlantini mostra di intendere chiaramente nel corso del suo articolo, con quella competenza che gli proviene dalla lunga pratica di organizzatore e di studioso di problemi librari. Ma vi è un punto nel suo scritto che, per riguardarci direttamente, a noi preme assai di poter chiarire. Dice: «Alcuni giornalisti valorósi, da Sandro Volta a Biscottini, hanno già posto il problema dell’espansione del libro all’estero, legandolo strettamente a una soluzione corporativa. In senso spirituale, essi hanno ragione e ci trovano pienamente consenzienti. Non saremmo più d’accordo con i nostri valorosi camerati, se pensassero di conferire alla futura corporazione del libro funzioni diverse da quelle cui abbiamo accennato, e cioè gestione diretta, sia della produzione libraria che del commercio ». Questa conclusione dell’on. Ciarlantini ci fa capire che le nostre parole furono ben erroneamente interpretate! Eppure ci sembrava di essere stati sufficientemente chiari (Gazzetta del Popolo dell’11 ottobre u. s. ) quando avevamo affermato che compito della Corporazione doveva essere un « opportuno orientamento della produzione libraria », ed altrettanto espliciti dove avevamo detto che « in seno alla Corporazione di categoria gli istituti culturali potranno esser chiamati a far parte, integrando l’opera delle categorie produttive interessate: autori, editori, librai, ecc. Soltanto così il problema del libro italiano all’estero potrà essere affrontato in profondità, ossia fino dagli inizi del processo produttivo, soltanto còsì l’espansione libraria potrà essere diretta d’accordo ai principi etici del Regime fascista e alla saggezza di una direzione economica unica che non ucciderà l'iniziativa privata, ma potrà anzi orientarla nell’interesse proprio e collettivo ». Non credo che si potesse essere più chiari.
D’altra parte, quel nostro articolo, benché pubblicato prima dello storico discorso del Duce al Consiglio Nazionale delle Corporazioni, era perfettamente intonato al pensiero mussoliniano, più volte espresso fin dal 1919, e conseguente alla più ortodossa dottrina corporativa; come avremmo potuto, allora, chiedere una soluzione corporativa, se avessimo pensato a una « gestione diretta, sia della produzione libraria che del commercio? ». In tal caso avremmo chiesto una soluzione alla tedesca, secondo i principi e la pratica del socialismo di Stato, ma non avremmo potuto parlare di corporativismo fascista, consci di essercene posti consapevolmente fuori.
La verità è che la Corporazione del libro, come tutte le altre Corporazioni di categoria o di prodotto del nostro Regime, non potrà avere il compito della gestione diretta della produzione e del commercio librario, ma bensì quello, per dirla con la felice espressione di Ugo Spirito, di fissarne il programma: la Corporazione, cioè, avrà funzione di orientamento, senza sottrarre la gestione all’iniziativa privata. Pur ristretti entro tali limiti, i compiti della Corporazione del libro saranno importantissimi, tanto dal punto di vista economico quanto da quello etico e politico, elementi indissolubili nella concezione del corporativismo fascista.
Naturalmente, su queste funzioni fondamentali dovranno innestarsene altre di carattere laterale, quale il perfezionamento dei rapporti contrattuali fra le categorie interessate, già in parte attuati o allo studio, e soprattutto noi pensiamo che essa dovrà una buona volta affrontare in maniera radicale la ormai annosa questione della Società degli Autori per darle quell’unica soluzione compatibile col nostro attuale ordinamento sindacale. In quanto poi all’opera che se ne aspetta in favore della diffusione del libro italiano all’estero, non potremmo che ripeterci dopo quanto ne abbiamo già scritto da diversi anni.
In ogni modo, a tirare le somme, vediamo che poche Corporazioni di prodotto o di categoria si presentano sotto un aspetto così unitario come quella del libro; per pochissime, poi, si verifica quella concordanza di interessi fra le categorie che è invece evidentissima in essa. Sulle sue funzioni dovrebbe esser, dunque, più facile che per altre raggiungere un accordo; ed è veramente strano come tuttavia sia necessario rifarsi ogni tanto a discuterne i punti fondamentali.
Sandro Volta.
Chi fa per sè, fa per tre.
(disegno di Bartoli)
Alcuni propongono la gestione diretta del commercio librario.

File: PDF, TESTO

Collezione: Diorama 24.01.34

Citazione: Sandro Volta e Amerigo Bartoli, “La Corporazione del libro,” Diorama Letterario, ultimo accesso il 17 maggio 2024, https://dioramagdp.unito.it/items/show/1449.