Poeti giovani (dettagli)
Titolo: Poeti giovani
Autore: Lino Venturini, Arnaldo Beccaria, Sandro Penna, Renzo Laurano, Giovanni Descalzo, Romano Asceraf, Eugenio Galvano, Salvatore Brignone, Guglielmo Petroni
Data: 1934-02-07
Identificatore: 1934_100
Testo:
Poeti giovani
Paesaggio
Era il paesaggio splendente, col fantasioso orizzonte in cirri e nèmbi perdentesi verso la cima del monte.
Sul monte gli abeti lontani e i rami chiomati dei pini facevano i guardiani tra il cielo e la terra ai confini.
Accolto era il sole dal coro d'ebre creature invase di gioia e in pulviscolo d'oro disfaceva le case.
Pure una grande tristezza nel fondo del cuor si destava per l'incompiuta bellezza, che il tuo sorriso mancava.
Garian.
Lino Venturini.
La strada solitaria
M’è dolce camminare pianamente
su questa strada solitaria, prima
che vi scenda la sera, ed è la primavera, venuta di recente.
Ora che il giorno ha
la conclusa pienezza
d'un frutto che dall'albero si spicca, camminar secondando
l'indugio della luce, e docile alla pace ch’è gemella dell'aria.
Poi, quando si fa sera: un andare nell'ombra ch’è soltanto muover di passi;
e da me s’è staccata la mia pena: solo me n’è rimasta una savia indulgenza; una dolce attitudine mentale.
Arnaldo Beccaria.
Pellicano
Irene bagnante che in punta dei piedi, elevata e congiunta, t'incidi, staccata dal mare, il recto ed il verso iridare lasciandoti, sai che a uno strano pellicano, sui lidi tirreni, somigli?
Il volto nel piccolo vano dei seni divisi assottigli
Renzo Laurano.
Il balcone
Sorprendeva il fanciullo in avventure, entro libri lontane, dalle ville il monotono canto delle serve
— la noia verde della primavera.
Vuoti abbagli sul mare.
Ma la nera
lenta teoria dei seminaristi, sulla riva lontana, disegnava
— ancóra — vaste fantasie di viaggi.
Veleggiavano nuvole di marmo dorate sullo spento monastero. Ritornava dal cimitero, lieve, nelle vie del paese un carro nero.
Sandro Penna.
Dalla città lontana
alla madre sorda
Lontano dalla terra mia
tra le stanchezze di Questa città
penso alla mamma
che aspetta tutta presa d'attesa.
O madre mia che vivi
fondo silenzio eterno
nei lunghi giorni, ritorno ai tempi nostri, solo nostri, rinchiusi nella casa.
Sui grandi alberi mai
non sentisti il passo del vento
ed io ogni momento
per te ascoltavo il suono della vita:
fu suono di lamento, rammarico dei giorni.
Vissi molto per te;
già di quel tempo
avevo gli occhi grandi
uguali al tuo sguardo
che rammenta epoche vecchie
ed ha nei suoi silenzi
l'immagine dei suoni.
Ricordi quella specie di cullare
che aveva l’anima nostra
nelle amarezze serali che andavano
dietro al tramonto;
uguale, tutta la vita è un sogno vago, ogni ragione ignota è un placido
cammino
che ha fine in noi stessi senza le differenze che si pensa.
S. Anna - Lucca.
Guglielmo Petroni.
Mediterraneo
In alvei d'ombra, caduto l'azzurro, non vergini albe e corone di schiume fiorenti al cielo.
Né plàcido declino, per palpiti d'onde volgenti in folgorii di canto, a sospirose rive.
* * *
Conchiglia stanca entro calmie, ai flutti smorti del sogno ci rode oblio, pei tenebrosi fondi dell'anima con tremolii di rimpianto.
Ma in echi di fieri fragori mi svegli, mare in me d'antichi ritmi fluente, e nel gorgo mutevole di vaste ansie mia vita riprendi. ***
Ebbro di luce; la torbida
estate che passa
in te fermenta di sangue, sulle tue sponde terrestri d'estasi
fanciulla in abbandono.
Tra amplessi umani Finquieto sogno infrangi.
Poi la sorda passione di tua carne, con pallori d'astri e silenzi, addormi nel canto eterno.
Tunisi.
Salvatore Brignone.
Raggio verde
Circondati d'azzurro, mia nuova solitudine, se già sul mattino s'è spento senza sorrisi il tuo sogno.
Vasto è il cielo e l'oceano sconfina in limiti glauchi al margine roseo di nebbie. Scruta, pilota che veglia a un cammino di porti siderei, le nuove stelle dei tropici, il corso dei, venti costanti, i nembi piovorni che stagnano pigri all'afoso Equatore.
Venere appare altissima, più bianca, nel nuovo emisfero; le Croci del Sud nella notte fugano i Carri dell'Orse.
Sórge e si spegne nel mare attonito il sole che a mezza strada infuoca sui ponti, senz'ombra.
Tu attendi rinchiuso nel guscio dei lunghi pensieri il rapido crepuscolo: s'abbacina Fanima fissa al disco vermiglio in declino, nell’ansia di cogliere l'attimo che in raggi verdi dilegua.
Luce dello smeraldo filtrata da liquidi prismi al limile inquieto del mondo! S’increspa l'oceano e chiude, O mia solitudine, il buio, i rinnovati miti
del tuo sognato domani. « Augustus » - Tropico del Cancro, dicembre 1933.
Giovanni Descalzo.
S. O. S.
Vie del mondo che continuate le mie vene, diverse e uguali, stritolate di polvere e di desiderio.
Talora le mani mi spezzano invisibili pesi d'un tratto immoti a cui son strada.
S. O. S. vie del mondo; scagliatemi in spirali di vertigini; ch’io evada per balze di paralleli in tempesta e risalga in voli di meridiani.
Prendetemi. Penetratemi strade, predatemi; frenetica rete d'oblio in cui s’incidono le unghie della mia angoscia profonda fino al tuo cuore, terra, per rifarsi una gioia
e se non nella mano ti serro, nel grembo
ti dilanio, e dimentico.
Risalgo
con il mio infrantumabile peso, e rieccomi asfalto battuto dall'implacabile vivere, immemore stupefazione martellata di spasimi, finita l'evasione impossibile.
O strade.
Tripoli. Romano Asceraf.
Foresta
L’antica foresta pareva negli ardenti meriggi rimbombare come una cattedrale al suono d’un organo nascosto.
Ma quando calavano le prime ombre della sera e le tigri uscivano strisciando presso l'acque buie del fiume, il grido dello sciacallo solitario s'udiva.
All'improvviso nel cuore delle selve
un tocco di cembalo cupo trapassava e moriva.
Allora se appoggiavo l'orecchio contro la terra sentivo i giganti mettersi lentamente in cammino.
Eugenio Galvano.
Collezione: Diorama 07.02.34
Citazione: Lino Venturini et al., “Poeti giovani,” Diorama Letterario, ultimo accesso il 03 dicembre 2024, https://dioramagdp.unito.it/items/show/1465.