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Titolo: Libri della settimana

Autore: non firmato (Lorenzo Gigli), Vellani Marchi

Data: 1934-02-21

Identificatore: 1934_157

Testo: Libri
della settimana
Agenzia Abram Lewis
I giovani non possono lamentarsi; e il mito del genio incompreso ha fatto il suo tempo. Oggi per poco che uno valga trova cento mani protese a tirarlo fuori dalla calca. Segnalazioni, concorsi., premi, collane editoriali, le terze pagine dei giornali; non c'è più, infine, nessun uscio chiuso, e i vent'anni non sono un impedimento ma un passaporto. È giusto che sia così, e che nella rinnovata vita italiana si sia rinnovato anche il costume letterario dove oggi le fame consolidate non sono più barriere al cammino degli altri. Anche il pubblico cerca qualche cosa di diverso, non diffida dei nomi nuovi e ad onta di cento delusioni continua a sperare che « un bel dì vedremo ». Vediamo, intanto, questo romanzo del giovanissimo Alfredo Segre, torinese di ventisett’anni, che ha trovato il tempo di girare il mondo e di formarsi un'esperienza diretta della psicologia e del colore levantini. Alfredo Segre ha scritto Agenzia Abram Lewis, i valentuomini molto autorevoli dell’Accademia Mondadori gliel hanno premiato, e Mondadori editore glielo stampa (Milano, 1934 - L. 10) e, sotto l'etichetta del premio, lo lancia incontro ai lettori italiani.
Vogliamo vedere qualche attacco del romanzo del Segre con la letteratura ebraica moderna? I primi titoli che tornano alla mente sono Il re degli schnorrers di Zangwill e il Giobbe di Roth; con questo l'Abram Lewis ha in comune alcune forti tinte avventurose benchè poi l’atmosfera spirituale di Giobbe sia un’altra e assai diversamente complicata e l’avventura si risolva con una grandiosità mistica e drammatica difficilmente superabile; col racconto zangwilliano il romanzo del Segre ha piu d'un punto di contatto nella rappresentazione del carattere picaresco del protagonista e in quella particolare forma d'umorismo di marca prettamente ebraica che Israele Zangwill ha tratto, per dirlo con parole sue, dall’istinto giuridico dell’ebreo che ha sviluppato il più gigantesco e più minuziosa codice di condotta che vi sia al mondo. Ironia delle cose, inanità delle tradizioni e delle leggi, contrasti tra gl’impacci delle pratiche ereditate ma ormai inani e le lìbere esigenze della vita moderna; con questo un attaccamento sconsolato al passato e alla razza e un profondo disprezzo dell’occidente: motori del sentimento ebraico che ha in Abram Lewis un « tipo » dotato inoltre di quel tanto di furberia, di avidità di guadagno, d’insensibilità morale che è necessario per far strada nel mondo. Questo bravo signor Lewis avrebbe bisogno, nel romanzo del Segre, di qualche contrappeso perchè qualcuno non venga fuori a dire che tutti gli ebrei vi si possono riconoscere, e gli ebrei a loro volta non levino alte strida per essere stati così poco caritatevolmente raffigurati da uno dei loro. Ma, contrappesi a parte, sarebbe un errore vedere nel protagonista del Segre l’israelita simbolico, l'ebreo sintesi. Come un cattivo cristiano non rappresenta tutti i cristiani (nessuno, per esempio, s'è mai sognato di dire che Don Abbondio rappresenta tutto il clero), cosi l’ebreo Abram Lewis combina un sacco di guai come Lewis e non in quanto ebreo, pur mettendo al servizio del male le qualità negative e positive della sua razza. La distinzione è meno sottile di quanto possa sembrare; e il lettore se ne accorge subito.
Il romanzo, infatti, rappreso intorno al protagonista per più d'un centinaio di pagine nelle quali vita e miracoli di lui. sono abbondantemente e pittorescamente esposti, si distende poi in una serie di emozionanti episodi nei quali il centro dell’interesse si sposta da Abramo uomo ad Abramo avventuriero, capo di contrabbandieri, spia e via dicendo.
In sostanza l’ebreo a un certo punto ci saluta, e lascia il posto ad un personaggio da romanzo giallo, ad un Rilley levantino, ad un agente del Servizio Segreto, al capo di una banda ogni cui gesta è tema da romanzo. Ed è in questo passaggio il maggior difetto del romanzo, la carenza della sua umanità: in questa mancata sutura tra le due parti, in questa soluzione di continuità che a un certo punto disperde le autentiche qualità liriche del libro. Bisogna riconoscere tuttavia che nell’epilogo il Segre riprende con mano felice i suoi temi, riconduce il romanzo nel clima spirituale nel quale è nato, chiude il documentarlo per riaprire il conto corrente di Abram Lewis, della sua logica e della sua morale di ebreo perseguitato, sfuggito ai progrom di Vilno, diventato con l’astuzia e l’intrigo padrone del Cairo. L’ex-schnorrer ora è ricco e polente, fa il buono e il cattivo tempo, tira moltissimi fili, non conosce scrupoli per arrivare dove vuole, maneggia il denaro con la coscienza che non c'è virtù al mondo che gli resista. Il ricordo dei progrom, la miseria e la fame, la raggiunta ricchezza sono i tre motivi fondamentali del suo traviamento. Non lo dice neppure a se stesso, ma in sostanza questo Abram, che non crede a nulla e ride di tutto e corrode tutto con la sua ironia, vive per vendicarsi lì dove ha chiesto l’elemosina. Il giorno ch’egli si scaglia contro la vecchia Europa mescolandosi agli arabi in rivolta obbedisce al suo istinto e al suo odio e obbedisce insieme alla logica della razza. Questo ci pare il senso del romanzo del Segre, la giustificazione delle sue premesse. Questo il dramma che va cercato sotto la rete delle avventure, la collana degli episodi, il tessuto ironico, l'apporto documentario, la cronaca e il resto. Elementi tutti che conferiscono alla lettura del romanzo un interesse che non cala quasi mai. Il Segre non è un descrittore di maniera dell'esotico, ma un uomo che ha visto. Il pericolo è che il lettore badi più al colore che al tono, più al pittoresco e al documentario che all’umanità del personaggio e alla sua funzione, più alle battute ironiche, alle storielle, alle gesta romanzesche che alla intima sostanza del libro. Se mai, il lettore è giustificato dalla mancata fusione tra i vari elementi, dalla assenza di quel tessuto fantastico sul quale l’artista ricama.

ALFREDO SEGRE «AGENZIA ABRAM LEWIS»
(Dis. di Vellani-Marchi).

File: PDF, TESTO

Collezione: Diorama 21.02.34

Citazione: non firmato (Lorenzo Gigli) e Vellani Marchi, “Libri della settimana,” Diorama Letterario, ultimo accesso il 17 maggio 2024, https://dioramagdp.unito.it/items/show/1522.