Cesare Zavattini (dettagli)
Titolo: Cesare Zavattini
Autore: Non firmato (Lorenzo Gigli)
Data: 1931-09-16
Identificatore: 155
Testo:
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Cesare Zavattini
Ma che cos'è questo umorismo? Pirandello, che se ne intende, ha scritto sul tema un intiero libro per concludere che l'umorismo consiste nel sentimento del contrario, provocato dalla speciale attività detta riflessione che non si cela, che non diventa, come ordinariamente nell'arte, una forma del sentimento, ma il suo contrario, pur seguendo passo passo il sentimento come l’ombra segue il corpo. (Badate al valore della similitudine, schiettamente pirandelliana). Campanile invece, invitato a dare una definizione dell’umorismo, rispose semplicemente: « Non so ». Laconico, ma esatto. Perchè vi sono infinite varietà d'umorismo secondo le nazioni, i tempi, gl'ingegni; e per i più scrittore umoristico significa uno scrittore che fa ridere, mettendo così tutti in un mazzo il comico, il burlesco, il satirico, il parodista, il grottesco, l'ironista, lo scemo e il triviale. A quale di codeste categorie appartiene l'umorismo di Cesare Zavattini? Un giovane emiliano, autore d’un libretto di 120 pagine che si intitola « Parliamo tanto di me » (ed. Bompiani): da accogliere, amici lettori, con tutto il rispetto. Per Zavattini, si può anche ritagliare la formola pirandelliana del corpo e dell’ombra; più ombra che corpo in questo caso, poiché appunto Zavattini nota tutti gli scherzi di quest’ombra, « com'essa ora s'allunghi ed ora si intozzi, quasi a far le smorfie al corpo, che intanto non la calcola e non se ne cura ». Parole, ancora, di Pirandello. L'ombra o spirito o fantasma zavattiniano entra una sera dalla finestra e si porta via l'autore in persona per essergli guida in un viaggio nell'aldilà. Lo spunto iniziale ha precedenti illustri, radici nella classicità, e per far due nomi, un antico e un moderno, se ne sono serviti ottimamente Le Sage e De Queiroz, affidando al diavolo la parte che Zavattini affida atto spirito e scoprendo le magagne degli uomini piuttosto che i segreti d'oltretomba, secondo il dettato delta nota leggenda dello studente spagnolo. Ma il carattere della breve fantasia zavattiniana è diverso, è nuovo, non trae vigore dall'invenzione generale e dalle trovate comiche, ma si dal clima fiabesco nel quale l'azione è subito assunta e che il lettore accetta come tutti i doni di vera poesia, senza pesarlo sulla bilancia dei valori piattamente realistici. Il racconto si sviluppa tutto in un'atmosfera translucida e la comicità nasce dal contrasto innocente, spontaneo, tra gli atti e gli atteggiamenti naturali e comuni dei personaggi e l'atmosfera medesima, tra la scenografia magica del paradiso e dell'inferno e le semplici molle alle quali obbediscono i beati e i dannati perpetuando oltre la vita azioni e pensieri che nella vita accompagnano il passaggio dell'uomo mediocre. Ma dove il libro ha un'impronta di originalità assoluta è negli incontri ora svagati, ora teneri, ora delicatamente tristi. della sensibilità di Zavattini con l'umanità assunta alle eterne fortune o sfortune. Non ne nasce dramma, per lo meno il tono non è mai drammatico, ma dalla vena umoristica autentica vien su una corrente di pessimismo accorato che fa tremare le fronde della selva poetica zavattiniana e ha toni delicatissimi e castissimi, una semplicità che serve a stabilire i contatti pudichi e ritrosi del cuore e svela 7 vero sentimento dello scrittore. S'affaccia con Cesare Zavattini, al nostro orizzonte letterario, un umorista e un poeta. Il titolo del volumetto è, intenzionalmente, un passaporto ironico; ma tutte le altre carte sono in regola.
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Collezione: Diorama 16.09.31
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Citazione: Non firmato (Lorenzo Gigli), “Cesare Zavattini,” Diorama Letterario, ultimo accesso il 21 novembre 2024, https://dioramagdp.unito.it/items/show/155.