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Titolo: Annie Vivanti

Autore: Non firmato (Lorenzo Gigli)

Data: 1931-09-23

Identificatore: 159

Testo: GALLERIA

Annie Vivanti

Aspettiamo Annie Vivanti al romanzo da tempo annunciato, dal titolo, dato il temperamento e le tendenze della scrittrice, pieno di promesse: S. O. S. ovverosia « Salvate le nostre anime »; perchè, via, quello uscito con la data 1931 (Fosca, sorella di Messalina - ed. Mondadori) è un cattivo scherzo che la Vivanti avrebbe potuto risparmiare ai suoi fedeli. Si tratta della ristampa riveduta e corretta d’un brutto racconto di dieci anni fa, Sorella di Messalina: il titolo è rimasto, preceduto dal nome della moderna insaziata, derivato dall'anagrafe decadentistica; e son rimaste, suppergiù, le avventure di Fosca, la sua psicologia tempestosa, i tormenti della sua carne, la fatalità che domina le sue azioni. Materia sfruttatissima dagli epigoni romantici, figure e vicende stereotipate secondo i clichés della letteratura satanica e perversa: la donna fatale, il vampiro, che trascina gli uomini alla perdizione, li avvelena co' suoi baci, li uccide. Viziosi e viziose di Jean Lorrain e di Catulle Mendès, corrotti di Rachilde (ma che ingenuità di corruzione, in fondo! ), imperiale Antinea di Benoil, codesta Fosca è una vostra sorella, e par proprio uscita da un museo di statue di cera o da un magazzino di robivecchi. Gli orrori che s'accumulano intorno alla sua testa rnedusea son tali e tanti che non impressionano neppur più. A crederli veri o possibili, ci vuole una bella dose di buona volontà. Il discorso a proposito di Fosca sarebbe anche troppo lungo se non ci desse modo di constatare ancora una volta la concretezza di quel dissidio che caratterizza tutta l’attività letteraria della Vivanti, la cui ispirazione innegabilmente originale e sincera è compromessa da concessioni al fatto occasionale, talvolta alle stesse esigenze pratiche verso cui il controllo e l’autocritica rimangono in istato di costante soggezione. La salvano, talvolta, le sue istintive virtù d'artista, il candore e il calore della sua commozione, l'autenticità di certe sue crisi liriche. Alcune pagine dei Divoratori, di Circe e di Vae victis sono nella memoria di tutti. Ma la Viranti appare nella pienezza de' suoi mezzi e in tutta la sua freschezza nativa là dove le avviene di dar sfogo alla sua aspirazione alta libertà e di celebrare la bellezza del mondo sconfinato: in questo senso, i frammenti raccolti sotto il titolo di Zingaresca rappresentano forse le sue cose migliori. La frammentarietà dell'arte della Viranti è connatu rata al suo istinto e alle sue abitudini. L'autobiografia è una forma nella quale si calano le sue immagini più originali e le sue emozioni più risentile. Il suo spirito, dal tempo del canzoniere giovanile che il Carducci tenne a battesimo, non è mutato, e il suo è rimasto un destino di zingara.

Sono uccel di passaggio, ed ha il mio nido
per suo solo confine il firmamento.
M'è tetto l’uragano e culla il mare.
La ninnananna me la canta il vento.

Sappiamo che non è letteratura. Per via, a questo fondo scapigliato e bohème, s'è aggiunto il dono d'un humour di origine riflessa, che ha note caratteristiche e simpatiche e che è un dono di grazia. Se ne rammentano certo i lettori di Naja tripudians. Nella stessa deplorata Fosca c'è, per questo rispetto, qualche pagina da ricordare: il viaggio d’una famiglia di provinciali, comicità imprcssionistica di buona lega che si distacca sul fondo truce della falsa tragedia.

File: PDF, TESTO

Collezione: Diorama 23.09.31

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Citazione: Non firmato (Lorenzo Gigli), “Annie Vivanti,” Diorama Letterario, ultimo accesso il 17 maggio 2024, https://dioramagdp.unito.it/items/show/159.