Libri della settimana (dettagli)
Titolo: Libri della settimana
Autore: Non firmato (Lorenzo Gigli)
Data: 1934-05-09
Identificatore: 1934_226
Testo:
Libri della settimana
Vitello di Manhattan
Questo è il titolo d'un romanzo, il primo romanzo di Beppi Stroppa. Esce nelle edizioni Ribet di Torino, e giorni fa ha avuto l'onore di essere classificato primo tra le opere narrative presentate ai Littoriali della cultura e dell'arte svoltisi a Firenze. Da questi Littoriali sono già usciti alcuni poeti, un autore di teatro e tre o quattro scrittori di romanzi. Pur facendo la debita parte all’animus ottimista dei giudici in cospetto di tante fresche forze giovanili, non possiamo che compiacerci dei risultati. Nella commissione per l'esame delle opere narrative figurava Massimo Bontempelli, e se il romanzo di Stroppa gli è piaciuto ci devono essere delle buone ragioni. Questa prima di tutte: che senza poggiare su schemi predisposti e ostentare intenzioni polemiche o aderenza a temi attuali, il romanzo realizza una sua atmosfera, è pieno « novecento » in linea ideale come in linea tecnica, è ricco di fresche invenzioni e insieme di esperienza sofferta. Qui stanno soprattutto il suo carattere e la ragione del suo interesse. Beppi Stroppa ha voluto, attraverso il proprio caso personale trasfigurato quel tanto che basta a elevarlo dal piano del diario e della cronaca al piano del romanzo, rappresentare la sintesi della sua generazione, sulla quale hanno operato la crisi del dopoguerra e la dottrina e l’azione fascista. Il romanzo è anno XII anche se non lo dichiara. C’è lo spirito del tempo nuovo anche se non passano cortei, non squillano fanfare e non ondeggiano gagliardetti. Ma il miracolo mussoliniano lo permea, l’universalità romana del Fascismo è presente. Questo risultato è ottenuto senza molti discorsi e ragionamenti, per virtù d'un contrasto iniziale tra due mentalità e psicologie, tra due allegorie di opposte civiltà, l’americana, meccanica ed egocentrica, e la latina restitutrice, di contro al materialismo, dei valori morali e del culto della vita eroica.
Due giovani, Orio Mariano e Joe Puddington; due razze, come il loro stesso nome dice; l’uno squadrista della Marcia, laureato in lettere e avviato all’insegnamento liceale in un’atmosfera di stracco afascismo; l’altro, rappresentante della mentalità ed educazione di marca americana, vittima ribelle d’un ambiente familiare in cui s’adora sino al fanatismo il denaro e si disprezza ogni manifestazione dello spirito, ogni cosa che non si traduca direttamente in moneta. Il giovane americano è l’antitesi della coppia che lo ha generato, è l’antitesi del suo tempo e della società in cui è nato. Egli si sente figlio in ispirito di un’altra mentalità, ha altri bisogni da estrinsecare, agogna a una vita diversa in un mondo diverso. Orio Mariano, temperamento sensibilissimo e schivo, antiretorico, uscito dal periodo dell’azione squadrista, si trova come un pesce fur d'acqua Egli s’incontra con Joe Puddington, mutilato d’una mano in un incidente che gli ha lasciato i nervi permanentemente scossi, e la cui vita è un continuo e disperato tentativo di evadere dalla situazione morale in cui è stato imprigionato e che gli ha prodotto piaghe inguaribili nello spirito. Joe cerca nella nuova Italia che il Fascismo ha creato, la sua resurrezione spirituale. Ma la sua malattia è inguaribile: tanto ch'egli non saprà risollevarsi al contatto di Orio (che si tufferà nell’opera ardente della ricostruzione andando a lavorare nelle bonifiche dell’Agro Pontino), e finirà nella sconfitta rinunciando alla lotta.
Orio dopo la scomparsa dell'amico e dopo le vane ricerche è tornato al suo lavoro vincendo il dolore nell'adempimento della sua missione. Nuove mète s’aprono: ora egli viene incaricato di guidare e poi organizzare al lavoro, al di là dei mari una squadra di emigranti. Ma non si tratta di emigranti che vanno in America colle donne e coi bimbi, verso una sorte incerta e forse inonorata: il piroscafo reca in Libia quattrocento coloni. Cantano le canzoni della Patria, le canzoni del Fascismo. Cosi, protesa verso l'avvenire, si chiude la vicenda di Orio Mariano. Il romanzo ha il suo epilogo americano sulle rive del Pacifico, ove in una casetta modesta la figlia perduta di casa Puddington s’è costruita la sua felicità con lo sposo che s’è scelto. Contemplando il loro nato, Alice Puddington dice al marito: « Ti pare, Lindy, che questo nostro bimbo non vale assai di più di tutti i soldi di mio padre? ».
La lettura del libro di questo giovane è istruttiva anche come indice, e vi si potrebbe ricavare più d’un argomento da gettare nel mezzo della contesa sul romanzo collettivo per rinfocolarla. Il Vitello ha, anche se non dichiarate, nette risonanze corali. È uno studio d’ambiente storico e psicologico assai popolato. C'è l'esperienza di uno in funzione dell'esperienza di molti, anzi d’una generazione, quella ch’è pur mo' entrata in lizza e difende i propri ideali redenti dalle offese del disordine civile e morale e dagli attentati dell’egoismo scatenato sul mondo. Questa generazione ha visto crollare gli altari del vitello d'oro e non se ne dimenticherà più. Il tono autobiografico del romanzo ne garantisce l'autenticità spirituale; il taglio dell'avventura e dei contrasti ne stabilisce il clima. Il narratore ha preparazione e scioltezza, è pronto a camminare. Alle prese con la materia, sa dominarla e controllarla, e il suo modo di raccontare si allontana dalla scrittura letteraria per avvicinarsi al parlato. Tirato su nella prima parte con accento autobiografico forse troppo scoperto, man mano che procede il racconto si fa più cauto insieme e più spedito. Il caso personale abbandona i primi piani, accorrono sul boccascena le passioni e gli urti del nostro tempo. E ne deriva alla vicenda un ritmo incalzante quasi sempre ben sostenuto.
BEPPI STROPPA littore
per l’arte narrativa.
Collezione: Diorama 09.05.34
Etichette: I libri della settimana
Citazione: Non firmato (Lorenzo Gigli), “Libri della settimana,” Diorama Letterario, ultimo accesso il 30 gennaio 2025, https://dioramagdp.unito.it/items/show/1591.