All'insegna delle Belle Lettere (dettagli)
Titolo: All'insegna delle Belle Lettere
Autore: Non firmato (Lorenzo Gigli)
Data: 1931-09-23
Identificatore: 162
Testo:
NOTIZIARIO
All’insegna delle Belle Lettere
* V Inchiesta sui premi letterari, che da qualche numero appare nel nostro « Diorama », è seguita con molta attenzione anche all’estero: infatti le Nouvelles Littéraires le dedicano un articolo di due colonne, commentando con simpatia l’iniziativa del nostro giornale e riportando le risposte più caratteristiche" come quelle di Gino Rocca, di Massimo Bontempelli, di Carola Prosperi, di Moscardelli e di altri. * Non bisogna dimenticare — conclude l’autorevole periodico parigino — che l’influenza di un premio assume in Italia un carattere del tutto particolare: se il premio non determina le tirature multiple che conoscono le pubblicazioni umoristiche e i romanzi leggeri o avventurosi, apre per contro ai laureati l’ingresso alla terza pagina dei maggiori quotidiani e procura loro ambite e remunerate collaborazioni ».
» Il recente congresso dei librai svoltosi a Lione ha voluto defluire, su richiesta di molti bibliofili, i termini di edizione principe, edizione originale e prima edizione. L’edizione principe designa la prima pubblicazione d’un testo composto avanti l’invonzione della stampa. L’edizione originale è il primo testo impresso o apparso in volume, in commercio o no, dell'opera di un autore pubblicata lui vivo e con la sua partecipazione sotto una forma qualunque, e quindi con la sua diretta garanzia. Quanto alla prima edizione, essa può venire dopo quella originale o, in mancanza di essa, sostituirla.
* Il romanzo Ilia e Alberto, di Angelo Gatti, uscirà a puntate nel giornale tedesco Germania, organo del Cancelliere Brûning, nella traduzione di Nelly Key, in attesa di apparire in volume per cura di uno dei maggiori editori tedeschi. Altre traduzioni del romanzo si annunciano in Francia, in Inghilterra ed in Ungheria.
* Si è svolto a Parigi il Congresso internazionale di Geografìa, al quale ha partecipato una delegazione italiana numerosa ed autorevole. Fra le più importanti relazioni è da segnalarsi quella dei dottor Filippo De Filippi, che per incarico del Duca degli Abruzzi ha dato preventiva notizia dei risultati scientifici della spedizione, condotta appunto dal Duca degli Abruzzi, alla scoperta delle sorgenti dell’Uabi Ucbi Scebeli. Intorno a questa memorabile spedizione uscirà prossimamente coi tipi della Casa Mondadori un volume ricchissimo di materiale illustrativo e di documenti in cui il Duca degli Abruzzi e gli altri partecipanti alla spedizione riferiscono minutamente la preparazione e l’esecuzione dell’impresa, studiata e condotta con quel metodo perfetto e quella esperienza che sono le caratteristiche di tutte le spedizioni organizzate e dirette dal Duca degli Abruzzi.
* Nicola Jorga, Presidente del Consiglio di Romania, è un illustre amico dell’Italia. Recentemente sono state tradotte in italiano alcune sue opere di teatro, alle quali ha fatto seguito la pubblicazione degli studi critici e storici: L'Italia vista da un romeno (ed. La Spiga), L’arte popolare in Romania, e il volume Arte e Letteratura dei Romeni (ed. Sapientia), che contiene una interessante sintesi dell’evoluzione dell’arte e della letteratura romena.
* E’ uscita la traduzione del Der Fall Maurizius di Jakob Wassermann (ed. Modernissima). Autore di molti libri, solo con questo il Wassermann è riuscito ad imporsi anche fuori dalla sua patria, conquistando, nella letteratura internazionale, uno dei primi posti. Più che un problema della giustizia, come parecchi lo definirono, si può vedere in quest’opera il problema della gioventù moderna. Etzel Andergast, il giovane protagonista, è un assetato di verità e di realtà, e questa sete egli la spegnerà nella affannosa ricerca, di cui gli fornisce occasione fortuita il processo istruito sedici anni prima da suo padre, procuratore, contro Maurizius imputato di uxoricidio. Di qui inizia la vicenda ricca di mille fatti ed esperienze, che finisce col ritorno di Andergast, dopo d’aver scoperto il vero colpevole. Anche da noi il libro susciterà quell’interesse col quale fu accolto in Germania e in Francia. La traduzione nostra è dovuta ad Alessandra Scalero.
* Prossimamente l’editore Carabba pubblicherà un volume di racconti di Enrico Emanuelli dal titolo » Storie crudeli ». E’ prossima anche la pubblicazione (ed. Nemi) d’una nuova raccolta di liriche di Gentucca, pseudonimo d’una gentildonna torinese ai cui precedenti canzonieri ha arriso il più schietto successo. Il nuovo volume di Gentucca si intitola L’anima e le cose.
* Nella raccolta del teatro di Shakespeare tradotto da Diego Angeli (ed. Treves) esce Molto rumore per nulla, la commedia ispirata, almeno in parte, da una novella del nostro Bandello. E’ una delle più popolari di Shakespeare, specialmente a causa della sua trama facile e divertente e dei suoi personaggi vivaci e interessanti.
* « Si je trouve Dieu et les vraies lois de l’ordre moral, ce sera pour bonheur... », scriveva Maine de Biran in una pagina dei suo diario del 1815: questo diario del filosofo che Sainte-Beuve amava avvicinare a Pascal, tutto vólto alla ricerca del Dio perduto, era rimasto quasi ignorato sino ai nostri giorni: ha cominciato a pubblicarlo quattro anni fa A. De Lavallette Monbrun, col titolo di Journal intime de Maine de Biran (ed. Plon), del quale è uscito recentemente il secondo volume. Il diario, che si estende dal 1792 al 1824, è il testimone di una vita inquieta e di un commovente dramma umano. Guardia del corpo sotto Luigi XVI, Biran conduce una vita dissoluta; venuta la rivoluzione, egli vorrebbe isolarsi negli studi di matematica, ma, essendo di cagionevole salute, non può darsi ad una applicazione efficace. Allora egli si dà a riflettere sulle condizioni della felicità, e diventa psicologo e filosofo. Un matrimonio d’amore gli concesse la felicità durante otto anni, ma la donna che adorava morì, lasciandolo nel più spaventoso dolore. Pensò al suicidio, e fu la filosofia a salvarlo. E dopo qualche anno d’intervallo pubblicò i due suoi principali lavori filosofici. Ritornato a Parigi, e ripreso dalla vita mondana della capitale, la sua attività intellettuale declina, e la sua salute peggiora sempre di più. Il diario degli ultimi anni raggiunge talvolta una tragica intensità. Biran assiste al suo disfacimento, e con una meravigliosa lucidità ne nota tutte le fasi. Egli si rivolge allora alla religione, e la fede in Dio, che prima gli era mancata, s’impone sempre di più al suo spirito. La morte lo raggiunge sereno e rassegnato.
* La prima orazione funebre pronunziata da Bossuet è quella per la reverenda madre Iolanda di Montarby, badessa d’un monastero di Metz. Tutti i biografi e gli editori del grande oratore sacro hanno sempre affermato che il manoscritto di questa prima orazione era andato perduto: invece Leon Cerf annuncia nella Revue Bleue che il manoscritto esiste, e che forma uno dei tesori di una biblioteca privata di Parigi.
* Si prega di non confondere, avverte Albin Michel, l'editore di Pierre Benoit: e l'avvertenza è provocata dal fatto che un altro scrittore, meno celebre del romanziere-accademico, manda in giro dei libri sotto il nome di Pierre Benoist: c’è, sì, una consonante in più, ma l’equivoco è facile Ora siccome pare che questo signor Benoist possieda, prima di Pierre, altri due prenomi, Constant e Flavien, l’editore osserva che è strano ch’egli utilizzi il terzo, cioè proprio quello che può trarre i lettori in inganno, tanto più che, dato che la s di Benoist non si pronuncia, i due cognomi hanno un suono perfettamente uguale. La controversia non si fermerà qui: infatti si annuncia che Pierre Benoit, quello illustre e senza s, si è rivolto per essere tutelato al Sindacato professionale degli scrittori. Dal canto suo il Benoist replica che non ha aspettato oggi a chiamarsi Pierre e che firmava cosi i suoi lavori molto tempo prima che l’autore d’« Atlantide» comparisse sull'orizzonte letterario.
* Victorien Sardou, di cui cade in questi giorni il centenario della nascita, avrebbe lasciato dei ricordi inediti, che però, a ventitré anni di distanza dalla stia morte, non sono ancora venuti fuori. Lucien Descaves, che gli fu amico, rivolge un appello agli eredi perchè, se questi ricordi esistono, si decidano a pubblicarli: « Che grande reporter avrebbe potuto diventare Sardou, se si fosse dedicato a questa attività! Rammentava sempre di essere penetrato tra i primi, ed aveva allora sedici anni, nella camera dove, sotto Luigi Filippo, la duchessa di Choiseul-Praslin era stata assassinata dal marito; e a ventiquattr’anni, nel 1855, aveva rilevato il piano del sinistro vicolo nel quale era stato trovato impiccato il corpo di Gerard de Nerval. C’era davvero in Sardou un informatore di prim’ordine: ecco perchè, se è vero che ha lasciato dei ricordi, ne reclamo la pubblicazione ».
* Tristan Bernard si vanta d’aver scoperto un poeta inedito, Paul de Léonis, che pubblicherà nel prossimo inverno il suo primo volume. Intanto Tristan Bernard ha comunicato ad un giornale questa lirica, veramente singolare, del suo protetto, intitolata: « Lumière cri des yeux », che potrebbe portare la firma di Tristan Corbière:
Lumière, cri des yeux attaqués par te Monde
On dit, parlant de tol: la lumière sacrée
Or, Lumière, c’est ma pupille que te crée
Sous le choc des objets que le soleil seconde.
Les arbes et les fleurs, la mer et la nuée
Font aux sensibles yeux de diverses blessures,
Clameur verte, venant de soldisant verdures,
En cri jaune, quand vient l'automne, trensmuée.
J'abaisse ma paupière et la lutte s'achère,
Bempart de peau sur ma pupille protégée!
On est tranquille dans la ville assiégée
Quand le noir de la nuit tombe pour une trève,
Je presse, en catte nuit, mes globes oculaires:
Un éclair en jaillit, con me un beau cri d’aurore:
Mon doigt a supplée le soleil matamore...
L’oeil réagit ainsi qu’aux heures dites claires.
* André Gide è stato sindaco di un paese del Calvados: lo racconta egli stesso in una serie dì gustosi ricordi di giovinezza pubblicati nella « Nouvelle Revue Française ». « Coloro che mi pretendono indifferente alla cosa pubblica — scrive Gide — non immagineranno mai lo zelo civico da me portato nell’esercizio del potere sindacale. Uno dei miei primi atti fu di far internare un alcoolizzato nell’ospizio del Redentore a Caen ».
* Viene riesumata una lettera scritta nel 1922 da Joseph Conrad, durante l’imperversare di una polemica oziosa intorno alla paternità delle tragedie che vanno sotto il nome di Shakespeare. Bacone o Shakespeare? fu chiesto anche a Conrad; e il grande romanziere, col suo profondo buon senso, rispose: » Non mi sono mai interessato alla controversia baconiana, perchè che cosa può importarer di sapere chi abbia scritto le opere di Shakespeare? »; e aggiunse questo grazioso episodio: « Ho conosciuto molto tempo fa una specie di eremita, il quale pretendeva assolutamente che l'opera di Shakespeare fosse stata scritta da un essere soprannaturale, al quale egli dava un nome che non rammento. Siccome l'eremita teneva assai a questa teoria, gli dissi che non avevo nessuna difficoltà ad accettarla, ma che in fondo la cosa mi importava poco. Al che egli replicò ch’ero un imbecille. Così fluirono i nostri rapporti... ».
Collezione: Diorama 23.09.31
Etichette: Notiziario
Citazione: Non firmato (Lorenzo Gigli), “All'insegna delle Belle Lettere,” Diorama Letterario, ultimo accesso il 21 novembre 2024, https://dioramagdp.unito.it/items/show/162.