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Titolo: Un mattino con Giovanni Joergensen

Autore: NINO SALVANESCHI

Data: 1934-06-27

Identificatore: 1934_285

Testo: Un mattino
con Giovanni Joergensen
Assisi, giugno
Pochi scrittori son intonati alla contrada scelta per la lor vita come Giovanni Joergensen, che con i più intimi firma volentieri « Giovanni da Assisi ». Così, venendo in questa dolcissima città non si fa gran fatica a trovarlo. Intanto, Giovanni Joergensen è forse il più illustre cittadino di Arnaldo Fortini, il geniale Podestà, anche lui scrittóre innamorato di San Francesco. Poi, tutti vi indicano le strade dove Giovanni Joergensen passa, le chiese che frequenta, la casa dove abita da moltissimi anni. Ma non si oltrepassa la soglia della casa di uno scrittore come Giovanni Joergensen, senza esser invitati...
Devo dire però che ho avuto la fortuna d’incontrarlo domenica, alla porta di San Rufino, la bella Cattedrale dov’è vicario generale il simpatico don Pronti e nella quale fu battezzato San Francesco.
— Ho un’oretta libera e se mi accompagna sino a casa parleremo un poco — mi ha subito detto l’illustre ospite di Assisi, che ormai ha preso diritto di cittadinanza per virtù di vero amore.
Giovanni Joergensen, che unisce alla tradizionale cordialità della sua razza quella schietta umiltà tutta francescana che si rispecchia nelle sue parole e quasi meglio ancora nelle pause piene di un dolce invito a qualche confessione spirituale, sorride bonariamente precedendomi di qualche passo.
Le strade son quasi deserte. Passa qualcuno e saluta Joergensen. E chi non conosce lo scrittore danese?
— Abito Assisi da oltre quindici anni. Ormai son di casa...
Parla l’italiano quasi senza accento. Di tanto in tanto una piccola pausa per cercar la. parola meglio adatta a definire il pensiero. Possiede la nostra lingua per legge d’amore, poiché tutto quello che amiamo diventa nostro senza fatica. Di nordico gli è rimasta la fisionomia. Alto, capelli grigi, viso energico e aperto, colorito roseo, occhi chiari e limpidi dietro gli occhiali, gesti sobrii e sempre misurati, talvolta di una delicatezza che potrebbe sembrare timida, se non si sentisse spontanea espressione della sua anima mite e serena.
— No. Non posso scrivere in italiano. Siete molto gentile a farmi dei complimenti. Ma non oserei scrivere direttamente nella vostra lingua. Scrivo invece sempre in danese. Certo, ho fatto così per il mio San Francesco d’Assisi.
— Il libro che lo ha rivelato a tutti gli italiani e lo ha fatto diventare veramente nostro, Maestro...
Joergensen sorride ancora, scusandosi, e m'introduce nella sua grande stanza francescana.
— Qui lavoro regolarmente da anni. Come le ho detto son tre lustri. La padrona di casa è molto cortese. Tutti del resto sono così ad Assisi e in questa Italia che amo molto. Mi vogliono bene. L’ho constatato ultimamente...
La voce di Giovanni Joergensen si è un poco velata. È il riflesso di un lutto recente, che lo ha profondamente addolorato. Ora, Andreina Kartoff, brettone di nascita, che fu la fedele e intelligente sua segretaria, riposa lassù in quel suggestivo cimitero di Assisi, che è dei più poetici ch'io conosca.
— Quali intenzioni ho? Certo, vivere ancora ad Assisi. Vivere e morire come e quando Dio vorrà. Lavorare anche in questa deliziosa calma. È uscito appena. il mio Don Bosco, gloria della vostra Torino. Come scrivo? A dire il vero, bisogna le confessi che rifletto sempre a lungo prima di affrontare un tema. Così è stato per Don Bosco. Poi mi son deciso e naturalmente ho scritto in danese. Il libro fu subito tradotto in varie lingue e prima di tutto in italiano a cura del vostro don Cojazzi. Ho voluto far conoscere il magnifico Santo piemontese anche alla mia gente del nord. Ripeto: non potrei proprio scrivere direttamente nella vostra lingua e nemmeno in francese. Non si possiede veramente che la propria lingua. Se mando qualcosa ai giornali? Certo, una cronaca di tanto in tanto ad un quotidiano di Copenaghen.
— E che cosa prepara adesso, Maestro?
— Una vita che m'interessa molto. Quella di Carlo di Foucault, ex-ufficiale di cavalleria, apostolo dei tuareghs, morto nel deserto; una vita missionaria che mi attira. Non posso dire quando sarà pronta. Lavoro senza fretta, con metodo, ogni mattina.
Giunge dal di fuori la voce di Assisi. È quasi mezzogiorno. Presto centinaia di colombi si riuniranno nella gran piazza del Comune per il loro pasto quotidiano. La stanza dove Giovanni Joergensen lavora, tra i libri e i quadri di Assisi, tra le fotografie di Pio XI, dei cardinali Merry del Val e Mercier, è tutta luminosa e odorosa. E penso a questo rude protestante del nord, che, vinto dall’amore ardente di San Francesco, si è convertito ed è venuto tra noi per respirare l'atmosfera stessa di Frate Sole e viverla meglio nella sua mistica pienezza.
n. s.

File: PDF, TESTO

Collezione: Diorama 27.06.34

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Citazione: NINO SALVANESCHI, “Un mattino con Giovanni Joergensen,” Diorama Letterario, ultimo accesso il 21 novembre 2024, https://dioramagdp.unito.it/items/show/1650.