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Titolo: La grammatica degli italiani

Autore: Lorenzo Gigli

Data: 1934-07-11

Identificatore: 1934_303

Testo: La grammatica degli italiani
A scuola di grammatica è sempre tempo d’andare. C’è chi, la grammatica, se la fa da sè, cercandone le norme nei buoni scrittori e nell’uso (ma dove, oggi, si parla veramente per grammatica, come si diceva una volta? La cittadinanza concessa generosissimamente in questi ultimi anni a neologismi d’ogni origine e fatta ha sconvolto i quadri e confuso le idee); c’è chi, dopo che l’ha studiata a scuola, mettiamo sul buon vecchio Fornaciari, si tiene ferrato bastantemente per risolvere i quesiti che gli si presentano l’un dopo l’altro nell’atto di scrivere. E poiché le esigenze della vita moderna, la comparsa tra gli uomini di sempre nuove invenzioni e macchine, il progresso tecnico e scientifico ecc. ecc. rendono necessaria la formazione di nuove parole ad esprimere i nuovi concetti, ecco che i ferrei schemi della grammatica si son venuti allentando e l’intransigenza è oggi assai minore di quella che non fosse trenta o quaranta anni fa, quando, anche a non voler darsi arie di epigoni di Basilio Puoti o di puristi sullo stampo del Fanfani, s’andava a controllare davvero sugli autori se la tal locuzione è dell’uso corretto e se la tal parola è un barbarismo o no. A mettere un po’ di ordine nella confusione s’è provato poco tempo fa Alfredo Panzini con un suo libretto consultabilissimo, dove i problemi grammaticali sono presentati e discussi col piacevole tono svagato del discorso panziniano, e gli esempi sono scelti con cura. Adesso sopraggiungono a metter ordine definitivamente due buoni alleati nelle persone di Ciro Trabalza (autorevolissimo autore fin dal 1908 d’una Storia della grammatica italiana) ed Ettore Allodoli che alla conoscenza della materia e all’esperiènza letteraria aggiunge i chiari meriti della sua personalità di scrittore. Il binomio Trabalza-Allodoli ha dato fuori in questi giorni La grammatica degl'italiani (ed. Le Monnier, Firenze 1934. L. 15) che nasce sotto il segno del tempo fascista, nel nuovo clima spirituale della Nazione che ha favorito il ridestarsi in tutto il Paese, e particolarmente nelle classi colte, d’un più vivo e raffinato desiderio non solo di scienza, ma di disciplina linguistica, specie rispetto a quel disorientamento di cui si discorreva poc’anzi.
Propostisi di risolvere degnamente l’alto assunto, i due autori hanno ritenuto di dover soddisfare a due ordini di condizioni: anzitutto la chiara determinazione del concetto di grammatica; e poi il metodo della esposizione, che consiste nel conferire alle formole teoriche il massimo di semplicità e perspicuità consentito dalla materia e nel dare alla trattazione continuità discorsiva, rompendola col tradizionale sistema dei revi paragrafi. Quanto agli esempi, essi sono attinti dagli scrittori d’ogni età, così da quelli ormai gloriosamente consacrati come da quelli più vicini a noi: e se le testimonianze più frequenti sono del poema di Dante e dei Promessi Sposi, è data anche larga ospitalità agli autori modernissimi, dove son più freschi e spontanei.
Sul quale criterio di accostamento c’è luogo a discutere. E già qualcuno ha detto come sia sempre preferibile tenersi a scrittori levigati dal tempo, alle cui forme il tempo abbia conferito peso e resistenza. Certo l’autorità di parecchi degli scrittori messi dai grammatici Trabalza e Allodoli sul piano del Petrarca e del Boccaccio, del Caro e del Manzoni, è ancora sub indice e forse tra cinquant'anni la polvere dell’oblio sarà scesa sui loro libri, dai quali oggi qualche esempio pittoresco è entrato nella nuova Grammatica.
* * *
Poste dunque certe riserve, il metodo Allodoli-Trabalza si rivela eccellente, e la ricerca dell’esempio condotta in genere con chiara intelligenza. In qualche punto si vorrebbe magari più decisione nel risolvere il « caso », almeno provvisoriamente. Per esempio, circa l’uso della preposizione articolata davanti al termine che si voglia conservare nella sua integrità formale (si deve dire: le pagine de I Promessi Sposi o dei Promessi Sposi? ) era opportuno avvertire senza ambagi che disintegrare il titolo è preferibile ad usare certe forme illegittime di preposizione che creano delle orribili cacofonie. O non avviene talvolta di leggere perle di questo genere: gli articoli de Il Popolo d’Italia, noi de Il Mattino, ecc.?
« Ma è poi questione d’abitudine » (Avvertono i grammatici. Per conto nostro, l’abitudine a certe cacofonie moderne non la faremo mai e continueremo a ripetere, seguendo la corrente della tradizione piena di buon senso, « gli articoli del Popolo d’Italia ».
Ma la Grammatica Trabalza-Allodoli è in genere tanto precisa quanto preziosa, e scioglie i casi dubbi con risolutezza ed eleganza. Un prontuario dunque da consultare ogni cinque minuti con la sicurezza di trovarci ciò che gli si chiede. E poi la qualità degli esempi è sempre eletta; e se a qualcuno può apparire per lo meno curiosa la vicinanza di nomi tanto distanti (Petrarca, mettiamo, accosto a Ferdinando Martini, Boccaccio con Ugo Ojetti, il Lasca con Angiolo Silvio Novaro, Bontempelli e Torquato Tasso), a noi la scorribanda per i secoli della letteratura fatta così a tozzi e bocconi non dispiace per nulla, rende facile e leggera la lettura d’un libro il cui titolo programmatico è destinato a mettere in soggezione i lettori (ma poi perchè? Gl’italiani dovrebbero tenersela, la loro grammatica, sempre sottomano. Quando uscì quella, tanto criticabile e criticata, dell’Accademia di Francia, se ne esaurirono centinaia di migliaia di copie in poche settimane); senza contare che il diritto di cittadinanza concesso nella grammatica a parecchi scrittori d’oggi è una lancia spezzata a vantaggio di questa nostra letteratura che si ostina a non voler diventar popolare; e può darsi che trovando citati, vedi un po’, il nome di Bino Sanminiatelli due righe sopra quello del Manzoni, o il nome di Fabio Tombari in combutta con quello dell’Alfieri, più d’uno si senta invogliato a cercarne le opere senza aspettare di conoscerli di persona alla prossima Festa del Libro. Anzi noi saremmo tentati di dire che gli esempi ricavati dagli autori dei nostri giorni avrebbero potuto essere anche più abbondanti, soprattutto allo scopo di rafforzare le posizioni ideali e linguistiche dei neologismi che l’incessante dinamismo della vita moderna fa sbocciare e che l’uso mette in corso.
Quanto all’efficacia e chiarezza degli esempi preordinati al fine di destare e formare il senso squisito della lingua, le citazioni ci condurrebbero lontano. Giunti al paragrafo dei nomi composti e alterati (nei quali è molto sensibile uno degli aspetti della inesauribile attività creativa dello spirito linguistico, specie nei toni pittoreschi, umoristici, ironici, e in genere nel colorito del sentimento e della fantasia) ci piace trovare questo esempio di Carlo Dossi: « cielo promettibene, giorno vuotasaccocce, mezzodì vuotapentole » accanto ad altri noti del Manzoni e del Giusti. Ed è bello che ad esemplificare la capacità dell’aggettivo alla caratteristica storica si citi una tipica frase del Duce: « Intellettuale mi sa di illuministico e di ottantanovardo ». Uno dei titoli positivi della Grammatica Trabalza-Allodoli è appunto la costante aderenza alla nostra più ricca e significativa tradizione di dottrina grammaticale e insieme al senso vivo e attuale della lingua. Il problema della lingua nazionale fu considerato con alta originalità dai nostri massimi scrittori d’ogni tempo, da Dante al Manzoni. Il quale Dante, nell’elenco degli spiriti beati che rotano nel dodicesimo canto del Paradiso, colloca anche il grammatico Elio Donato, maestro di San Girolamo, « che alla prim'arte degnò por la mano ».
Lorenzo Gigli.

File: PDF, TESTO

Collezione: Diorama 11.07.34

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Citazione: Lorenzo Gigli, “La grammatica degli italiani,” Diorama Letterario, ultimo accesso il 21 novembre 2024, https://dioramagdp.unito.it/items/show/1668.