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Titolo: Libri della settimana

Autore: Non firmato (Lorenzo Gigli)

Data: 1934-07-11

Identificatore: 1934_304

Testo: Libri della settimana
La città felice
Saponaro romanziere taceva da tre o quattro anni, dopo Paolo e Francesca, romanzo d’amore in una di quelle atmosfere da idillio che circolano in tutti i libri dello scrittore pugliese e ne costituiscono il carattere intimo, la sottile poesia presente ed agente anche nei momenti scopertamente drammatici, Oggi Saponaro riprende veste e voce di romanziere con La città felice (ed. Mondadori, Milano 1934 - L. 10) dove i suoi fedeli lo troveranno impegnato su tutt’altre trame e in tutt'altro clima. Romanzo anticipatore, panorama d’utopia, con intenti ironici e satirici. Non siamo sul piano rigidamente scientifico e moralistico che Huxley ha scelto per Brave New World dove la condanna del mondo meccanico e materialistico è pronunciata come conseguenza di premesse, per così dire, matematiche e il tono passa gradatamente dalla satira alla tragedia. Il Saponaro è rimasto più aderente ad una realtà semplice e piana, ha fondato la sua critica su esperienze quasi dirette, attingendo ad episodi della vita attuale (il punto di partenza è infatti una di quelle colonie di nudisti che, anche se nessuno di noi le ha viste da vicino, sono temi della cronaca contemporanea). La saponariana « città felice » è dunque un clan di nudisti dove si vive vicino alla natura; e come ci si viva il Saponaro rappresenta in una serie di « bozzetti » comici che sono la parte viva e divertente del romanzo. La cui sostanza moralistica ha un valore per così dire già acquisito, ne indoviniamo le conclusioni sin dall'impostazione del tema. L’interesse è dunque affidato ai particolari, al seguito di trovate con le quali il Saponaro varia e movimenta la sua satira. Ce ne sono parecchie veramente riuscite e degne di figurare in un’antologia del comico (al quale il « nudismo » va offrendo più d'un motivo, e ricordiamo d’avere indicato tempo fa in queste cronache il gustoso libretto di un giovane scrittore toscano che su codesto tema aveva ricamato delle variazioni assai sostenute). Un Saponaro rinnovato? Diremmo piuttosto una sosta, una parentesi, o se volete un « divertimento ». Può darsi che presto ritroviamo lo scrittore pugliese sulle vie che gli son consuete e dove si muove così bene, con sì largo senso della poesia della natura e dell’umana sofferenza. Lasciandosi tentare dalla satira del costume, egli non s’è tuttavia dimenticato del suo. mondo; e anche negli svelti capitoli della Città felice troviamo più di una pagina che ci riconduce alla vena migliore del Saponaro paesista e nostalgico.
MICHELE SAPONARO
LA CITTA' FELICE
(Disegno di Vellani Marchi).
Il tormento di Chopin
Il romantico autore dei Preludi ha trovato in Nino Salvaneschi un commosso biografo. Il tormento di Chopin (editore Corbaccio, Milano, 1934 - L. 5), non è però nè una vita romanzata, nè una fredda biografia. Il Salvaneschi ha saputo avvicinarsi all’immortale polacco con sensibilità di artista. E narrandoci la breve esistenza di Chopin, i suoi sventurati amori con Costanza Gladkowska, Maria Wodzinska e soprattutto con George Sand, dicendoci delle sue varie sofferenze, la nostalgia della Patria, la rinuncia all'amore, l'etisia e l’angoscia della morte, con uno stile caldo e vibrante, raggiunge in più di una pagina effetti lirici suggestivi. Il volume è una specie di sinfonia in prosa, perchè accompagna di tempo in tempo Chopin, sottolineando con i leit-motivs del suo drammatico destino i fatti essenziali che determinarono nella sua anima quelle ferite dalle quali scaturì poi la sua musica, ricca di emotività e satura di nostalgia. Commosse le pagine che rievocano Majorca e il Convento di Valdemosa dove, secondo il Salvaneschi, il destino di Chopin arriva al suo crescendo più appassionato. Il libro è una interpretazione spirituale della vita di Chopin; e siccome vi si dimostra che non vi è conquista senza sofferenza, è anche un libro che farà del bene.
Nino Salvaneschi
La poesia di Teocrito
La ricostruzione del mondo poetico teocriteo è, nel nuovo volume che Ettore Bignone dedica al cantore siculo, mirabile (Ettore Bignone: Teocrito, studio critico. — Ed. G. Laterza, Bari, 1934 - L. 30). Questo studio conclude un'appassionata attività di anni che ha il suo fiore nella traduzione degli Idillii uscita nel 1924. A dieci anni di distanza, l'insigne grecista apporta alla causa di Teocrito un prezioso contributo di dottrina e di sensibilità artistica consacrato in questo denso volume che, insieme con la vita e l’opera di Teocrito, indaga le grandi correnti del pensiero antico, prospetta un ricco panorama etico e letterario dell’età teocritea e ne disceme, sullo sfondo della storia, le correnti vitali. L'interesse del libro è quindi assai alto anche per i non specialisti, tanto più che il Bignone, pur affrontando le questioni erudite connesse al tema (a parte quelle della lingua e della metrica di Teocrito trattate in altra sede), ha dato alla complessa materia un'inquadratura di taglio moderno e svelto, l’ha movimentata con intelligenza, ha lasciato che la poesia vi parlasse direttamente il suo linguaggio: E quale poesia! Vi si respira quell’atmosfera che il Carducci sottolineò così bene: « Gli idillii di Teocrito erano, come suona il vocabolo, imaginette o bozzetti di caratteri e scene non più tratti dalla vita dei bovari e pastori, ma dei pescatori, dei contadini, della plebe e cittadinanza minuta delle città di provincia. E in questa larghezza nella piccolezza è il gran valore: di Teocrito, che fu certamente nell'età alessandrina il maggiore se non l'unico poeta ». È voce, la sua, che quando trova il suo tono più limpido sa dirci la gioia voluttuosa di pace e l’intimità agreste delle campagne siciliane ove si è educata quella sua squisita sensibilità e simpatia imitativa che gli fa vedere e rendere gli esseri naturali in lineamenti d’un così preciso rilievo. Può, per un istante, evocare la Sicilia epica; ma poi l’isola felice sarà costantemente per lui la Sicilia ricca di greggi, quella ch’egli eterna negli idillii in concrete visioni di grazia e di bellezza. Dall’analisi dei vari idillii il Bignone ricostruisce la vita e l’esperienza teocritea sullo sfondo della sua età: ne risulta, dicevamo, un libro dotto insieme ed attraente, una guida critica ed artistica all'intendimento della poesia teocritea quale più completa e penetrante non si potrebbe desiderare. Congedatici dal biografo e dall’esegeta. corriamo a leggere le Siracusane o i Pastori, a tuffarci nel mito agreste immaginando di vedere ancora, come le vide il Carducci nelle Primavere Elleniche, l’agne bianche calare al mare siciliano benedetto dagli Dei. Il libro su Teocrito segna la fase più recente dell'attività di Ettore Bignone; il quale intanto attende ad una nuova edizione ampliata del suo Epicuro (opere, frammenti, testimonianze sulla vita, studio introduttivo) che apparve nel 1920 e fu premiato dall’Accademia dei Lincei.
Ettore Bignone

File: PDF, TESTO

Collezione: Diorama 11.07.34

Citazione: Non firmato (Lorenzo Gigli), “Libri della settimana,” Diorama Letterario, ultimo accesso il 17 maggio 2024, https://dioramagdp.unito.it/items/show/1669.