Libri della settimana (dettagli)
Titolo: Libri della settimana
Autore: Non firmato (Lorenzo Gigli)
Data: 1934-07-18
Identificatore: 1934_314
Testo:
Libri della settimana
Ettore Romagnoli
Mentre attende alla preparazione e alla stampa del corpus dei poeti greci che segue regolarmente il suo ritmo (è uscito pochi mesi fa il terzo tomo dei Lirici che comprende Anacreonte, Alcmane e Corinna), Ettore Romagnoli esercita la sua attività nei campi della cultura umanistica e della prosa d'arte che sono consoni al suo temperamento di poligrafo ricco di doti naturali, di gusto e di dottrina. Ed ecco i suoi due volumi più recenti indicare appunto di questo temperamento le diverse tendenze e preferenze, che si integrano e si fondono nella chiara personalità romagnoliana, in un tipo nettamente latino e mediterraneo d'erudito e d'artista. Così, è stato senza sorpresa per noi, vecchi lettori delle novelle e del teatro del Romagnoli, che abbiamo trovato il traduttore della poesia ellenica alle prese con un piccolo mondo romano della fine del secolo scorso, esuberante, bizzarro e geniale, un piccolo mondo visto con un umorismo piano e schietto e con altrettanta cordialità. Di codesto piccolo mondo il Romagnoli disegna il panorama nel volume Gemi in incognito, edito in questi giorni dal Mondadori (Milano, 1934 -Lire 12); poiché, spiega l’autore, esistono uomini geniali a loro modo nella cui sostanza, vuoi per qualche tara dell'organismo fisiologico, vuoi per malignità delle circostanze ambienti, il luminoso ètere che madre natura ha infuso negli uomini di genio non giunge alla intensità necessaria a condurre frutti sino all’ultima maturazione; anzi si stempera e diluisce, e basta solo a far sbocciare vane corolle. Sono i parenti poveri nella opulentissima famiglia dei genii, appunto i « genii in incognito ». Il Romagnoli, da ragazzo e da giovine, ne ha conosciuto parecchi, e ne fissa piacevolmente le immagini nei capitoli dalla Gazzetta dei Popolo ospitati nella sua terza pagina. Adesso, così raccolti, i capitoli ci lasciano scorgere, oltre il singolo ritratto e l’episodio, un'atmosfera, una condizione di vita. S’era, più di trent’anni fa, in un tempo scettico e mediocre nel quale i giovani che avessero aspirazioni superiori alle comuni trovavano tanti ostacoli e diffidenze che disperdevano netta contemplazione scioperata le loro qualità migliori. Esempi probanti di tal condizione sono parecchi dei personaggi presentati dal Romagnoli, e in modo particolare quel Citeroni che pure levarsi sugli altri per le sue intime forze invano logorate e per il suo triste destino. Il libro, dunque, è qualche cosa di diverso e di più d'una galleria di macchiette e d’una miniera di aneddoti: è un quadro di costume letterario e di vita morale disegnato con motta efficacia e commentato umoristicamente da uno che ha famigliarità quotidiana coi motivi eterni del comico.
Nel secondo volume, pure uscito in questi giorni, il Romagnoli ha raccolto nove Discorsi critici (ed. Zanichelli, Bologna 1934 - Lire 12) pronunciati indiverse occasioni nello spazio d’una ventina d’anni. Infatti il primo discorso, sul Carducci, fu tenuto a Roma nel 1911, e l’ultimo è l'orazione pel centenario dell'Ariosa detta in Campidoglio nel novembre del 1933. Basta avvicinar quel nome e quella data, Carducci, 1911, per ritrovare nella memoria il filone d’una polemica clamorosa che impegnò allora mezza Italia letteraria. È nota la parte che il Romagnoli vi prese, generoso paladino di idee che gli sembravano vitali e la cui vitalità l'esperienza di poi ha pienamente confermato. E dalla special questione carducciana levandosi a considerazioni d’indole generale, il Romagnoli pone in termini inequivocabili il problema del poeta uomo del suo tempo e della missione civile della poesia anticipando implicitamente conclusioni che l’esempio del Carducci e la forza della sua poesia giustificavano. Sarà magari bene che i giovani d’oggi leggano, almeno per documentarsi, questo discorso del Romagnoli vecchio di vent’anni dove tra tante altre cose utili troveranno una impostazione lineare e piena di buon senso del problema della critica. Gli altri discorsi continuano in linea ideale ed estetica il primo; e son tutti discorsi celebrativi, il bimillenario di Virgilio e il sesto centenario di Dante, il centenario di Goethe e la esaltazione capitolina di Giovanni Pascoli. E poi ancora il Carducci poeta e maestro. E, in una lucida sintesi per gl’italiani di Malta, la visione dell’Italia di Mussolini e l’interpretazione della figura del Duce, poeta nel senso etimologico, cioè costruttore; e plasmatore d’uomini.
Il primo romanzo di Walter Scott
La prima opera in prosa di Walter Scott è Waverley, romanzo delle guerre tra inglesi e scozzesi. Cominciò a scriverlo a trentaquattro anni, ed era già illustre come poeta. Ma poi lo interruppe, per riprenderlo qualche tempo dopo. Lo diede infine alle stampe nel 1814 senza nome dell’autore. Il successo del romanzo superò ogni aspettativa, ma lo Scott difese il suo anonimo tenacemente e soltanto assai più lardi si decise a confessare la paternità del libro famoso.
Il quale ora vede la luce in una nitida versione di Corrado Alvaro nella « Biblioteca romantica » diretta da G. A. Borgese (ed. Mondadori).
Perchè nella congerie dei romanzi di Walter Scott, gli editori italiani hanno scelto proprio questo? Il traduttore avverte che Waverley è il romanzo scottiano che contiene in germe il maggior numero di temi dei Promessi Sposi. E aggiunge: « In Italia, dove il culto del Mazzoni è così vivo, e dove i moti d’anima ch’egli ritrasse sono divenuti esemplari, la lettura di Waverley può essere istruttiva e in più punti commovente: vi si scopre quasi la materia preparata per un artista meno fantasioso ma più profondo, più aderente alla storia e al carattere d'un popolo.... »! Ma la lettura di Waverley è anche interessante da un punto di vista più diretto, in quanto vi si riconosce la ricchezza del temperamento e quasi l'indizio più eloquente dell’ispirazione scottiana. L'intreccio è, in fondo, un pretesto per mostrare i costumi dei montanari scozzesi e la loro mentalità; e questa, avverte giustamente l'Alvaro, è la parte più incantevole e romanzesca del libro. Che nella « Romantica » mondadoriana trova il suo posto e vi rappresenta assai bene l’arte del capo del Romanticismo.
Collezione: Diorama 18.07.34
Etichette: I libri della settimana
Citazione: Non firmato (Lorenzo Gigli), “Libri della settimana,” Diorama Letterario, ultimo accesso il 21 novembre 2024, https://dioramagdp.unito.it/items/show/1679.