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Titolo: Letture: la vita ha sempre ragione

Autore: Non firmato (Lorenzo Gigli)

Data: 1934-09-05

Identificatore: 1934_370

Testo: Letture
"La vita ha sempre ragione"
Tutta l'opera di Nicola Moscardelli è improntata a una idealità che ne nobilita i temi e gli sviluppi. Otto volumi di poesia, tre di racconti, quattro di prose varie, quattro romanzi costituiscono, oltre che una ricca e interessante bibliografia, il documento della fede artistica e morale del Moscardelli che custodisce il senso religioso della vita e lo va discoprendo in sé e negli altri, negli aspetti stessi del mondo e nelle umane attività tulle volte inconsapevolmente a un fine supremo. Di Moscardelli è uscito adesso, nella collana « Prosatori italiani contemporanei » dell’editore Vallecchi, un grosso romanzo di oltre cinquecento pagine: La vita ha sempre ragione. Si tratta di un romanzo di idee nel quale l'intreccio ha una parte accessoria e i personaggi non perdono il tempo a raccontarci i loro casi personali e i fatterelli quotidiani della loro esistenza mediocre, ma si assumono funzioni e responsabilità precise e le assolvono nei limiti delle loro forze al servizio d’una causa. La quale è l’emancipazione dell'umanità dalla tirannia delle menzogne convenzionali e dei luoghi comuni d’ogni genere, dagli schemi, borghesi dell'esistenza esaltata o condannata a seconda delle circostanze e delle convenienze: bisogna ricondurla, questa umanità, alla vita vera, darle il senso del suo posto nel mondo e del suo destino, restituirlo, all’originaria dignità.
La chiave del romanzo e delle sue intenzioni il. Moscardelli ce la dà fin dai primi capitoli. Assistiamo, nel terzo, ad una « strana riunione » di giovani che convocano i protagonisti di tentativi di suicidio per far loro toccar con mano l’errore nel quale sono caduti. Ma non valendosi degli argomenti consueti, e d'un ottimismo generico. Codesti giovani si sono costituiti in una « società di ostruzionisti » il cui programma consiste nel fare quello che fanno gli altri con spirito totalmente diverse da quello degli altri. La parola magica di tale programma è: « non è vero». Spiega un personaggio: « La vita dice di andare a sinistra? E tu corri a sinistra, ma sapendo che non è vero. La vita li dice di innamorarti? E tu diventa pazzo per amore, ma sapendo che non è vero. Solo così dalla vita morta giungerai alla vita vivente, solo così dal nulla che ti circonda giungerai, al tutto che è dentro di te... Guardati intorno e ripeti a te stesso non è vero, non è véro, perchè se fosse vero questo che vedi non potrebbe esser vero quello che hai in te e che io voglio risvegliare ad ogni costo ». C'è in ognuno di noi una molecola divina che bisogna sviluppare perché gli uomini diventino totalmente dei... A prima vista tale formola potrebbe essere scambiata per un prolungamento di quella nietzschiana generalizzata: ma gli « ostruzionisti » del Moscardelli non pensano al culto del superuomo, non vedono esemplari privilegiati alti sopra il gregge; tendono ad un'umanità che non aspetta dagli altri la definizione del sacro e del profano, perchè sa già da sè ciò che è sacro e ciò che è profano; che non cerca il modo d’essere felice ma solamente quello di non essere troppo infelice. La vittoria dell’uomo sulla vita: questo il fine degli « ostruzionisti »; ma i loro mezzi sono poi ingenui, la loro formoletta troppo facile. A questa conclusione si arriva dopo che nell’applicazione pratica della formola stessa i personaggi hanno esaurito tutte le loro risorse intellettuali. Manca alla loro azione la molla del cuore; e quindi perdono, come è giusto, la partita. Il romanzo del Moscardelli precisa sin dal titolo la sua posizione ideale: esso è, dalla prima all'ultima pagina, d’un interesse costantemente vivo, appena qua e là attenuato dai giochi cerebrali delle discussioni teoriche. Ma il suo accento vero e consistente gli è dato dal suo carattere corale, dalla partecipazione diretta e indiretta della folla, dalla reazione della vita vivente all’ideologia. Sintesi intenzionalmente ironica dell’immediato dopoguerra, il romanzo risolve liricamente il dramma e lo inquadra in schemi narrativi antitradizionali sia pure più nel respiro generale che nella tecnica spicciola. Numerose le pagine di schietta poesia; e citeremo quelle dedicate alla festa notturna romana assunta a simbolo della ruota della vita che gira; ivi lo gente che danza e canta non è nè allegra nè triste, « ma al di là della gioia e della tristezza, in una zona dove tutto aveva ragion d’essere per il semplice fatto che era ».

File: PDF, TESTO

Collezione: Diorama 05.09.34

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Citazione: Non firmato (Lorenzo Gigli), “Letture: la vita ha sempre ragione,” Diorama Letterario, ultimo accesso il 17 maggio 2024, https://dioramagdp.unito.it/items/show/1735.