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Titolo: Letture: Malessere, Dino Garrone

Autore: Non firmato (Lorenzo Gigli)

Data: 1934-09-26

Identificatore: 1934_396

Testo: Letture
"Malessere"
Armando Ghelardini, scrittore della generazione giovane, ha pubblicato due anni or sono un volume di racconti, Spettacolo con farsa finale, dei quali il titolo dice le intenzioni ironiche e il taglio umoristico: si leggevano con interesse, più che per le loro realizzazioni concrete, per l’intelligenza che dimostravano. Poi il Ghelardini s’è dato anima e corpo alla direzione della rivista Occidente che conta tra gli apporti più notevoli alla diffusione della cultura del nostro tempo e alla formazione di un gusto letterario rapido, preciso e informato. Intanto ha anche trovato modo di lavorare e un romanzo, Malessere (ed. Corbaccio, Milano 1934 - Lire 8), dove in meno di dugento pagine sono concentrate alcune esperienze umane ricche di succhi vitali e di verità psicologica. Tre parti complessive, divise in capitoletti brevissimi che hanno quasi il carattere di appunti per servire alla storia di un « caso ». Si intende che siamo fuori dell’atmosfera del romanzo verista e sperimentale e che il Gherardini ci immette sin dalle prime pagine in un clima inquieto ma non torbido, tempestoso ma non tragico, favoloso ma non allucinato. La cornice di poesia alla storia la di la posizione stessa dell'autore nei confronti del personaggi e del loro passaggio e destino terreno: e il massimo rilievo al racconto viene dalla tecnica, che è di taglio cinematografico, cioè incisiva e dinamica, ma coi primi piani psicologici bene a posto (è chiaro che ci riferiamo al cinematografo soltanto dal punto di vista strettamente narrativo ed episodico, perchè la sostanza è tutt’altro che allusiva ed esteriore). Si procede per sintesi e per scorci, senza che la chiarezza e la logica ne subiscano diminuzioni.
Ci siamo richiamati dianzi all’atmosfera del romanzo verista appunto per, indicare che il Ghelardini non ha messo le mani su temi novissimi e audaci, ma s'è servito d’un argomento abbastanza comune, è andato a scegliere una delle tante situazioni che, dacché si scrivono romanzi, sono state abbondantemente sfruttate. Storia comune, d’una ragazza e d’una famiglia abbastanza comuni, ma rinnovata a fondo col proposito di crearsi un modo di raccontare che non è quasi mai una maniera, eccetto in pochi momenti di abbandono a un certo estro svagato e ad effetti puramente coloristici. Ma sono soste brevi nel dominio della « letteratura ». Il Ghelardini sa riprendersi come e quando vuole e domina la materia con la prepotenza della sua personalità che attraverso questo racconto precisa coi caratteri più confortanti.
Armando Ghelardini
Dino Garrone
Dino Garrone, giovane ricco di promesse, ingegno tra i più fervidi della nuova generazione, morì a Parigi spento da un male fulmineo che ebbe ragione della sua vitalità. Il modo della morte, la sua improvvisa dipartita, il valore dei saggi che aveva già dato e la certezza di quel che avrebbe potuto fare, lasciarono non soltanto nei famigliari e negli amici, inconsolabili, ma in quanti si occupano di materia letteraria gran desiderio di lui. Ond’è che in questi giorni riprendiamo con frutto il colloquio con Dino Garrone sulla scorta d'un volume di Prose scelte e ordinata da Ubaldo Fagioli e pubblicate in Ancona dalla Casa editrice « All’insegna del Cònero ». Sono ventiquattro capitoli d’un diario spirituale nel quale Dino Garrone ha notato le reazioni della sua sensibilità e della sua fantasia con una felicità di sintesi e una finezza di disegno che spesso sorprendono. Sorprendono soprattutto la maturità del suo gusto, la padronanza della materia, la solidità e precisione dello stile. Conquiste d’uno scrittore di vent’anni che questo volume postumo documenta. Fin dalle prime pagine sentiamo di trovarci di fronte ad un temperamento in pieno fiore, realistico e fantastico, coi piedi bene appoggiati sulla terra e gli occhi levati a carpire i segreti alle stelle. Il capitolo iniziale del libro, due pagine, dedicate alla rnadre, non si dimentica: vi sono dichiarati due caratteri, confessata una pena, espressa una certezza con le parole indispensabili ma con una commozione che prende. Anche al cospetto della natura, del paesaggio animato, metta gente, il Garrone ha un modo suo di affrontare e di risolvere le situazioni comuni e letterariamente sfruttate e di condensare la sua prosa in immagini e notazioni personali di rara evidenza. Spirito schiettamente paesano e fondamentalmente sano, italiano nuovo spoglio d’ogni rettorica e presunzione e anche d'ogni residuo di provincialismo, il Garrone porta questi suoi caratteri anche nelle interpretazioni della vita moderna, e la stessa inquietudine, lo stesso bisogno d’evasione che in certi momenti lo afferrano, sono da lui dominali e controllati con lucidità e saggezza latina, in dipendenza appunto di quella maturità di coscienza e di stile di cui si discorreva poc'anzi. Il volume postumo è sufficiente a mostrarci lo scrittore nella sua varia personalità e nella ricchezza del suo sentimento e delle sue forze. Questa scelta di prose è stata guidata da amorosi criteri e insieme da una saggia valutazione del materiale. E ne è venuto fuori un libro organico che rende il dovuto omaggio alla memoria di Dino Garrone e chiara testimonianza del vuoto ch'egli ha lasciato nelle lettere del tempo di Mussolini.

Dino Garrone

File: PDF, TESTO

Collezione: Diorama 26.09.34

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Citazione: Non firmato (Lorenzo Gigli), “Letture: Malessere,” Diorama Letterario, ultimo accesso il 17 maggio 2024, https://dioramagdp.unito.it/items/show/1761.