Il libro del giorno (dettagli)
Titolo: Il libro del giorno
Autore: Non firmato (Lorenzo Gigli)
Data: 1934-10-03
Identificatore: 1934_410
Testo:
IL LIBRO DEL GIORNO
«La condizione più felice per l’opera
del biografo è l'esser stato egli testimonio attento e assiduo della vita cui vuol descrivere »: sono parole di Gabriele d’Annunzio nel proemio alla Vita di Cola. E nel primo tomo delle Faville: «Quanto mi piacerebbe aver la mia vita scritta da Vespasiano cartolaio! Quanto mi piacerebbe vedermi rispecchiato intiero nella sua candidezza di favella e d’animo, con tutte le mie maraviglie nella semplicità della sua maraviglia! ». Questo tema del poeta è ripreso da Camillo Antona Traversi e sviluppato nella presentazione del primo volume d’una raccolta di documenti dannunziani inediti e rari che s’intitola
«D'Annunzio nella vita e nelle opere»
ed esce postuma, nelle edizioni della Casa del Libro di Roma, a poche settimane di distanza dalla morte del Traversi che, com’è noto, dedicò gli ultimi anni della sua esistenza a ricerche nel mare magno della bibliografia dannunziana più rara, di cui sono frutto i due volumi della Vita del D’Annunzio usciti lo scorso anno da Vallecchi, il Curriculum vitae pure in due volumi (è prossima l’uscita del secondo) presso la Casa del Libro, e adesso questa raccolta di documenti selezionati all'esame di più di 80. 000 schede che, se non apporta un vero contributo di cose nuove, offre alla consultazione del lettore una messe imponente di dati, di fatti e di notizie variamente sparsi in pubblicazioni effimere e difficilmente rintracciabili.
La raccolta s’apre col sonetto «A se stesso » che fu pubblicato la prima volta da Ugo Ojetti nella Tribuna del 9 luglio 1894 preceduto da queste parole: «Io mi so un sonetto dell'amico glorioso a se stesso, un sonetto forse inedito, dove tutta la contrastata vita del suo intelletto è ritratta con assai nobile figurazione ». Seguono ventotto brevi capitoli nei quali la biografia dannunziana è seguita e commentata passo passo con l'ausilio delle più diverse testimonianze e con abbondanti citazioni dalle opere del poeta stesso. L’acre desiderio di gloria che lo punge è il motivo centrale dei primi capitoli dove il Traversi s’è rifatto appunto alla divisa dannunziana della quotidiana rinascita illustrandola ampiamente (tra le citazioni figura un sonetto di Ettore Moschino all'amico che ha udito l’alto rombo del cavai della gloria).
Se di qualcosa il D’Annunzio menò vanto a ragione fu di aver saputo arare a fondo l’aiuola della lingua, più e meglio di qualsiasi letterato italiano: «difficilissimo cogliermi in fallo » disse una volta il poeta. Oggi possiamo correggere: impossibile. Nemico delle virgole come la cicogna delle serpi, avverti nelle Faville che « alle troppe virgole si riconosce che la locuzione è marcescente». E anche questo può essere un atteggiamento della sua personalità estetica che amava richiamarsi al Petrarca il quale non mai puntò nè virgolò il Canzoniere per lasciar la «minuta faccenda» ai grammatici sfaccendati.
Altri aspetti della personalità del poeta il Traversi illustra con notizie e riferimenti curiosi: si vedano i paragrafi sulla forza e la violenza, sul coraggio, sul pericolo, sul pensiero della morte. Il poeta non nasconde d’essere avido di concordanze, di presagi, di segni e di avvisi «rischiarati dalla mia natale superstizione d’Abruzzo». Quando nell’agosto del 1907 D’Annunzio volle prender parte alla corsa automobilistica sul circuito di Brescia, i giornali stamparono che il poeta non aveva paura in quanto sapeva di dover morire soltanto nel 1909 in un giorno e in un’ora predettigli da una fattucchiera. Il Temps smentì poi la notizia scrivendo: «En fait de coupe, D’Annunzio n’attache de prix qu’à la coupe d’ambroisie du poète, favori dea Muses et des Dieux ». Vero è che una sibilla romana gli aveva predetto la prossima morte, e che il poeta scrisse a Gabriel Trarieux, dilettante d’astrologia, perchè verificasse se gli astri erano d’accordo con la sibilla. Ma evidentemente la sibilla romana s’era sbagliata...
Tutti gli altri temi della biografia dannunziana sono illustrati a questo modo: la solitudine e il dolore, l’amore carnale e la sensualità, la passione italica e la febbre dell’arte, la disciplina nel lavoro e il dono della vera cultura. Questo primo tomo della interessante raccolta del Traversi si chiude sulla vastità dell’opera dannunziana che nella nostra letteratura è senza precedenti Un pignolo della statistica asserisce che D’Annunzio ha scritto sin qui ventun milioni di righe, tra versi e prose, ciò che significa una media di mille righe al giorno per la durata di cinquantacinque anni. E chi volesse prendersi il gusto di misurar questi scritti in lunghezza, mettendo in fila le righe, troverebbe la distanza di parecchie migliaia di chilometri... Quando il poeta parla della regola della clausura studiosa e del saggio proposito di non ricascare in tentazioni, ci dà la chiave del suo mirabile metodo di lavoro.
Collezione: Diorama 03.10.34
Etichette: Il libro del giorno
Citazione: Non firmato (Lorenzo Gigli), “Il libro del giorno,” Diorama Letterario, ultimo accesso il 21 novembre 2024, https://dioramagdp.unito.it/items/show/1775.