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Titolo: Sergio Guerrera

Autore: Non firmato (Lorenzo Gigli)

Data: 1931-10-07

Identificatore: 179

Testo: GALLERIA

Sergio Guerrera

Facciamo posto all'esile e spirituale figura d'un giovane siciliano, ch'ebbe appena tempo, sotto la stretta del destino avverso, di raccogliersi e di meditare un'ora sulla fragilità della vita. Poi la morte lo ghermì, sulle soglie della giovinezza, e di lui non rimase che il casto ricordo nel cuore di pochi amici che lo frequentarono. Oggi alcuni di codesti amici ne compiangono l'ingiusta fine in un libro (Sergio Guerrera: Poesie - Ed. Corbaccio) messo insieme con gli scritti sparsi e quasi tutti inediti che egli ha lasciato; e del sentimento di tutti si fa interprete, in una affettuosa prefazione, I. M. Carrera. Bisogna dire che il giovinetto siciliano, giungendo a Milano nella primavera del '27, con una lettera di presentazione del suo il* lustre conterraneo Federico De Roberto, era capitato in buone mani: in quelle d’un animatore coraggioso e d’uno spirito fraterno come Umberto Fracchia. Quando il Guerrera, immaturamente morì, fu il Fracchia, che poco doveva sopravvivergli, a, preparare con Vittorio Osimo, con Angioletti e con altri il disegno d'una raccolta postuma degli scritti del giovane siciliano, pagine staccate, foglie al vento: ora che il voto si compie, quasi tutti gli amici di Sergio son partiti per raggiungerlo, il De Roberto, poi Fracchia, poi l'Osimo; e di quel periodo d'un biennio e triennio milanese di attività e di fervore, dal quale qualche vantaggio visibile han derivato le nostre lettere, resta tra gli altri documenti codesto libro di versi e di prose di appena 150 pagine (comprende anche un gruppo di liriche scritte in francese) dove uno spirito in ascesa si confida ancora con sommesse parole ma coi chiari segni del suo privilegio morale. « Così io vidi meglio chi era — scrive il Carrera ch’ebbe Sergio a compagno nell’Alleanza del Libro —, che animo aveva e che gentilezza nativa, che semplicità, ove; era egual bisogno di immaginazione e di pazienza, di fuoco e di numeri »: il libro postumo giustifica il rimpianto degli amici, la tenerezza dei superstiti, l’accorato sentimento di un vuoto che non si colma. Perchè attraverso questi frammenti, colloqui spirituali, evasioni nel mondo lirico, si delinea, ancora incerta, una personalità di scrittore, un'anima ricca di succhi ideali e portata a guardare oltre la realtà, ad aspirare a climi di sogno e a luci siderali. Certe sensazioni di cieli stellati, interpretazioni del mito della notte, sono ancora tentativi d’evasione, ma la poesia vi trabocca. Dando il titolo di « quasi novelle » alle prose e di « musiche imperfette » alle liriche, gli amici di Sergio ne, hanno giustamente limitato e conchiuso il valore pratico; quello spirituale e alto e nobile, soprattutto come testimonianza di un'inquietudine che domani si sarebbe placata in conquistate virtù d'ispirazione e di stile. Ma quella che determina forse la nota originale dei frammenti di Sergio Guerrera e che dà la chiave del suo presago tormento, è l’eco profonda e talvolta sorprendente del mistero cosmico, discesa in lui da lontananze alle quali di giorno in giorno s’andava fatalmente avvici* nando. « Apparecchiami la tua casat Poesia, apparecchiami la tua santa stanza, perchè debbo venire... »: fu assunto, caro agli dei, alla poesia eterna.

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File: PDF, TESTO

Collezione: Diorama 07.10.31

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Citazione: Non firmato (Lorenzo Gigli), “Sergio Guerrera,” Diorama Letterario, ultimo accesso il 17 maggio 2024, https://dioramagdp.unito.it/items/show/179.