Letture: due poeti giovani (dettagli)
Titolo: Letture: due poeti giovani
Autore: Non firmato (Lorenzo Gigli)
Data: 1934-11-28
Identificatore: 1934_497
Testo:
Letture
Due poeti giovani
Sara Invrea esordi tre anni fa con un volume di liriche, Sole sulle rocce; e nella sua breve bibliografia ha posto una bella traduzione di Dusty Answer di Rosamond Lehmann, un romanzo tipico della sensibilità femminile europea del dopoguerra (è stato uno dei romanzi più letti e discussi, et pour cause, di questi ultimi tempi, ed è un’opera di delicatissima psicologia sì che a tradurla occorreva una mente attenta e una mano assai lieve). Adesso di Sara Invrea è uscito, in una gentile inquadratura del tipografo artista Frassinelli, un volumetto ài poesie, Le nubi (Torino, 1934 - L. 8), dove estasi e sinfonie davanti agli spettacoli della natura e la suggestione delle, voci segrete e i momenti d’ebrezza panica e i tremori delle ombre trovano la loro disciplina, si distendono su schemi poetici non rigidi ma liberi dai formalismi tradizionali e si trasfigurano in canto. Il quale, anche quand’è spiegato, ha delicatezze d'accenti e un certo pudore d’immagini, è una confessione professata in umiltà di cuore, ma con grande semplicità, anche nell'accettazione drammatica del peso della storia umana e del personale destino. I tentativi, o meglio le tentazioni, d’evasione sono frequenti ed elementari. L’Invrea le esprime con un'angoscia che a volte prende per la sua innegabile sincerità. Ma più che in questi momenti, la poetessa trova note sue, persuasive, quando coglie i magici richiami della vita attraverso echi e specchi di lontananze remote e riesce a trasformarli in mito. Tutto allora per lei è veramente splendente anche se lontano, anzi appunto perchè lontano e puro come un miraggio fra nebbie, leggere; i richiami che salgono nell’aria somigliano a venature in un cristallo; e a poco a poco si perdono in un dolcissimo accordo di note le morbide valli e colori e le adorabili sinfonie.
C’è un che di canto antico in queste lasse apparentemente monotone nelle quali vibrano le corde d’una musica segreta; sì che la lettura del libretto finisce per rendere familiari i motivi della ispirazione della Invrea e i modi della sua poesia sì da rompere la cerchia della esperienza letteraria che a tutta prima sembra isolarla, quasi che la sua secchezza e semplicità fossero fruito d'un proposito meditato di lunga mano. Vedi poi presto che ciò non è, che l'emozione è reale, lo stupore intatto. E vai dietro all’onda di questo canto quasi liturgico con crescente abbandono.
Di Eugenio Galvano abbiamo letto più d’un buon articolo di politica generale e di etica fascista nel Popolo d’Italia. È giovanissimo: ha esordito nell’Universale di Berlo Ricci, e ancora sui banchi dell’Università ha visto il proprio nome stampato in fondo alle prime colonne del giornale del Duce. Ora il Galvano licenzia un volumetto di poesie, Stormo (ed. Montes, Torino), dove l'emozione lirica è trasferita spesso con bell'impeto, talvolta con un certo sforzo, sul piano dell’attualità, fatta specchio non della nuda cronaca, ma dello speciale carattere che riveste l'episodio proiettato nel clima del nostro tempo. Il Galvano non fa poesia civile nel senso comunemente inteso. Ma, consacra i suoi vent’anni al culto degli insegnamenti già cospicui e fervidi di un'epoca della storia così drammatica e, per noi italiani, così densa di succhi vitali e così pregnante d’avvenire.
Collezione: Diorama 28.11.34
Etichette: Letture
Citazione: Non firmato (Lorenzo Gigli), “Letture: due poeti giovani,” Diorama Letterario, ultimo accesso il 21 novembre 2024, https://dioramagdp.unito.it/items/show/1862.