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Titolo: Giorgio De Chirico

Autore: Non firmato (Lorenzo Gigli)

Data: 1931-10-21

Identificatore: 189

Testo: GALLERIA

Giorgio De Chirico

Ogni tanto il nome di Giorgio de Chirico balena in una cronaca d'arie e lampeggia in una cronaca letteraria: parigine entrambe, perchè, si sa, da anni il De Chirico si abbandona al clima di Parigi e i francesi se lo son fatto uomo di casa anche se sono costretti ad ammettere che la ricetta chirichiana non è così semplice come sembrerebbe e i nomi di Paolo Uccello e di Leonardo da Vinci tornano ogni due righe sotto la penna dei critici. « Le peintre le plus étonnant de la }eune génération » diceva di lui Apollinaire: ma qui si vuol discorrere dello scrittore, al quale anzitutto si devono alcuni originali pensieri sull'arte nati nella dura vigilia d'anteguerra quando all'artista il successo tardava a sorridere. Biografia alla mano, di lui si sa che nacque nel 1888 in Grecia da genitori italiani, visse a Parigi dal 1911 al 1915, espose in uno dei « Salons » d’autunno, fu lanciato da Picasso e da Apollinaire, ritornò in Italia per la guerra e dal 1925 s'è fissato definitivamente sulle rive della Senna; suo fratello, Andrea de Chirico, pittore anche lui e musicista, è più noto come scrittore col nome di Alberto Savinio. Anche Giorgio ha voluto provarsi nell’agone letterario ed è stato tenuto a battesimo dalla rivista d'avanguardia Bifur, diretta da Ribemont-Dessaignes, che gli ha pubblicato in una delle sue collezioni un volume intitolato Hebdomeros (éditions du Carrefour), il fantasma, lo spettro luminoso di De Chirico, come dire « le peintre et son géme chez l'écrivain ».

« Tra il cielo e la vasta distesa dei mari, passavano lentamente isole verdi, isole meravigliose come passano le navi di una squadra davanti alla nave ammiraglia, mentre lunghe teorie d'uccelli sublimi, d’un candore immacolato, volavano cantando »: ecco una visione del libro, ch’è pieno di visioni, rappresentate poeticamente; è il commentario poetico della pittura, il codice delle inquietudini metafisiche e delle realizzazioni plastiche dell’artista. Paesaggi e architetture alla moda chirichiana (ricordate il Ricordo d’Italia del 1914, il Paesaggio romano del ’22, il Legionario romano del ’25, i Maratoneti e La costa della Tessaglia del ’26) si succedono a suites liriche e magiche che creano un’atmosfera grave e allucinata alla Poe e alla Lautrémont. Su sfondi ciclopici, di linee classiche, sfilano i personaggi innominati di De Chirico, fratelli dei gladiatori delle sue tele; sfilano e parlano un linguaggio solenne, affrontano curiosi problemi, discutono dell’immortalità dell'anima e della metempsicosi, del subcosciente presso gli animali e del potere enigmatico della pelle del leopardo. Un libro strano, fantomatico, statico, ma potente per forza d’evocazione e di suggestione, giovinezza di serenate ai piedi delle acropoli, torrenti di luce lunare sulle rovine, statue immobili nella fissità delle notti, personaggi mitici sulle rive d’un mare siderale: questi sono i sogni di Giorgio de Chirico, romantico e surrealista, poeta d’un ideale fuggitivo dotato di qualità concrete la cui genuinità non sfugge al lettore attento del libro, dove sembrano registrate tutte le correnti sotterranee del mistero.

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File: PDF, TESTO

Collezione: Diorama 21.10.31

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Citazione: Non firmato (Lorenzo Gigli), “Giorgio De Chirico,” Diorama Letterario, ultimo accesso il 21 novembre 2024, https://dioramagdp.unito.it/items/show/189.