Stati Uniti: autobiografia e romanzo (dettagli)
Titolo: Stati Uniti: autobiografia e romanzo
Autore: Giuseppe Prezzolini
Data: 1934-12-19
Identificatore: 1934_525
Testo:
SCRITTORI ITALIANI NEL MONDO
Stati Uniti: autobiografia e romanzo
Nuova York, dicembre
Nel campo dell’educazione c’è stata una voce italiana come inspirazione, ma americana di lingua e di azione: quella di Angelo Patri. Non si può immaginare quale sia stata l’influenza di questo insegnante di origine italiana nella storia della scuola e della coscienza educativa degli Stati Uniti. Angelo Patri è uno dei più popolari scrittori di cose educative. Per anni ha continuato a pubblicare articoletti giornalieri su problemi di educazione scolastica e familiare, riprodotti da centinaia di giornali. Alla radio la sua voce, sempre dolce ed ora un po’ fievole, ha interessato milioni di persone intorno ai problemi dell’anima infantile, ai casi di ragazzi indocili o anormali, alle relazioni tra insegnanti e genitori. La sua scuola, situata in un quartiere pieno di Italiani, è un modello che visitatori di tutti i paesi del mondo vengono a visitare, e dove lo spirito italiano brilla su ogni parete e in ogni aula, per la parte che la creazione artistica dei ragazzi vi prende.
In un campo meno specifico ma socialmente più vasto di esperienze, Edoardo Corsi ci ha dato in questi giorni un libro che avrà certamente un successo in America. Egli ha raccontato, con spirito di penetrazione umana e di bontà sorridente, i casi osservati da lui durante il tempo in cui diresse la stazione di Ellis Island, dove vengon trattenuti in osservazione gli emigranti dei quali sia dubbioso il diritto ad entrare in America e molti dei deportati in Europa; l’isola famosa per pianti, durezze e ansietà. Chiamato dalla fiducia del Governo federale e dirigerla, lui che era figlio di una delle razze che tante umiliazioni e patimenti vi avevano sofferto, riescì in breve tempo a migliorarne il regime. Intanto si trovò ad avere ospiti curiosi e spesso misteriosi di tutti i paesi; avanzi di naufragi della vita, resti di rivoluzioni, imbroglioni ed avventurieri dai vari nomi, artisti imbarazzati da qualche irregolarità nelle loro carte, membri di famiglie disperse ai quattro angoli del mondo, e sentì bugie, e ascoltò miserie, e consolò afflizioni e dovette tenere a bada arroganze e mire criminali. Il libro che prende il titolo da quella Statua della Libertà che, dicono alcuni « per ironia », si incontra proprio all’entrata del porto di Nuova York (All'ombra della libertà) è, nei primi capitoli, l’autobiografia di questo italiano, che si è fatto tanto onore in America e che può essere considerato oggi come la guida morale e l’interprete degli americani di origine italiana presso le altre razze che compongono gli Stati Uniti.
Uno sguardo rivolto al passato, pieno di delicata nostalgia, dette origine, parecchi anni or sono, ad un’altra autobiografia d’un italiano che ha scritto in inglese, The Unbidden Guest, di Silvio Villa. Il Villa, che la comunità italiana ha avuto il dispiacere di perdere non molto tempo fa, era un setaiolo, fattosi a Nuova York un onorevole patrimonio grazie all’appoggio del fratello, Alfredo. Nel suo spirito però il fantasma del Piemonte, di cui era originario, e delle altre regioni d’Italia, dove aveva vissuto da giovane o che aveva riveduto durante, la guerra, era sempre vivo. Con molta grazia e poesia egli ha saputo rievocare gentili avventure di candidi amori e ricordi di famiglia e di guerra pieni di accorato rimpianto. The Unbidden Guest non è un libro di grande potenza artistica ma si presenterebbe onorevolmente in qualunque competizione con autobiografie moderne italiane.
Segnalo, perchè quando fu pubblicata ebbe un certo successo, una narrazione romanzata del processo Cuocolo, di Luigi Forgione (The Men of Silence) che escita nel 1928 rappresentava, come bene ebbe a dire nella prefazione quel valente italianizzante che è Walter Littlefield, l’Italia del passato. La cito anche perchè si veda quanto ancora possa essere in arretrato la conoscenza americana delle cose italiane...
L’emigrazione italiana creò condizioni e sentimenti da cui trasse inspirazione Garibaldi M. Lapolla, ora direttore d’una scuola elementare a Nuova York; e i suoi due romanzi, The fire in the flesh (La carne in fuoco) e Miss Robbins in love (La signorina Robbins s’innamora), pubblicati rispettivamente nel 1931 e nel 1932, barino avuto un discreto successo e meritano di essere letti.
Il primo ha colori più forti e si svolge in un ambiente più popolare; dipinge con forza le conseguenze di una passione sensuale iniziata in Italia che ha il suo svolgimento e compimento in America, e concentra la luce sopra un tipo di donna che, come le « lupe » dannunziane, strega col suo solo apparire gli uomini. L’altro, più delicato e sottilmente disegnato, descrive la passione destata in una insegnante anglosassone da un suo allievo italiano, ragazzo geniale che nella scuola americana e nell’aiuto di lei trova la via per affermare l’arte sua e salvarsi dalla mala vita in cui sarebbe inevitabilmente caduto.
A parte la forza e la finezza dello scrittore veramente dotato di una lingua ricca che sa adeguarsi a tutte le necessità, i due libri rimarranno testimonianza delle condizioni sociali degli Italiani della passata generazione e dell’opera benefica compiuta tra loro dalla scuola americana.
Tanto per completare, con tutti i colori, questo quadro della produzione letteraria italiana ricorderò, a costo di scandalizzare, un certo B. Ciambelli, fabbricante di romanzi popolari tipo Carolina Invernizio. Ho sott’occhio La trovatella di Mulberry Street ovvero la Stella dei cinque punti pubblicata da lui nel 1919 e che persino nella copertina arieggia quelle dell’immortale modello, che ha soddisfatto ai bisogni sentimentali di tante sartine e di tanti sottufficiali in pensione. Ci sono dentro una figlia di un milionario, principesse russe, agenti di polizia privata, delitti, attentati, passioni e colpi di scena, che il povero Ciambelli veniva estraendo dal repertorio romantico e adattando per le appendici dei giornali italiani di qui sullo sfondo di Nuova York. Lavorava sera per sera, e dimenticandosi talora di aver fatto morire un suo eroe il mese prima, veniva assalito da epistole dei suoi numerosi lettori, e doveva poi riparare con qualche straordinaria trovata di colore pseudo scientifico o con qualche toppa miracolosa.
Prima di chiudere queste note bisogna aggiungere, ai nomi dei poeti elencati nel precedente articolo, quello d’un altro italiano che ha saputo impadronirsi della lingua inglese e ci è riescito così bene da scrivere liriche che son state raccolte in volume e vengon citate nelle antologie americane: Arturo Giovannitti. Imparò a odiare e a ribellarsi, e ha fatto anzi di questa ribellione il tema continuo, unico e talora monotono della sua lirica; ma ha il gusto della rima e dell’assonanza, e gioca entro forme classiche con una padronanza meravigliosa dei segreti accenti dell’inglese. Venuto via dall’Italia molti anni sono, corse qui rischio di finire sulla sedia elettrica perchè agitatore sociale, e il suo caso suscitò interesse da per tutto, ed in Italia, com’è naturale, in modo particolare. C’è una sua ballata dalla prigione, che divideva con il compatriotta Ettorre, che ha sapore di Villon, come altri suoi versi
possono stare accanto a certi di Poe. Arrows of Gale, pubblicato nel 1914, si legge ancora con gusto, sebbene quelle rivendicazioni sociali paiano oggi invecchiate. Ma c’è in lui un certo piglio energico, e un fare che alle volte mi pare carducciano, che fa vivere ancora quei fantasmi. La sua è una buccina rauca, che grida dal fondo del carcere o dal basso delle strade contro i ricchi e i potenti, ma che sa sollevarsi alla poesia tutte le volte che dimentica le « rivendicazioni sociali » per toccare un tasto umano.
Sono pochi.
Son pochi, anche considerando che ho lasciato fuori, di proposito, quegli scrittori che sono stabiliti qui ma si mantengono nella tradizione italiana, e anche tenendo conto di quelli che ho potuto dimenticare e degli altri che ho dovuto trascurare perchè non me ne venne notizia da lontane parti di questi Stati Uniti. Ma la scarsezza è dovuta all’infima coltura degli emigranti, abbandonati dalla vecchia Italia senza scuola e senza guide. Nelle arti e nella vita economica l’impronta italiana negli Stati Uniti è assai più potente; delle conquiste spirituali la letteraria è la più difficile, e non è fatta soltanto di genio ma anche di una lunga e paziente coltura passata di generazione in generazione. Se si penserà a questo, si vedrà che i pochi scrittori che ho indicato, conquistandosi un posto nella letteratura di lingua inglese, hanno compiuto un miracolo.
Giuseppe Prezzolini.
Edoardo Corsi
Garibaldi M. Lapolla
Angelo Patri
Collezione: Diorama 19.12.34
Etichette: Giuseppe Prezzolini, Scrittori italiani nel mondo:
Citazione: Giuseppe Prezzolini, “Stati Uniti: autobiografia e romanzo,” Diorama Letterario, ultimo accesso il 15 novembre 2024, https://dioramagdp.unito.it/items/show/1890.